sabato 29 ottobre 2016



Ai poeti nella vita!

Era una necessità la mia di andare sulla riva ad incontrare il mare.
Lo facevo ogni mattina sia d’estate che d’inverno, col bello e il cattivo tempo; la bicicletta rotta, un ferrovecchio trovato abbandonato che per tanto tempo mi ci ha portato, non l’ho mai gettata via è ancora con me , pian piano rimessa a posto.
Poi a un certo momento davanti a un bivio presi una strada che si è allontanata dalle rive, dal mare, per tanti anni avevo continuato ad immaginarlo con tutti i suoi profumi, con le sue battaglie, con il suo bianco salino.
Io e il mio amore per il mare, mai deluso, mai cancellato, vivo e ho vissuto camminando per strade da cui potevo vederlo… solo vederlo! E’ un tema ricorrente, una lunga storia di amicizia anche se mi mette paura quando si muove.
Quanto rassomiglia alla vita, quanto è vita, quanta vita ha in se!
Ora dopo una vita passata dietro una scrivania a ricordarlo, a inventarmi i profumi, quasi non mi pare vero di conservarne tanto amore. E per farlo vivere e rimanere in me nella mia strana follia, lo vestii da donna.
Una donna alla quale ancora bambino giurai eterno amore!
A questa età mia, non ho più le parole giuste a fare catene per tenerlo legato a me, non ho più occhi per inventarmi colori, non ci sono più voci dal mare.
Potrei in qualche modo sapendo volare raggiungerlo così  ritrovarmi coi calzoni corti e le ginocchia sbucciate quando arrampicando sugli scogli scivolavo giù tra le braccia sue; quante storie potrebbe raccontarmi, quanti anni potrebbe restituirmi.
Ah sì che ricordo quelle albe in abito rosa nelle fragranze di gelsomini e rosa selvatica, ornate dai rossi e i bianchi di antichi oleandri, la meraviglia negli occhi erano quei riverberi accesi che li facevano socchiudere.
E mi ricordo ancora quei bastimenti che piano piano come giunchi portati dalle correnti uscivano dallo stretto lasciando nell’aria una scia di fumo nero che andava dissolvendosi in altrettante macchie, sempre più sottili, sempre più immaginarie come la mia certezza di tornare.
Per sopravvivere mi ero inventato una filastrocca, poi preghiera man mano che il mio capo era sempre più canuto! Una preghiera malinconica come un canto nelle profondità di un oceano che mi sta portando via!
Allora cerco il respiro della notte, un respiro che mi porta via, tra vele e ali di gabbiano, scorrono immagini davanti agli occhiali tondi come due lune è la vita che passa e lascia qualcosa, essa è una melodia così bella così dolce che è indimenticabile, è in punta di matita o di penna, è in un sguardo rassicurante, è nelle parole non dette, non scritte, è in tutto quello che gli occhi riescono a disegnare e il cuore a mutare. E' questa la vita. E’ un sentire dentro, che a volte strazia e a volte commuove e quando se ne va mi lascia in una condizione agli estremi dei deserti, una specie di sospensione in cui si mescolano un po' cose diverse, pure abbondante tristezza, ma più di tutto il mio essere ala di un qualcosa che anche se a stento ancora vola, è l'amore per la vita non per il presente che è una similitudine dell'orrendo.!
Andare via e tornare, sentire la carezza del vento e morire dentro i meandri di una parola… già, la parola che solo a sfiorarla ti fa vedere orizzonti!
“ Ora, vallo a dire al mare, vallo a dire che stai al giro di boa e ancora sogni! “ Questo me lo dico ogni sera, ogni mattino ed è vita, è calore, luce, E’ mare!

Udine, 29 Ottobre 2016


venerdì 28 ottobre 2016



Fare un passo in dietro ci salverebbe

Di vincenzo calafiore
29 Ottobre2016 Trieste

“ L’agnello e il lupo “

Tempo fa, mi pare due anni, scrissi un editoriale riguardo il dominio dell’Europa da parte della Germania; allora che io ricordi venni investito da una miriade di insulti, e da e-mail con cui mi veniva comunicato che non avevo capito nulla e che avrei fatto cosa giusta di non occuparmi di politica.
Cosa che in verità ho fatto dedicandomi alla cura dell’anima e dello stare bene con se stessi.
Allora ebbi a scrivere che la Germania stava occupando l’Europa non militarmente ma economicamente e che stava mettendo in pratica il IV° Reich!
Personalmente non stimo molto la politica tedesca e non posso affermare che tutti i tedeschi siano delle persone cattive, se lo dicessi andrei contro i miei principi.
Ma non mi piace la maniera di fare politica del Governo tedesco; la reazione europea alla Brexit inglese, specialmente quella di casa nostra, mi pare che sia peggiore della Brixit, non poteva essere altrimenti data la qualità della politica che ci rappresenta.
Ci vorrebbe qualcuno adeguato a rappresentarci più degnamente visto che i segnali che sono stati dati dall’Italia in queste ore sono pessimi, fuori tempo, inadeguati.
E’ alquanto ovvio che il risultato inglese è una vecchia campana che suona male il morto e noi Italia non siamo stati capaci di distinguerci dalle voci sentite come nemiche da tutto il popolo europeo della Signora Merkel e di coloro che quando dicono Europa unita forse intendono Europa sottomessa alla grande e potente, locomotiva tedesca: la Germania!
La Germania rapace!
Si è cercato di colpevolizzare il Regno Unito per la Brexit, invece il fatto è che vogliono che si nasconda la volontà auto-assolutoria della UE e dell’egoismo meschino dei singoli governi. Soprattutto vogliono impedire che si inneschi un temibile processo emulativo da parte di altri paesi oggi contrari alle istituzioni europee.
Ma stranamente nessuno ci vuole spiegare perché oggi c’è la paura della fuga dall’Europa quando fino a poco tempo fa si faceva a cazzotti per entrarci!
Questa Europa così fatta di banche e di cifre ha un Virus in se, un bruttissimo virus ed è l’economia tedesca, ed è un assassino conosciuto da tutti quelli che ogni giorno ce la raccontano. In particolare la netta prevalenza delle esportazioni sulle importazioni con la venuta dell’euro e da allora ha avuto un andamento costantemente crescente in modo più incisivo in questi lunghi anni di crisi a danno di altre economie. Tanto che il sangue, lacrime, debito, austerità, imposto in questi anni di crisi dai tedeschi alle economie più deboli o fragili qual si voglia, ha consentito alla Germania di aumentare clamorosamente e senza alcuna fatica il suo surplus.
E’ chiaro, lo sanno anche gli asini che su questo gravissimo errore, voluto dalla Germania, ci hanno speculato peggio degli strozzini, ci hanno guadagnato un sacco, ecco perché dico e riaffermo che è in atto da anni l’occupazione tedesca dell’Europa e quindi il quarto Reich, hanno vinto!
Le conseguenze? Bisognerà stabilire i termini di divorzio da questa infame Europa!
Ma questo non accadrà mai, ci spaventano le reazioni rabbiose ( è come cercare di togliere un osso – L’Italia – dalla bocca di un cane – la Germania – che fanno immaginare catastrofi. Chi semina vento, raccoglie tempesta…. E l’Italia non dovrebbe accettare posizioni non discusse in Parlamento!
Questa Europa si fatta, miope non fa altro che prolungare la sua agonia, e minaccia quei paesi come l’Italia che non riuscendo ad avere “ voce” sceglieranno forse la strada dell’uscita, Exit!
Ma la verità sta in un’altra scatola cinese, e cioè: Ricordate quando la Merkel litigava con Tripas? In quel mentre il paese della Cancelliera ha investito miliardi sul suolo ellenico, accaparrandosi aziende e scali degli aeroporti ( turismo) e non venite a dirmi che non si tratta di una neocolonizzazione portata avanti da Berlino, miliardi di dollari un primato in assoluto e ha aumentato notevolmente le sue esportazioni, così la Germania si è comprata la Grecia pezzo a pezzo per investire in Grecia la Germania ha usato e usa come strumento un Istituto di credito creato nel 1948 nell’ambito del piano Marshall, il “ Kreditanstalt fur Wiederaufbau”  e adesso toccherà all’Italia!

giovedì 27 ottobre 2016



Vogliamoci più bene

Di vincenzo calafiore
28 Ottobre2016 Trieste

In questi tempi così  - meccanico- tecnologico- non c’è tempo per fermarsi, non c’è tempo per riflettere, di parlare, pensare, bisogna correre, solamente correre!
Ma per andare dove?
Per fare cosa?
Non manca giorno in cui leggi la notizia che un giovane indifferente il sesso, per un motivo apparente si sia tolto la vita, o di persone che svaniscono nel nulla, allora che sta succedendo, che cosa di così oscuro porta alcune persone e giovani a compiere atti così estremi?
Quanti ragazzi e ragazze si sono suicidati? E quanta sofferenza nascosta o tenuta nascosta, nella scelta di “ cancellarsi” dalla vita, per sfuggire ad una situazione magari considerata priva di soluzione o di vie di uscita. E quanto dolore rimane, quanto vuoto! Quanto dolore a chi resta a piangere lacrime di disperazione, in preda a una devastazione senza fine, forse anche esasperato dai sensi di colpa e da una certa impossibilità di comprendere una realtà ancora più veloce, ancora più incomprensibile.
C’è un pesantissimo disagio giovanile, non valutato, non compreso sino in fondo, nella triste lunga lista dei suicidi, l’altro aspetto sono gli incidenti stradali, bolidi in mano a ragazzi e ragazze che usano per andare a fare quel maledetto “ sballo “ in tutte le discoteche ove regna il disordine interiore e si manifesta in lunghe ore di sballo tra alcol e fumo.
Un disagio che apparentemente non traspare dalle fotografie di questi ragazzi e ragazze sui giornali; ragazzi dagli occhi grandi e aperti alla vita, volti sorridenti, espressioni serene!, ma che evidentemente cova dentro, divorando l’anima, minando l’esistenza, ormai per questi ragazzi vissuta come priva di speranze, interessi, significato, gioia, amore!
Sono gesti disperati che ripropongono a noi genitori tutta la loro solitudine, le loro angosce, le domande che non hanno mai fatto, le risposte mancate, l’amore negato.
Ma soprattutto ci lasciano una domanda per tutta la vita: Perché l’hai fatto?
Una domanda che non troverà mai una risposta ragionevole o per lo meno che riesca a spiegarci la tragedia, e non solo, ma anche il pesante fardello dei “ sensi di colpa” alcuni immaginari, altri reali, di rabbia contro Dio, contro noi stessi anche contro il figlio o la figlia che si è tolto la vita.
Sensi di colpa sconvolgenti, che dureranno tutta una vita e segneranno con un marchio indelebile le coscienze di genitori che si riterranno per questo di essere statti dei cattivi genitori responsabili di quel gesto, di quella morte.
Per quel volo senza via di salvezza, per quella corda attorno al collo, per quella lametta o coltello che ha straziato le vene dei polsi, per quella pallottola arrivata dritta dritta al cuore, per quel cibo vomitato in un water, per quelle droghe e per l’alcol, per una condotta di guida irresponsabile.
Ossessioni e sentimenti che riguardano i genitori di quei ragazzi che pur non lasciando la vita con un gesto finale  deciso o messo in atto quando meno uno se l’aspetta, trovano la morte in qualche maniera annunciata, dopo essersi esposti a situazioni che in qualche modo li ha condotti alla morte.
Tante comunque, anche le motivazioni di chi decide di levarsi la vita, spesso intrecciate, di certo penso che la motivazione fondamentale, quella che porta alla morte sia la depressione. A causa delle prime delusioni nelle prime relazioni affettive e amorose; l’incapacità di credere in se stessi, il tradimento di ideali, le oggettive e sempre più crescenti difficoltà della vita sempre più caratterizzata da un eccessivo e sfrenato egoismo, dalla ricerca dell’apparenza, dal materialismo, da uno sterile e inutile consumismo, vicende familiari traumatiche, divorzi, separazioni, abbandoni, solitudini, tristezze… quante altre cose!
Allora perché non cercare di cambiare stile di vita, perché invece di avere una vita di tutto tutto, scegliere e votarsi a una vita di rinunce o aspettative, una vita con molte pause, di respiro lungo, di linguaggio, di dialogo, di gioco e di libertà.
Ma soprattutto una vita d’amore, lontana e al riparo dall’ipocrisia e da quella sfrenata voglia di apparire solamente e non essere “ vera” !
Penso ai miei 70 anni e ai titoli di fine vita che stanno scorrendo velocemente. Nonostante ciò penso al futuro, ad un futuro possibile, penso a mia figlia a mio nipote. Penso molto più al passato per essere migliore oggi, penso ai miei compagni che non ci sono più, penso a una vita che sappia regalarmi ancora sogni e poesia, desiderio di amare.
Penso a un sorriso di bimbo che mi allontani da un tunnel fatto di proposito di cui non si vede mai la fine, penso ai miei 70 anni che oggi si ritrovano su una spiaggia senza sapere dove andare!
Penso di vivere, perché l vita nonostante tutte le bruttezze e la cattiverie, nonostante l’amore mancato, nonostante un mare che non c’è, la vita sia meravigliosa come lo sono gli occhi di una donna quando guardano, o come le braccia che sanno stringere con passione con amore.
Si la vita è meravigliosa e va vissuta fino in fondo contro il volere di quei predatori d’anime, degli approfittatori, degli sfruttatori.
La vita che ci regala un mare di emozioni tutte dentro, tutte belle.
Vivi!

martedì 25 ottobre 2016



A volte un sogno non basta

di vincenzo calafiore
25 Ottobre2016 Udine


Ci sono giorni in cui alzandosi si sente addosso la melania dei giorni che se ne vanno alla stessa maniera, altre volte c’è qualcosa dentro che porta in alto, oppure si avverte una grande malinconia e si vorrebbe rimanere sotto le coperte con gli occhi chiusi senza pensare a nulla, ma il più delle volte capita di alzarsi e avere ancora in testa l’ultimo sogno, quello che è rimasto per attendere assieme all’anima il ritorno alla vita.
Purtroppo i sogni se ne vanno e ci lasciano quel non so che addosso, a cui durante il giorno spesso ci ritorniamo un po’ forse per riprovare le stesse emozioni, lo stesso amore, dissolti fino al prossimo buio, alla prossima nottata.
A volte ci addormentiamo solo per riprendere un sogno e così non è.
Il più delle volte andiamo in contro, consci di doverlo fare o subire comunque, quanto di negativo c’è nella continuazione del nostro viaggio; ci sono le malefatte gratuite, i rancori, i disagi, le umiliazioni, la necessità di lavorare, i figli e, fanalino di coda, gli amici o semplicemente i conoscenti, quelli che avvelenano l’esistenza.
Sono questi a volte a fare dire basta, più di qualsiasi altra cosa, perché a essere ferita o a essere meno è l’onestà, purtroppo sono più quelli che prima di uscire di casa indossano una maschera a scelta da un armadio, che quelli che ne fanno a meno, come quelle donne che preferiscono non caricare eccessivamente il volto di tante cose inutili e amano farsi “ vedere “ così naturalmente  come sono.
A volte un sogno non basta! A salvare dalla tristezza o dalla solitudine, trappole in cui si cade senza rendersene conto, così da divenire quasi un’abitudine.
E’ anche vero che si ha necessità di un sogno come dell’amore sia esso sessuale che sentimentale perché in grado di farci oltre che stare bene anche affrontare mortali nemici quali la quotidianità, l’usualità.
La nostra esistenza ahimè è costellata più di scogli che non permettono un attracco felice, che di porti in cui mettersi al riparo dalle tempeste; è una forma sociale cruenta, come un’arena nella quale si svolgono cruente lotte e qualcuno ci rimane sempre steso a terra.
Questa orrenda maniera di vivere ci appartiene, poiché l’abbiamo voluta e permessa senza mai aver fatto nulla per modificarla o per lo meno tenere sotto controllo. Penso a quel genere di gente che al mattino si alza col pensiero di fregare qualcuno, ma anche a quelle persone che hanno perso il lavoro e si sentono senza dignità, a quelli che stringono mani, distribuiscono baci e abbracci, e poi bravi a colpire alle spalle o peggio ancora coloro che sanno con maestria e inganno usare le persone, …… esperienza vissuta!
Forse è di un sogno, intimo e prezioso che necessitiamo per vivere, per continuare a essere quello che vogliamo essere, per avere dignità e onore, per avere amore.
Questo io lo so!
Un sogno c’è e ci sarà sempre!
Lo sappiamo tutti e consciamente ugualmente ogni giorno andiamo in contro alla vita più o meno armati o disarmati, guardinghi, pronti a difendere ciò che più ci appartiene; ma non dovremmo dimenticarci che siamo degli umani e non dei robot o peggio ancora dipendenti e drogati da un’eccessiva tecnologia che stravolge più che coinvolgere e questo lo fa il contatto fisico o visivo, lo fa la parola, lo fanno i sentimenti, lo fa l’amore.
Andiamo in contro alla vita magari senza un sogno … che vita è?
So che occorrerà sempre essere così come si è “ veri” senza maschere, bisogna che si rinunci a molte cose che in apparenza sembrano essere di vitale importanza, poi invece si rivelano inutili; eliminare una montagna di zavorra inutile, fare il cosiddetto decespugliamento solo così forse si sarà noi stessi. 
A volte però un sogno non basta per vivere e l’unico a poterlo appieno sostituirlo è il mare! Prova a chiederlo al mare, prova a chiedergli quanta bella sia la vita se si possiede un sogno e, lui ti risponderà con una manciata di colori acquerellati nei blu e nei chiaroscuri di sogno lungo una vita, se ci sarà l’amore! Perché l’amore è il sogno più bello che a volte non basta o non c’è!

domenica 23 ottobre 2016



L’emozione di perdersi
( nella poesia della vita)

Di vincenzo calafiore
24 Ottobre 2016 Udine



E di cosa mi ricordo, io vecchio argonauta, più o meno scrittore ardente a volte, che a poco girerà la boa dei settant’anni ( nacqui l’11 dicembre del 1946 in un luogo non precisato) ancora con le mie parole più giovani di me, e una moltitudine di nostalgie maligne, e di cosa dovrei ricordarmi io che ho vissuto sempre in disparte, sempre più piccolo, ai margini ?
Da tempi immemorabili ho scelto di vivere una vita ritirata, fuggendo le occasioni pubbliche.
Sono stato volutamente distante dalla mondanità, non ho mai rincorso o cercato il successo perché è un po’ quello che succede agli alpinisti, che si ammazzano per arrivare in vetta e quando la raggiungono che fanno? Scendono!
Protagonista delle mie memorie continuo a inseguire il mio sogno d’amore oltre i confini dell’età di cui ricordo il disincanto, l’amarezza, la stanchezza che si è depositata via via come ruggine nel fondo della volontà e dell’immaginazione.
La confusa disperazione di chi conosce già ciò che trova o troverà ogni giorno la ripetizione della stessa scena, è un buio davanti agli occhi, un pianto intimo e prezioso che non finisce mai di stupire anche a fronte delle cattiverie proprie della quotidianità o del tutto gratuite da parte di chi è maestro o maestra della manipolazione.
In questa mia età c’è solo la grandissima emozione di perdersi nei distacchi e silenzi dove si infittiscono i monologhi e i dialoghi interrotti e ripresi senza tregua, con l’anima, gli incisi che preparano tempeste, le emozioni che addolciscono la cicuta offerta con normale indifferenza.
Il mio viaggio comincia dove finisce il mio tempo.
Non è solo desiderio di conoscenza, quella che insistente conduce oltre l’età, è l’amore un universo di tante cose in cui difficilmente ci si sente estranei.
L’amore fa parlare la morte e i valori della vita, questo io lo so! E’ l’ineluttabilità del destino che è quella vocina che ci abita dentro e ci chiama forse la prima volta per nascere e, la seconda per morire.
“ Noi siamo quello che lasciamo! “
Allora in questo tempo mio intermedio tra la vita e la morte ho scelto di viaggiare con la mia
< Astronave a remi > assieme agli affabulanti ricordi verso nuovi mondi. E’ come ripartire ogni volta da luoghi amati e indimenticabili che riprendono vita solo a pensarli.
Si accendono leggendari via vai di visi, uno scenario antico di forti emozioni che tornano a brillare quando si posa l’amore, sul fiato breve di un unico – sì - !
L’età mia, un orizzonte che divide la mia vita dalle lusinghe di certi viandanti, da certi mercanti d’anime … e va in cerca delle lusinghe dei sogni nutrimento essenziale di quel
“ bambino” in me che di notte mi fa essere pirata errante nei mari della fantasia.
Ma ci sono anche le figure sguscianti dalle pieghe dei giorni e i giorni sgranati nella ricerca di un sommerso cristallo d’incantesimi: è l’altalena dell’ieri dentro l’oggi, del chi sono e dove vado; un oggi che si distende su un mercato di coscienze e vane prostituzioni, riverenze inadeguate e ricchezze smisurate, povertà d’anima, miseria di sentimenti e di pietà ormai sconosciuta, il cancro dell’ipocrisia.
Da qui la necessità di una vasta conoscenza nella quale il viaggio abbandona sovente il passo dimesso e sceglie la fuga dalla morte bianca: la stupidità, l’ignoranza! Scende sulla realtà un sottile velo di magia non per allontanare ma almeno renderle indecifrabili immagini fluttuanti e senza peso per poterle ignorare e trattenere più a lungo la fragilità del teatro coscienziale in cui si assiste alla recita degli inganni e delle sopraffazioni.
E’ necessario così vedere sempre l’oltre dell’esistenza, avere un linguaggio trasparente o una metafora capace di comunicare la maniera di essere più o meno accettabile. E’ un linguaggio che lascia passare nel tempo intatta naturalezza il flusso degli anni, le storie dimesse, con le loro liturgie semplicemente umane.
A creare il miracolo basta un vento che soffia dalla sua reggia in mezzo al mare riuscendo ad avvicinare le più sfumate credulità, le paure remote, il mistero del vivere e del morire dentro e, per contro, ad aureolare la resistenza grigia del presente con l’unica mia arma: L’Amore!