venerdì 28 aprile 2023


 

Una vita assieme ai sogni

 

 

Di Vincenzo Calafiore

(17-08-2019 L.633/41

Proprietà Intellettuale Riservata )

 

 

Una vita assieme ai sogni, quei sogni vissuti, che rimangono e riemergono  con tutta la loro naturalezza del loro accadere, nelle mie situazioni esistenziali, stati d’animo contrastanti a volte o il più delle volte e condizioni assediate  di gesti rivelati con stupore, voci pronunciate con un tono solenne e raccordate da dignità e legati con un filo che congiunge anima e cuore.

Certo, questa è  la via scelta per raggiungere “ Antares “, la via dell’esistenza che incanta come una sirena con la sua voce strana e scura, una voce bellissima, che da la percezione di trovarsi dinanzi a una porta socchiusa a volte, che accende un forte desiderio di uscire varcare il limite della segretezza dell’esistere.

E’ di una vita assieme ai sogni che si tratta, vissuta con un lembo di immaginazione, un indistinto altrove in cui si agita la fantasia.

Per mia fortuna è lei a guidarmi, la mia fantasia dagli occhi grandi e pelle morbida, Antares … che come musica irrompe nel silenzio!

E io ricordo. Ricordo l’aria di certe sere d’estate, la piazza tagliata dai voli incrociati dei tordi, il negozio di barbiere che sa tutto di tutti, di operai che attendono un lavoro all’ombra di un fico, le solite volatili promesse e nuvole che corrono sotto un cielo azzurro più del mare, così grande da accogliere tutti i sogni che si preparano a morire. E  l’amore che se ne sta lì fermo e aspetta, e riconosce tutti i sogni ad uno ad uno nel gran silenzio, perché tutto è stato detto in questa vita a poco a poco!

La visione di questa vita è un paesaggio dai colori forti, parole scabre come l’esistenza che stenta il suo cammino; un coro di visi pronti ad affacciarsi con le felicità antiche e la fatica di un sogno dietro l’altro creano dolcissime atmosfere in un presente indifferente.

Certe notti incatramate e rugose tornano ad animarsi in un sotterraneo incrocio di bisbigli i pensieri …. Raccolte risonanze di parole forse dette a metà, forse taciute, smarrite nel profondo gorgo dei giorni che non si vedono, sempre vicini e sempre altrove, lucenti là dove possono trovarli solo quelli che si amano.

Guardo il mondo al di là dei vetri e mi sembra uno scenario di trappole e di maschere: uomini affamati di amore, come rondini giungono da ogni epoca nell’infinita notte stellata.

I monti  sono seduti tranquilli su questa terra, mentre scivola via silente la vita, le vicende si avviano a diventare  memorie nella pellicola di un sogno che si attarda nella mente, piena di pensieri remoti.

Fantasmi che si muovono nella mente!

Esco di scena come un lupo che sente il vento della libertà, la voce di un amore perduto …

da un mondo cupo e desolato, volti che appaiono e svaniscono nel nulla e vita da raggiungere:

ma vani nel vuoto che cancella ogni certezza, mentre i giorni passati sono fermi e lontanissimi, come una nave arrugginita che scompare. Fra notti trapunte di piacere e desideri incastonati nel destino, sospinti verso la speranza di poterla amare.

Non v’è spazio per la paura, l’audacia incalza l’animo, la mente ricama nuove parole …. È quasi l’alba e spira un vento nuovo che odora di campi sotto cieli sgargianti, in cerca  di una fiaba dove andarsi a rifugiare!  

 

 

 

 

 

 

domenica 23 aprile 2023


 

Le rondini

 

Vincenzo Calafiore

Chissà perché, per parlare del dramma della migrazione, l’approdo di migliaia di fuggiaschi all’isola greca di Kos, abbia pensato alle rondini o agli uccelli migratori che si fermano sull’isola di Ventotene,( Mar Tirreno ) tappa essenziale, importante, delle migrazioni di uccelli.

Mi sono reso conto di quanto siano adatti, questo titolo e l’argomento migranti umani.

Penso alle enormi distanze che coprono, le traversate più pericolose sono quelle del Mediterraneo e del Sahara: esattamente come i migranti umani. Se sbagliano vento, sono morti. Le isole Ventotene, come Lampedusa o Kos, offrono loro una sosta preziosa durante la traversata.

Come gli uccelli i migranti umani affrontano i pericoli di una morte probabile, per scampare a una morte certa.

Gli uccelli migrano per due ragioni essenziali. La prima è, naturale: la ricerca di nuovi territori in cui nidificare e riprodursi, nutrirsi e sfuggire ai climi estremi.

La seconda è anch’essa naturale perché anche gli umani appartengono alla natura, cosicché la si potrebbe chiamare causa umana.

Le mutazioni “ antropiche “ possono influire o sconvolgere le rotte degli uccelli migratori …  questo suggerisce ad una attenta osservazione che  le due cause delle migrazioni degli uccelli sono uguali a quelle degli umani  che vengono divise fra migranti –economici – e profughi.

Gli umani migrano da sempre come tutte le specie viventi; immaginare di porre fine  alle migrazioni umane è come voler impedire alle rondini di andarsene e tornare.

Le migrazioni –economiche – le carestie, la fame, la ricerca di una vita migliore, sono quanto di più naturale esista, e basterebbe che ci ricordassimo di quanto fummo noi migranti.

Diventa  praticamente di vitale importanza a far finire le guerre nei paesi di origine e a circoscrive con qualsiasi mezzo i promotori, dall’Afganistan alla Siria alla Libia; far finire le dittature spietate, è questo che vale.

Bisogna contrastare l’invasione dei migranti che ci invadono da Sud, Magrebini e

 nord-africani, dal mare a bordo di barche e barchini, gommoni, con qualsiasi cosa che galleggi guidati da delinquenti; e arrivano da noi, lasciandosi dietro una scia di morti annegati e abbandonati senza sepoltura e senza rimpianti.

Perché non si può rimpiangere chi ha pagato per intraprendere questa crociera dell’orrore.

In fuga dalle guerre e dalla fame. Non si può rimpiangere chi non ha volto, chi è senza patria; se gran parte di queste persone disperate o illuse partono dalla Libia, che colpa ne abbiamo noi … Italia?

Se veniamo invasi, noi ci dobbiamo in qualche modo difendere?

E’ giusto contrastare l’invasione ed è giusto difenderci non solo dall’Africa ma anche dall’Europa che impone le sue regole, le sue politiche, ma non è disposta a condividere i costi delle scelte “ Comunitarie “.

La verità è che viviamo tempi difficili e indecifrabili dove si fatica a individuare il pericolo, a dargli un nome e un volto. Per questo la sfiducia cresce e si diffonde in modo rapido e profondo, il timore dell’immigrazione, in tema di sicurezza è esploso.

Il problema è che ci sentiamo indifesi, senza autorità che protegga i confini, senza ideologie che ci offrono certezze, ma soprattutto senza confini. Perché senza confini perdiamo identità e l’identità serve a distinguere noi dagli altri, servono a capire di chi ci possiamo fidare , a separare gli amici dai nemici.

Senza confini non riusciamo più a riconoscere gli altri e noi stessi, va a finire di venire assaliti da un forte senso di impotenza dinanzi a un esagerato flusso quotidiano di migranti, amplificato minuto per minuto dai media, sbarco dopo sbarco, strage dopo strage … la pietà?

E’ un sentimento irrazionale, è materia di fede, e se ne dovrebbe occupare la chiesa e i pietosi di professione

Noi dovremmo per arrestare l’invasione, difendere i nostri confini, la propria identità, per tornare padroni a casa nostra, presidiare le frontiere, i mari del Sud, allargando allo stesso tempo le distinzioni e le  distanze dall’Europa.

 

venerdì 21 aprile 2023


 

Le rondini

 

Vincenzo Calafiore

Chissà perché, per parlare del dramma della migrazione, l’approdo di migliaia di fuggiaschi all’isola greca di Kos, abbia pensato alle rondini o agli uccelli migratori che si fermano sull’isola di Ventotene,( Mar Tirreno ) tappa essenziale, importante, delle migrazioni di uccelli.

Mi sono reso conto di quanto siano adatti, questo titolo e l’argomento migranti umani.

Penso alle enormi distanze che coprono, le traversate più pericolose sono quelle del Mediterraneo e del Sahara: esattamente come i migranti umani. Se sbagliano vento, sono morti. Le isole Ventotene, come Lampedusa o Kos, offrono loro una sosta preziosa durante la traversata.

Come gli uccelli i migranti umani affrontano i pericoli di una morte probabile, per scampare a una morte certa.

Gli uccelli migrano per due ragioni essenziali. La prima è, naturale: la ricerca di nuovi territori in cui nidificare e riprodursi, nutrirsi e sfuggire ai climi estremi.

La seconda è anch’essa naturale perché anche gli umani appartengono alla natura, cosicché la si potrebbe chiamare causa umana.

Le mutazioni “ antropiche “ possono influire o sconvolgere le rotte degli uccelli migratori …  questo suggerisce ad una attenta osservazione che  le due cause delle migrazioni degli uccelli sono uguali a quelle degli umani  che vengono divise fra migranti –economici – e profughi.

Gli umani migrano da sempre come tutte le specie viventi; immaginare di porre fine  alle migrazioni umane è come voler impedire alle rondini di andarsene e tornare.

Le migrazioni –economiche – le carestie, la fame, la ricerca di una vita migliore, sono quanto di più naturale esista, e basterebbe che ci ricordassimo di quanto fummo noi migranti.

Diventa  praticamente di vitale importanza a far finire le guerre nei paesi di origine e a circoscrive con qualsiasi mezzo i promotori, dall’Afganistan alla Siria alla Libia; far finire le dittature spietate, è questo che vale.

Bisogna contrastare l’invasione dei migranti che ci invadono da Sud, Magrebini e

 nord-africani, dal mare a bordo di barche e barchini, gommoni, con qualsiasi cosa che galleggi guidati da delinquenti; e arrivano da noi, lasciandosi dietro una scia di morti annegati e abbandonati senza sepoltura e senza rimpianti.

Perché non si può rimpiangere chi ha pagato per intraprendere questa crociera dell’orrore.

In fuga dalle guerre e dalla fame. Non si può rimpiangere chi non ha volto, chi è senza patria; se gran parte di queste persone disperate o illuse partono dalla Libia, che colpa ne abbiamo noi … Italia?

Se veniamo invasi, noi ci dobbiamo in qualche modo difendere?

E’ giusto contrastare l’invasione ed è giusto difenderci non solo dall’Africa ma anche dall’Europa che impone le sue regole, le sue politiche, ma non è disposta a condividere i costi delle scelte “ Comunitarie “.

La verità è che viviamo tempi difficili e indecifrabili dove si fatica a individuare il pericolo, a dargli un nome e un volto. Per questo la sfiducia cresce e si diffonde in modo rapido e profondo, il timore dell’immigrazione, in tema di sicurezza è esploso.

Il problema è che ci sentiamo indifesi, senza autorità che protegga i confini, senza ideologie che ci offrono certezze, ma soprattutto senza confini. Perché senza confini perdiamo identità e l’identità serve a distinguere noi dagli altri, servono a capire di chi ci possiamo fidare , a separare gli amici dai nemici.

Senza confini non riusciamo più a riconoscere gli altri e noi stessi, va a finire di venire assaliti da un forte senso di impotenza dinanzi a un esagerato flusso quotidiano di migranti, amplificato minuto per minuto dai media, sbarco dopo sbarco, strage dopo strage … la pietà?

E’ un sentimento irrazionale, è materia di fede, e se ne dovrebbe occupare la chiesa e i pietosi di professione

Noi dovremmo per arrestare l’invasione, difendere i nostri confini, la propria identità, per tornare padroni a casa nostra, presidiare le frontiere, i mari del Sud, allargando allo stesso tempo le distinzioni e le  distanze dall’Europa.

 

venerdì 14 aprile 2023


 

 

 

Aria d’Oriente

 

Vincenzo Calafiore

 

“ … dedicato a quelle  -donne – che

conoscono il mare che abbiamo negli occhi.

A quelle donne che nonostante tutto ancora

sanno e continuano a sognare.

Che non si arrendono davanti a niente e continuano

Comunque a credere che un giorno, che ci sarà un giorno

in cui al risveglio troveranno il loro sogno:

la felicità di essere, di amare, di esistere nel cuore e nell’anima di un altro.

Quelle che con un sì riempiono la vita, e sono lì

nel cuore, nell’anima … sono lì con un altro sì! “

                                     Vincenzo Calafiore

Succede spesso di notte, in mare aperto, a Sud di Orione. La “ Pegasus “ ha un brivido, arriva uno strattone al boma e alla barra, non è solo un cambio di vento, è molto di più.

Una trasfigurazione. Le stelle improvvisamente ardono, la temperatura aumenta di dieci gradi, il << mare >> diventa bastardo la “ Pegasus” sbanda come un’ubriaca, l’aria diventa familiare, la stessa di tanti anni fa.

Stavo iniziando a scrivere un nuovo romanzo e come sempre, me ne andai sulla stessa spiaggia di allora, quando incontrai lei…. ricordo ancora le sue parole:

“ Come fai a rimanere ancora qui, in questo paese ? “

Mi chiedi come faccio a vivere in questo paese … che si dice in questo paese …. Cosa fate in questo paese … le risposi che – Il paese non esiste – lei mi guardò con i suoi occhi neri e sfuggenti, bella, la donna con cui avrei voluto avere una storia.

No, continuai, con aria un po’ distante e un po’ malinconica, volevo dire che oggi non sono in grado di farmi capire, scusami … il paese non esiste come non esiste il mondo, come non esistiamo noi.

Sentivo che parlando con lei, tiravo fuori antichi malesseri, forse vecchi risentimenti, tracce di antiche battaglie di una lunga guerra ormai persa; parlavo con quella mia aria persa e malinconica.

Guardavo con tristezza il sole che sfiorava le cime degli alberi e tra un po’ si sarebbe tuffato in mare … Guardo lo spettacolo fuori, vedo il sole che si sta abbassando, tra poco sarà all’orizzonte, taglierà il cielo, le nuvole si confonderà con esse e poi andrà a cadere nel mare.

Certi pomeriggi, quando mi alzo dalla scrivania, le fisso con intensità, con ansia come quando si aspetta una persona amata. Viene voglia di accarezzarle con la mano, prenderle e metterle in tasca, tanto sono vicine e basse. A volte avrei voluto stenderle a terra, riempire di nuvole le strade vuote, le case abbandonate; altre volte le ho prese, le ho alzate sopra le case, le ho portate in alto come per costruire cattedrali e chiese da riempire di gente, di bambini.

Ho pensato più volte che il mondo sta diventando tutto uguale, che finalmente tutto il mondo era tutto un paese e il paese diventava nonostante tutto, un po’ mondo e chi rimane come chi parte, ha bisogno di raccontarsi favole e che il mondo non è affatto uguale.

I luoghi dove abitiamo hanno una loro anima che forma la nostra, qualcosa rimane, non è tutto finito.

Vorrei abbracciarla come per confermarsi che non eravamo scomparsi, dal balcone vorrei acciuffare il sole  che era scomparso, ormai però mi sento un ex, un ex di tutto, perfino della vita, non esistono vittorie o rivincite alle partite perse o pareggiate, giocate male …. Si gioca sempre una nuova partita che non cancellerà mai  il risultato delle precedenti!

Torno alla scrivania  come tornando da un mondo misterioso.

Quel pensiero si trasforma in una dolce serenata d’amore, ricordando quegli occhi che raccontavano malinconie, le nostalgie, la voglia di fuggire da un’altra parte. E’ diventata la colonna sonora delle mie notti sfrangiate e senza senso, di un letto vuoto, di rughe chiuse e desolate di un bisogno di vita, di amore.

Non ha molto senso ormai, non siamo più quelli di prima non sono andati così bene insieme.

Ho voglia di non pensare, di andare lontano, salire da piccolo uomo che sono col mio cavalluccio marino sopra quel manto di nuvole bianche che insegue il sole e vuole raggiungerlo, in vicinanza del mare, prima che si nasconda nell’acqua e faccia buio!

 

 

 

venerdì 7 aprile 2023


 

La mia Pasqua fuori dal mondo

 

Vincenzo Calafiore


Dietro le quinte di questo teatro va in scena lo spettacolo di una smorzata, sconosciuta vita, nella tinta d’occaso l’io racconta di se, permette di costruire storie sfumate sui binari più quotidiani. Si espande, questa tinta più dimidiata, sulle scene, inquina i colori, soffoca le voci, li carica di una malinconia effervescente di una sconosciuta vitalità, quasi meccanica.

La leggerezza di una esistenza frenata e senza cantabilità, ne prolunga gli echi.

Le idee, i pensieri dei personaggi sono assillati dall’ambiguità, dall’inquietudine, vaga è la coscienza del mondo, ma all’interno, nell’anima, c’è un inestinguibile desiderio di oltrepassare le allusioni e di entrare in contatto con qualche angelo.

Sentirlo urgere dentro di sé le esigenze di felicità, di bellezza, di giustizia, di amore, di verità, sentire vibrare, ribollire nelle fibre del nostro essere pensando che Dio da lassù, da qualche parte guardi questa palla di terra sospesa in un mare blu, in guerra, in autodistruzione, ove regna il potere del denaro, e nulla ha più valore di questo, nemmeno Dio.

Amare Dio è l’avventura degli audaci, è per gente viva, libera, capace di volersi veramente bene. Per persone che vuole vivere quell’ideale d’amore a cui il cuore spinge senza sosta.

Ma cosa potrà restare in piedi e resistere alla distruzione del tempo, del dolore, del male e della certa morte?

Stat Crux dum volvitur orbis “ che vuole dire: solo l’uomo della Croce rimane invincibile, mentre tutto nel mondo passa e tutto crolla.

Resta solo il potere dell’Amore, di Dio, colui che ha portato tutte le croci del mondo.

In quel dietro le quinte la gente mormora è chiassosa, disordinata, ma qualcuno dice:

Cristo ha dato la vita per noi e muore per noi….  Tutti di colpo tacciono e come un’onda silenziosa si inginocchiano abbracciando il mondo, tutti i destini e tutto il tempo, da Adamo al Giudizio Universale.

Dietro la croce non ci sono tempeste, c’è la pace, la serenità, l’Amore. Ma fuori dalla croce si brancola nel buio, nel segno del disfacimento, preda di un invisibile tsunami che ci sta travolgendo.

Eppure io sento in me i segni di una primavera nascosta! Ma bisogna volgere lo sguardo altrove. Bisogna accorgersi di qualcosa che sta accadendo nel silenzio, lontano da tutto. Come quando stava crollando l’impero romano e sembrava vi fossero solo le rovine e la barbarie … invece qualcuno stava piantando il seme di una nuova civiltà nel nome di Dio.

Dunque per salvarsi non guardare dove guardano tutti, cioè verso le rovine, perché la speranza e l’amore, la pace e la serenità, non vengono dalla politica, dall’economia, dal denaro, dagli intellettuali, dagli eserciti. La novità vera, pur sembrando fragile e silenziosa come le gemme che spuntano a rinnovare la vita, eppure senza quelle gemme la vita non sarebbe altro che legna da ardere, non sarebbe che un cimitero, non avrebbe speranza:

quella gemma è Cristo.

Una gemma che sfida lo tsunami che ci sta travolgendo, sfida il tempo del dolore e della morte.

Possiamo far finta o a meno di guardare i segni che Gesù ci ha dato per capire almeno in quale direzione dobbiamo cercare. Gesù non ha lasciato il suo corpo alla corruzione, ci ha mostrato che anche la materia è destinata all’eternità, che è realmente risorto, che non rimane una cosa perduta.

Gesù ha preso con se anche la materia, così la materia ha anche la promessa dell’eternità.

Gesù non muore più, perché non sottomesso alle leggi della fisica e della biologia, muore chi è sottomesso a queste leggi.

Gesù è eterno, è l’eternità!

Questa Pasqua avrebbe bisogno di un nuovo cenno, di una nuova direzione che non sta nelle feste sui prati, sta in una chiesa vuota avvolta nel silenzio ove si può respirare Gesù, con cui parlare, prendere la sua mano tesa.

Lontana dal consumismo, dal frenetico; cercare invece una vita nuova, una vera vita, una vita che nella grazia di Gesù non è più sottomessa alla morte e che è la nostra grande promessa!

giovedì 6 aprile 2023


L’amore negli occhi

 

Vincenzo Calafiore

 

 

Quando penso all’amore il pensiero si scioglie agile nel raccontare delle proprie figure celate fra le reti del ragionamento, dei perché, dei ma; e quando le tematiche più fertili di sollecitazioni riescono a leggere misure narrative articolate, oscillanti fra dialoghi e cose mancate, confessioni, ecco la memoria aprirsi come un album fotografico sfogliato dal desiderio di rivedere, rivivere in forma di immagini e trattenerle in un sospeso gioco di riflessi e di rileggerle nel didascalico specchio di un contrappunto acceso di silenzi e di mancanze, di incompiute.

E la memoria torna in un intrecciato parlare di corpi e di fantasie, una sotterranea e persistente linea di continuo richiamo, come a non volerle perderle, custodirle senza alcun attrito, nonostante il denso dibattito dei pensieri.

Ma sono dei personaggi inventati dalla fertile fantasia di uno scrittore, proveniente dalla scuola dello sguardo ….. che continua a scrivere senza tuttavia premere il tasto dell’assoluta imparzialità, ma puntando sulle caratteristiche di quei personaggi sui quali preme la poetica visione o immaginazione, ma qui intesa  a trasformare  i personaggi in persone concrete animate di sogni e di passioni.

Succede di notte, le tende davanti le finestre piene di vento, si gonfiano come vele, è l’ora buona per navigare inventando vite e nomi, storie d’amore intrecciate tra le rive e i tramonti, le albe vissute.

Tutta questa coabitazione di dolcezza, è come la lentezza dell’uomo che s’inginocchia alla poesia scritta da un tramonto, piombata addosso nella notte, profumata dai gelsomini, è un profumo dolce e cruento allo stesso tempo.

Cominciano le visioni, nel buio una donna in piedi sospesa nell’aria, si sbraccia avvolta in una tunica dorata, nella calma piatta che nasconde uragani; sento che vado alla deriva nel mare dei ricordi.

Forse non c’è più tempo, nel mio orribile conto alla rovescia, o forse è il tempo di cominciare ad amare con la lentezza, la lentezza del mio moto.

Dopo una notte così non sono più lo stesso, le idee sul tempo e sulle distanze cambiano, la scrittura ha un’andatura a volte esasperante, a volte di grazia.

Ma lentamente la lentezza mi possiede, mi invade un immenso piacere, non sono più nessuno come individuo; sono una delle anime che a milioni sono passate da qui, uomini che hanno amato e scritto, immaginato, sognato.

Allora capisco che l’amore non ha tempo ne età, forma, l’amore è vita e la vita è semplicemente che un atto d’amore.

L’alba mi trova dove il mare di notte mi ha abbandonato, con tutte le cose, con l’uragano di cose che chi ama tiene in se, è come aver esplorato il proprio corpo, la propria anima, per riconsegnare tutto alla prossima notte, per combattere l’aridità, la disumanizzazione del mio tempo.

Sul foglio scorrono le sequenze dei dialoghi in un corso naturale che serve a custodirle senza alcun attrito, nonostante il denso andare e venire dei pensieri, si riaccendono spettacolari emozioni di visioni che ho fatto transitare in modo elastico, discorsivo, forse colto.

Le parole assumono una vita poetica, i singoli episodi hanno tutti lo stesso colore e profumo, si esalta così un inno di bellezza, alla bellezza della vita, alla gioia che imporporano il linguaggio, lo rendono dolce e pungente, cristallino e ardente nella concava voce degli innamorati della vita, della sua grande bellezza: l’amore negli occhi!

 

 

    

lunedì 3 aprile 2023


 

Imparare a dire di no

Vincenzo Calafiore







Regala ciò che non hai

 Occupati dei guai,

dei problemi del tuo prossimo.

Prenditi a cuore gli affanni,

le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai,

la forza che non possiedi.

La speranza che senti vacillare in te,

la fiducia di cui sei privo.

Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso

Quando hai voglia di piangere.

Produci serenità

dalla tempesta che hai dentro.

“ Ecco, quello che non hai, te lo do “

Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia

A poco a poco entrerà in te,

invaderà il tuo essere,

diventerà il tuo essere,

diventerà veramente tua

nella misura in cui l’avrai regalata agli altri.

                          Alessandro Manzoni

 

 

Mi piace iniziare con questa bellissima poesia di Alessandro Manzoni, attuale più che mai nel tempo che viviamo, che tutto è, tranne che vivere.

Forse bisognerebbe imparare a dire di “ no “  alla demenzialità, all’inutilità, alle sciocchezze.

Dire no al cellulare per riprendersi la vita e alzare gli occhi al cielo o verso l’altro per fare conoscenza, per usare un  linguaggio fatto di parole.

Dire no a tutte quelle “ app “ che ci rendono facile la vita, privandoci dell’inventiva, delle proprie scelte di vivere; è facile farsi portare la pizza a casa, come il pranzo o la cena; senza pensare che c’è una persona sottopagata che pedalando o con un mezzo a due ruote con tutti i tempi di giorno e di notte consegna quanto è stato ordinato.

Imparare a dire di – no - per scoprirci ancora capaci di emozioni, di gentilezza, che sembrano nuovi e che invece ci appartengono e sono connaturati come ogni caratteristica genetica.

Talvolta però riesce difficile per chiunque individuare, la fonte della propria inquietudine, del proprio malessere, e non basta un semplice atto introspettivo per venire a capo della situazione di disagio.

Obiettivo principale nella vita di ogni essere umano è la felicità, la ricerca della felicità, rimane difficile, il più delle volte rimane tale proprio per le difficoltà dell’individuo nell’identificare la felicità stessa.

E’ ora di vivere la vita rallentando i ritmi, allontanarsi un po’ dall’eccessiva tecnologia che sempre più ci fa diventare – dipendenti – di qualcuno, di qualcosa, peggio delle droghe.

Per gli uomini di questo tempo, condurre felicemente una vita umile implica di contro una mancanza d’intraprendenza, tutti impegnati in una competitività violenta,per affermare potere e accumulare denaro.

Ma tutto ciò sfianca e porta alla necessità di ritrovare equilibrio con se stessi e con gli altri.

Anche i dispiaceri della vita  andrebbero affrontati con saggezza; se non si è in grado di farlo, la qualità della vita futura verrà compromessa, ed i problemi rimarranno sempre dietro l’angolo ad attenderci!

Però la via per raggiungere la – vita -  passa attraverso la capacità del sapersi distaccare da tutte le cose inutili che ci portiamo addosso come una seconda casa; cercando di mantenere quel giusto distanziamento dall’altro, sia esso amico, parente, figlio o sposo.

Il rispetto dello spazio di vita del prossimo è il primo requisito su cui si fonda una relazione sana.

Nel mondo moderno la misura della giusta distanza sembra invece essersi smarrita: i cellulari ed internet all’apparenza hanno avvicinato gli uomini, ma in realtà li hanno soltanto resi dipendenti da un apparato tecnologico, hanno creato distanze, solitudini, violenze! Mentre i rapporti interpersonali diretti , come quelli degli amici si sono notevolmente impoveriti.

Infine la via dell’esistenza umana che considera il percorso vitale come modalità di acquisizione di peculiari forme di equilibrio interiore in rapporto all’età;in ogni caso a qualsiasi età l’uomo agisce correttamente nella misura in cui si rende capace di “ xinde”, ossia un tipo di comprensione nella quale cuore e mente si influenzano a vicenda.

Impara a dire di – NO - !