lunedì 3 ottobre 2016



Dimenticati

Di vincenzo calafiore
4 Ottobre2016 Udine


I giorni come del resto i ricordi sono rondini, come rondini liberi nel cielo e come rondini fanno ritorno.
Passano nella memoria o in quel poderoso affresco dell’anticipazione delle fantasie individuali, avviluppate nel < bozzolo > del fascino di quell’egoista pensiero – bene io, bene tutti - .
Ma bisogna considerare che c’è una fascinazione particolare, unica: la vita!
Con le sue schermaglie, le improvvise accelerazioni, gli imprevisti impulsi che rinvigoriscono una specie di trama di un romanzo che sembra sul punto di arrestarsi, senza la calma necessaria per affrontare le cose.
E allora occorre una rinnovata invenzione che rimetta in moto una catena che sgrana e riduce il molto di molto di guerre, di politica, di vane promesse, di restrizioni e violazioni, devastazioni.
A  volte pare che io stesso assieme a tanti altri milioni, essere figure o personaggi studiati nelle più flessibili sfumature, disinvolte, appassionate, maliziose, esistenti solo nelle scene che il
“ regista” ha creato appositamente per noi, nello spettacolo che più lusinga: la lettura con occhiali senza lenti!
In questo circo amaro e festoso si compiono destini di giocolieri e illusionisti che non riescono mai ad essere se stessi, sempre assediati dalla solitudine, dall’ansia celata nell’allegria, dalle chimere della perdizione.
Intorno, il passare delle stagioni che modulano spiragli di natura invasa dal perenne variare dei colori… nella vecchia storia del nascere e morire, dalle luccicanti insegne luminose che non indicano che il nulla e non portano da nessuna parte, sembrano ultimi fuochi di tante estati dolciastre e appiccicose, nervose.
Non siamo dei numeri e nemmeno numeri primi, siamo individui il più delle volte non conosciuti tanti piccoli protagonisti di significativi momenti storici, tanti piccoli protagonisti che hanno fatto la storia; fra questi in molti che vedono la storia dal punto di vista dell’episodio, da protagonisti misconosciuti e lo fanno con partecipazione e non con immedesimazione, quasi a voler riscattare l’oblio di tanti altri milioni di protagonisti.
Ciò rende la lettura del “ romanzo sporco “ commossa, nel vedere altre vite, spessissimo giovani che a causa di guerre e fame, disperazione, violenze, cercano una via d’uscita, una nuova vita e vengono stroncati dai confini, dalle leggi, dai muri, dai campi, dal rifiuto, dall’egoismo e dalla paura.
Questo itinerario di piccole e brevi vite, su rotte cangianti e sentieri mutevoli, conclavi dell’odio,
questo cimitero immenso e profondo che poco restituisce abbandonato su rive diverse, lo mettono sotto i nostri occhi e li rende non dimenticabili persone dimenticate.
Chi erano,
chi ne sa niente? : muoiono inghiotti dalle fauci di un assurdo egoismo che non avvicina, che non rilascia pace, ma sostanzialmente rimorso, dolore, inquietudine, l’amaro dolce per quelle mani rimaste ferme, per quei cuori e anime inaridite da un “ no” , da un “ Alt “ .
Ma ci sono invisibili che fanno continuamente qualcosa di buono per gli altri a fronte di un antagonismo politico, di un efferato egoismo ….  Mentre si muore dimenticati nei cimiteri di una terra di tutti!
Questa vita, la mia come la tua e di tanti altri E’ e rimane un grido che unisce tutte le vicende, tutte le richieste di libertà e di poter continuare a vivere in libertà con un futuro, con le speranze, coi sogni; ma tu che già li hai perché non vuoi permettere ad altri almeno di provare cosa voglia dire avere un sogno, avere una vita da ricordare e da raccontare ad altre vite che verranno?
Perché lasciarli annegare nelle loro stesse vite spezzate?
E’ di dignità civile, di un pulviscolo di persone che diventano cimiteri che si tratta!
Non lasciare che la vita muoia
non lasciare che la scrittura di questo romanzo diventi ancora più sporca, più terribile, ancora più triste, nefasta all’ombra di bandiere come preghiere tibetane.
Non lasciare che la tua vita diventi un atto di arresa senza onore, senza urlo.
Non lasciare che la tua vita prenda in considerazione solo la voglia di svago e di fannullaggine, ma lascia che diventi vita vera, solco in cui seminare nuove messe e da cui avere nuovi raccolti come qualcuno che già fece con la sua, alla nascita dell’uomo già fece per farti cristiano, per farti umano, per farti essere mondo, non tradirlo.

Nessun commento:

Posta un commento