mercoledì 24 dicembre 2014




GRAZIE


Di Vincenzo Calafiore

Nei giorni concitati, antecedenti al grande evento del 25 Dicembre, sono andato a toccare con mano la realtà dei cosiddetti “ Centri Commerciali “  che per sua connotazione significa un raggruppamento di realtà diverse in un’unica entità snodata su un unico piano a volte su due detta “ Galleria”.
Sono certamente ambienti accattivanti specialmente ed in maniera particolare in queste grandi occasioni, un tripudio di luci, e di colori a predominazione del rosso nelle vetrine, negli addobbi, che invitano o meglio dovrebbero invitare allo shopping ( un termine che odio in quanto di origine anglosassone e non mediterranea). Passeggiando e osservando tutto l’insieme saltano agli occhi di chi è abituato a guardare le cose e non a lasciarsi guardare dalle cose, le realtà sommerse, che sono le cosiddette “ maestranze “ o in parole semplici “ il lavoro di una moltitudine di persone, donne e uomini, che dietro le quinte di questo immenso e snaturato teatro dell ‘assurdo, si muovo in turni di lavoro pazzeschi e massacranti, sempre per la stessa misera paga.
C’è un ordine da seguire in questa considerazione del tutto personale, gratuita e opportuna in questo caso.
Il cuore pulsante di questi enormi polmoni commerciali è solitamente il Supermercato di una catena che può essere dei “ Carrefour” o dei “ Bennet” – “ Panorama “ –Despar” etc, etc. entrandoci il colpo d’occhio è magnifico, eccellente. Ma per far trovare agli avventori, o clientela che sia, la merce negli scaffali qualcuno o più di qualcuno ce l’avrà messa e sono squadre di ragazzi e ragazze a turno al mattino presto ( dalle 4 alle 8 ) che sistemano l’infinità varietà di prodotti. Ci sono gli addetti che “ allarmano” specificata merce più appetibile per i ladri, c’è il personale che puliscono le corsie, gli addetti all’orto-frutta, i panificatori, macellai, gli addetti ai banchi del pesce che d’estate e d’inverno devono mettere le mani nel ghiaccio per approntare i banchi.
E’ tutto personale a turno, personale sottopagato e sfruttato non dai datori di lavoro poiché essi si basano sulla paga sindacale, ma sfruttati dal Sindacato stesso; questi “ personale” sono persone che sfortuna loro lavorando in questi grossi Market, specialmente in queste mattanze, non hanno ne orario, ne famiglia. Perché a fine turno da colei che è all’ingresso ad impacchettare merce non del market all’ultima addetta alle casse o alle pulizie, rientrando a casa non vedono altro che il letto e certamente non avranno voglie di cin-cin o di auguri, ne di mettersi a cucinare o il stare semplicemente sedute/i a tavola.
E sempre per la stessa  misera paga base aumentata dalle ore degli straordinari ! Bisogna chiedersi se ne vale la pena, ne vale la pena ammazzarsi o stare male di tanta fatica?
Allora chiedersi e chiedere loro dove sia il senso di questa festa dissacrata e infangata dai carrelli stracolmi di cibo che poi andrà a finire in discarica?
Dov’è il senso, il significato?
Forse nei dolori alle braccia, alle gambe per il lungo rimanere in piedi, alle mani per lo straccio e la scopa passati a terra, alle lunghissime ore senza la possibilità di potersi sedere un solo secondo, ne bere un po’ di acqua. E’ questa la nuova forma di sfruttamento e di schiavitù! E poi, in ultima cosa pregare il Dio di non ammalarsi poiché il lavoratore o la lavoratrice al suo rientro il più delle volte è soggetto a una specie di “ punizione” celata.
Per accedere a questi Centri Commerciali si attraversa la famigerata “ Galleria “ un lungo serpente su cui si affacciano vetrine di negozi e profumerie, o del di “ tutto “ ; la troviamo accogliente e pulitissima, calda e fresca d’estate.
La galleria nei mesi estivi è diventata il punto di ritrovo della gente per passeggiare e rinfrescarsi allo stesso tempo, spendendo poco, pochissimo; d’inverno per scaldarsi e passare qualche ora in un insieme di attori e recitanti, un insieme di offertori e compratori.
Anche qui il solito personale addetto, la maggior parte donne con o senza famiglia che girano continuamente con degli enormi carrelli pieni di materiali per la pulizia dei lunghi corridoi, dei bagni che gente educata imbratta di piscio e di escrementi, senza riguardo, senza rispetto ne per il “prossimo” né di quelle donne che in certi casi vomitando l’anima devo pulire.

Personalmente, come raro avventore, più come “uomo” desidero manifestare il mio grazie a tutte queste persone avanti e dietro le quinte; per quel che basti o possa significare il mio grazie è alla loro dignità, alla loro grandissima volontà, al loro enorme sacrificio di guadagnarsi consapevoli d’essere sfruttati e da arresi, la misera paga base di 600€ al massimo di 900€ al mese ( forse, perché non sono in possesso di alcun dato). Grazie dei vostri sacrifici e della vostra grande fatica. A voi vadano i miei più sinceri auguri non di buon Natale perché non ve ne frega, ma di ottenere e avere riconoscenza, tradotta in qualche lira in più sul vostro stipendio affinchè voi stessi possiate dire “ ne è valsa, la pena”! Grazie
                                                                                                                     Vincenzo Calafiore



MY BEST WISHES TO WOMEN

In a few days  will repeat the most beautiful miracle of the world, celebrate the "Holy Christmas".
I have no gift I want to celebrate, but to have beside the "people", friends and children sitting around a table of modesty, without any exaggeration, to talk and laugh, to exchange and give us the gift of inner happiness.
There are the "people" those who love,  who are far away, those who are no longer with us, or forget those who have forgotten, which celebrate this event of love which is impossible to miss.
We hope that Christmas is so intimate and precious.Is 'important to go and  find Jesus in "his" house, also known as the temple, sit and listen to the silence because his voice is silent.
I will go into that church lost amid the frozen fields, inhabited by sparrows and speak to him as if you were talking with a friend, because he is a friend from the immense love.
We also think, to all those people who work in the stores that will come home very tired and without that air of Christmas. We think then the "Violence" that destroys, poisons the existence of so many people.
 the most terrible violence is that carried out on the woman, why what happens?
We wonder where it comes from this violence  this is a problem of conscience.
Talking about violence against women and children means to highlight this phenomenon. It 'a relationship between men and women has always been different that led men to discriminate against women.
It 'a terrible mechanism that forces women to be submissive.
This means perpetrating a massacre!
Violence causes physical harm, sexual or psychological, including threats, and the loss of personal freedom. Many researches we can say that violence in general takes on women and children in various ways.
We refer to domestic violence or between people who know each other, through threats, physical abuse, psychological abuse, sexual abuse,
The kids, the kids, but most girls are vittems incest. For example, women in the workplace are harassed and blackmailed
  In many countries, girls are victims of forced marriages, forced into sexual slavery, while others are forced into prostitution. Other forms of violence are female genital mutilation or other types of mutilation. As in the past when the bandages were made of the feet, the so-called "dowry death" (death due to dowry) .Other examples are: the use of acid.
  violence against women - in any way it is done is the power of men over women. Please note that when there is physical violence, there is also the psychological. In fact there is always a psychological violence before the physical violence. No one agrees to be beaten suddenly. Usually we are very much in love then we justify everything.
  There fore, it is particularly important to prevent all forms of psychological violence, this is the beginning of physics. Psychological violence is made of words or behavior repeated over time that can destroy the dignity or the physical and mental integrity of partners. It is humiliation, to make him feel guilty, until he lost all self-esteem. A single word or a gesture can may be right, but we have to look at the whole behavior especially in the home.
Ladys I hope it's really a Holy Christmas, which will bring peace and equality with men, that still does not want to accept that "you" have the eighth gear .... While I am to "5". Best wishes and be really strong.
Vincenzo Calafiore




domenica 21 dicembre 2014



LEI
Di Vincenzo Calafiore
Nelle diverse stagioni della mia età mi era capitato di recitare quel “ verbo” coniugato velocemente ….. “ ti Amo”, mi piaceva la sua musicalità nel pronunciarlo, mi piaceva l’estasi che lasciava nelle mie diversità interiori, ma non ne avevo capito l’importanza, l’esplosione  interiore …. Lo dicevo e basta!
In realtà “ quel ti amo “ si trattava di un lascito di qualche – angelo – passato per errore da queste parti terrene in libero inferno.
Io intanto mi addentravo sempre più in una specie di landa sconfinata e silenziosa, quando la incontrai “ lei “ su un’altra sponda … radiosa come certe albe a cui avevo assistito dall’unica finestra della cella in cui ormai da tempo ho vissuto e vivo ancora.
Non lo so e non ne conosco le ragioni per cui io mi trovassi lì dentro. Ho vissuto, stavo vivendo, vivo, in una specie di pre-inferno senza ragioni.
Quell’incontro lo desideravo e lo cercavo, lo avrei voluto da un sempre,  ed è accaduto!
Fu come se quell’Angelo avesse finalmente fatto materializzare, forse ascoltando le mie intime preghiere dalla cella, la mia autentica, “ Lei “ confezionata su misura, come un vestito di perfetta misura.
Ma tra noi c’era e c’è ancora quella famosa sponda a dividerci.
Amore io vivo nelle parole che ci diciamo,
scrivo parole che riempiono pagine che fanno libri, letti da pochi. Ma sono le mie parole che amo e che sono in me da quando venni posato su una riva di un mare che amo più di ogni cosa al mondo.
Sono parole di un candido lunare,
parole striate variegate,
parole giallo sericeo,
parole azzurrate, verde viola,
parole rosato aurorale,
parole rosso sanguigno,
parole per farmi ricordare, per farmi amare e ingannare,
parole sole abbandonate in un oscuro notturno tenebroso su un volto pulito, levigato da giorni estranei a questo niente sporco, vissuto, tormentato.
Parole di infinite fibre,
infiniti colori
buone per un linguaggio.
Per parlare d’amore
Per dire ti amo, di spazi,
di libertà, di sorrisi, di Vita.
Di alberi, di foglie,
di mare,
dell’uomo.
Di pensieri, emozioni, di sogni,
di voci di suoni di silenzio
Parole per raccontare una storia, la nostra Storia.
Amor che d’inverno sai!
Quante volte ti dico t’amo, quante volte mi hai trovato e perso nello sfogliar pagine, io sono un rigo letto, imparato a memoria, e tu sei memoria di intima felicità.
Per raggiungerti ho queste parole, che per te si fanno ponti e strade che conducono senza mai arrestarsi alle albe in cui ci incontriamo per un ti amo, per lasciarci e ritrovarci, legati come sponda e marea in un eterno rincorrersi, in un eterno t’Amo!
Vita.


 A MIO FIGLIO

C’è stato un tempo, anch’io come te avevo di fronte a me una grande finestra da cui guardai il mondo e c’era una porta che dava alla luce, ampia tanto che ci passai agilmente, come gli anni miei.
Non sono più rientrato da quella porta.
Anche tu ormai come me l’hai attraversata e sei parte di quella “ luce” , la vita.
Non credere, non è stato facile per me farti crescere,
a darti un’istruzione con le mie mani callose; non è stato facile lasciarti andare per la tua strada come non lo è stato seguirti e accudirti come la cosa più preziosa: un figlio.
Ti ho cresciuto con amore e ho affrontato i più grandi sacrifici pur di vederti sempre felice.
Oggi, ti chiedo, sei felice?
Io non lo sono più da quando hai varcato quella porta che ti ha portato via da me.
Ricordo quel tempo,
ricordo le lunghe passeggiate in riva al mare, quando raccoglievamo conchiglie e sassi colorati, pezzi di vetro che luccicavano al sole e si spegnevano lontano; così sono ora io senza il mio sole: tu, figlio mio.
Ora che sono vecchio e stanco come “ una barca stanca di mare “ non voglio costringerti a venirmi a trovare, non farlo se non lo senti nel cuore.
Non voglio che tu legga per me il giornale,
né di fare qualcosa per me, appartieni alla vita e non più a me.
Ma se ti sentirai solo, bussa alla mia porta, si aprirà.
Se hai fame ti sfamerò ancora,
se stai male io ti curerò,
perché sono tuo padre e non finirò mai di esserlo neanche quando non ci sarò più.
Ma ti prego non diventare un pezzo di vetro che non luccica più!
Non ti scordare del tuo “ vecchio “ ma conservalo nel cuore, passa a trovarlo potrebbe essere anche l’ultima volta, per non rimanere senza ricordo.
Aiutalo ad infilarsi le scarpe, accompagnalo lungo il viale nei suoi vestiti troppo larghi e la barba incolta, parla con lui e guarda i suoi occhi inumidirsi dietro lenti spesse.
Tienigli le mani che tremano, quelle mani che ti hanno cullato e coccolato, lavorato per te.
Parlagli di te, raccontagli le tue sconfitte, come le vittorie, del tuo orgoglio di essere diventato uomo e padre.
La vita sai, è una ruota che gira, tutto si ripete alla stessa maniera, si nasce e si muore soli.
Ma un padre non muore solo perché ha nel cuore, tutte le cose che ora ti appartengono.
Ciao!
                                                                                                Vincenzo Calafiore

Monologo Recitato in teatro, 1989