venerdì 25 novembre 2022


 

Vincenzo Calafiore

 

Ubi tu gaius, ibi ego gaia

“ Ovunque tu sarai, io sarò “


 

La mia età, come definirla?

E’ un tempo non tempo, un luogo non luogo, è , e non è, è un mucchio di tante cose belle o brutte messe assieme; ma potrebbe essere felicità, quella felicità vera, intima e preziosa, lontana da ogni cosa, è esistenza.

Alla mia età, 77 anni !, ho raggiunto una specie di saggezza che non mi fa avere pazienza.

Non ho voglia di capire, non ho più quel desiderio di “ piacere “ a nessuno, ma cerco ciò che più mi piace. Non ho più voglia di sorrisi falsi, di cortesie scontate o di quei rapporti di convenienza. Ho quella saggezza che mi fa dire “ Sai cosa c’è ora ? Ma vai al diavolo! “

Capita ormai regolarmente ad ogni mio risveglio, dura pochissimo, una manciata di secondi di eternità. Mi guardo attorno e realizzo che quello che stavo vivendo prima era un sogno con te ed era tanto bello, tanto armonioso che mi sembrava quasi vero. Poi socchiudo gli occhi e mi isolo, quasi a voler tornare lì, fuggire da tutti e da ogni cosa di questa realtà, ma soprattutto fuggire da quei pensieri che hanno in se tracce di umanità da dimenticare.

Tacito il cuore, sperando di non provare dolore e mi fingo immortale.

A sapere cosa voglia dire amare!

Amore sai cosa che non ho mai provato? Essere amato.

Sono stato quello che non ha mai abbandonato nessuno, quello che ha trovato una soluzione ai problemi, sono quello che rimane al fianco dopo ogni pugnalata ricevuta, sono io sempre io quello che ama disperatamente.

Ti amo disperatamente!

Sai perché ti amo? Ho iniziato a fare un discorso fra la tua bocca e la mia, e ho visto ad occhi chiusi il tuo viso, ho parlato con il tuo cuore, con la tua anima, poi sottovoce ti dissi; ti amo.

Te l’ho detto pianissimo confondendomi col tuo seno, le mie mani nei tuoi capelli confusi, le mie labbra che hanno provato le tue umide assaporandoti nella memoria, ho sentito la tua guancia morbida e profumata, ho sentito nel cuore l’ebbrezza di dolce poesia, riempiendomi la bocca di ogni tuo desiderio nell’aria satura del tuo profumo, poi solo voci e sapore di vita.

Fermarsi …. Appartenere.

Restare, rimanere, dimorare!

Penso a questa parola – dimora- e dico dimorare … una parola bellissima che nessuno usa più! La maggior parte dice; vivo lì, sto lì …. Ma dimorare è tutto un’altra cosa.

Ha in se la dolcezza e la poesia del rimanere, che è del rimanere. E’ un rimanere sì, ma è di più, è vivere. Perché dimorare è il luogo in cui piace vivere, anche quando non ci sono dentro, ed è un rimanere, è una maniera più grande di rimanere, io dimoro in te!

Appartenenza è una parola dolcissima che amo e adoro.

Appartenersi è meraviglioso, non prevede legami di forma, ma viene dal semplice riconoscersi e viversi, di due anime farne una.

Appartenersi per il piacere dello stare assieme, esserci l’uno per l’altra.

Appartenersi con amicizia e amore, nella distanza, nel tempo,con il piacere di viversi, gioia di ritrovarsi, di attendersi, certezza di esserci.

Ecco, amore, io ti appartengo! Dirlo senza paura, senza vergogna, perché l’amore vuole questo e l’amore a volerlo, pensare che essersi incontrati e di appartenersi sia il miracolo più prezioso, un miracolo di vita.

Perché il verbo amare come il verbo leggere, sognare non sopportano il modo imperativo.

L’amore come la lettura deve essere una forma di felicità intima e preziosa e non si può obbligare nessuno ad essere felice!

Se tu sapessi amore quante volte ho detto no ad altri occhi, pensando ai tuoi occhi!

Ti amo.

 

 

 

 

 

 

martedì 22 novembre 2022


 

 

 

Vincenzo Calafiore

Frattaglie d’infinito -

Perso nel dolce girone di

parole di una strofa, di una poesia mai scritta, pensata parola per parola, rigo dopo rigo, nella malinconica attesa della sera.

Penso e sorrido, a volte piango, davanti alla televisione, come piangono e ridono i bambini.

Fra i tanti ricordi che se ne sono andati, uno mio, di un ladro di coriandoli, che il tempo si è portato via, senza tenere conto della sua bravura, di come rubava alla notte i suoi coriandoli di stelle.

E’ un periodo della mia vita in cui anziché abbracciare  vorrei essere abbracciato.

Mi manca persino quel bacio notturno con il quale auguro la buonanotte a Gesù che mi guarda dall’alto del comodino.

Dormo di più la mattina, nel silenzio profondo di una città morta, silenziosa, cimiteriale; appartengo anagraficamente alla categoria di : ladri di coriandoli.

 

Quei sogni appesi a uno spicchio di luna nelle freddi notti d’una età vergine e puttana.

Ma è in questo sterminato silenzio, sacro e misterioso, che si comprende tutta la nostra pochezza, la nostra vigliaccheria. E mi commuove la mia consapevolezza di mettere a repentaglio la mia vita per salvare il ladro di coriandoli che è in me.

E questo silenzio sarebbe molto opportuno per i tanti privi di competenza che continuano sproloquiare, privi di ogni pudore, di ogni senso di limite.

Sono questi che con solerzia e tanta supponenza riempiono il tempo, di nulla dei tanti.

 

Ora, in questo mio tempo più di scampoli che empietà, dovrei fare tesoro di questa mia solitudine, dovrei trovare e dare un senso al mio – finale - , al mio ultimo atto.

Quello che provo somiglia a quando al cinema, negli anni cinquanta si spezzava la pellicola e accadeva di essere sbattuto fuori da quella storia che era stata capace di sottrarmi allo squallore e alla miseria del quotidiano.

Rottura accolta da un boato di insulti e male parole, delusione simultanea all’improvvisa accensione delle luci di sala.

Me ne stavo seduto, stretto in me stesso, cercando di tenermi il film dentro, aspettando che ricominciasse perché fossi restituito alla magia di quel magico altrove.

Ecco questo tempo che sto vivendo che non somiglia a niente, è un pezzo della mia vita che vivo con gli occhi chiusi, in attesa di poterli riaprire in un’alba nuova, meravigliosa.

E quel mondo che si sta allontanando, che non tornerà mai più ad esserci, che non piaceva a nessuno, del quale tutti si lamentavano, eppure temo che si proverà per questo ancora una forte nostalgia.

 

Allora mi chiedo perché in questo tempo sospeso non c’è vita, perché non dare la possibilità a questa umanità di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei bar, dei salotti, perché non provare a scrivere una canzone d’amore e libertà e cantarla tutti?

Ora ci sono giorni in cui il solo atto di respirare, lascia stremati, sembra più facile rinunciare a questa vita e l’idea di scomparire da pace … ma non è così c’è sempre qualcosa che viene a riportare alla vita, al desiderio di vivere e sono gli occhi di una donna!

Così ancora una volta facilmente come nasce un’alba o si svela la luna,

ho capito che la mia opera era scritta, perché la più bella storia d’amore è Vivere!

In queste frattaglie d’infinito!

 

 

 

 

                                                     Solitudine

 

Le ultime parole del tuo andare via

mi fecero capire che non sapevo nulla

e che ero giunto nel tempo necessario

di imparare i perché dell’amore.

Così, fra parola e parola

seppi che sommare è unire

e che sottrarre lascia solo vuoti.

Che i colori ingannano l’ingenuità dell’occhio

Che sono le strade, i marciapiedi

gli incroci le parallele, la ragione dei passi.

Amore quanto mi è difficile amarti

così in questa distanza, da questa mia solitudine.

 

Ho imparato che la via più breve per raggiungerti

è lo sguardo, che amarti sarebbe un’altra vita ancora.

Tornai a disfare l’eco del tuo addio

e al suo posto ricordai le più belle parole

che al dì mi legano nel ricordar gli occhi tuoi

scuri e sereni.

Serena notte m’attese

ancora una volta come una rosa,

nascere e rinascere per amarti ancora

nella serena e inquietante scrittura dei tuoi occhi!

 

                           Vincenzo Calafiore

 

 

venerdì 11 novembre 2022


 Il ladro di coriandoli



Di Vincenzo Calafiore

12 Novembre 2022 Udine


“ …. Era quello che loro volevano,

che mi arrendessi!

Glielo leggevo negli occhi, nei finti sorrisi

quando credevano che non guardassi.

Parlo, per loro sono sciocchezze,faccio

il distratto, ma non è così, sai?

Osservo tutto invece.

Sono troppo sicuri di se, troppo stupidi per accorgersi

che io non ci sono più, ascolto, parlo, sorrido,

ma non ci sono più “ 

( Il moto della lentezza 1982) Vincenzo Calafiore


…. Era quello che “ loro” volevano, che mi arrendessi!

Glielo leggevo negli occhi, nei finti sorrisi quando credevano che non guardassi.

Parlo, per loro sono sciocchezze,faccio il distratto, ma non è così, sai?

Osservo tutto invece e taccio.

Sono troppo sicuri di se, troppo stupidi per accorgersi che io non ci sono più, ascolto, parlo, sorrido, ma non ci sono più.

Io e lei quella che sarebbe dovuta essere la mia vita,ci incontrammo in una taverna nel bel mezzo di un deserto; eravamo in viaggio da parecchio tempo e, in quel tempo imparai a guardarla, ad ascoltarla la mia vita.

E la vidi come il paesaggio che scorre dal finestrino di un treno che corre veloce, rallenta nelle stazioni senza fermarsi mai. 

E’ un treno che a guardarlo corre piano, come per dare tempo di guardare, annusare l’aria, a sentire quel forte profumo di libertà; ma è un inganno, corre a una velocità elevata senza dare tempo di vedere, annusare, sentire ….

E lì che la ritrovai seduta dinanzi a me, entrambi seduti su uno strapiombo con le gambe sospese nel vuoto di un baratro.

Non so perché, mi guardava coi suoi occhi, bui come la notte, mi scrutava. Ci scrutavamo come fanno due estranei.

Quando mi disse con voce sicura: “ sei l’ultimo ladro di coriandoli “ una razza in estinzione, da difendere, proteggere!

Vedi? Io sono nient’altro che un grande sogno che per esserlo davvero deve cominciare con un sognatore! Sei tu il mio – sognatore – per questo rimango con te, ho bisogno di te, per vivere, per essere vita.

Mi strinse a sé forte, come se in quell’abbraccio fossero racchiuse tutte le paure, le parole trattenute, le emozioni taciute, a volte in un abbraccio ci si ritrova, noi ci perdemmo tra cuore e anima. 

Insieme ci ripulimmo delle vecchie ferite!

Allora cambiai e divenni quello che mai avrei pensato di essere non per scelta, ma per difendermi, non si vive per accontentare gli altri! E quegli anni furono gli anni più felici, quelli mai dimenticati.

E vennero a trovarci le prime luci del mattino, come se fossero le prime parole di una storia d’amore: ti amo!

In quell’aria lei si muoveva come una ballerina, sulle note di una malinconica canzone, ballava leggera come una nuvola su quel palcoscenico ai confini di un’esistenza stentata.

Mentre la radio lasciava nell’aria le note di Hey Jude!  Provai a scrivere una poesia di un’estate lontana, calda, come calda si sentiva la pelle sotto il sole. Ma la verità è che ci portiamo dentro chi non siamo riusciti a tenerci accanto.








mercoledì 2 novembre 2022


 

…. E , tu ?

 

Vincenzo Calafiore

3 Novembre 2022 Ud

 

 

 

Sai quanto fa male non poter abbracciare chi ami, quanto silenzio c’è al risveglio, e quanto spaventa quel mostro invisibile che cambia continuamente la vita e costringe a vivere nella lontananza.

Ho imparato che non bisogna arrendersi mai, anche quando il traguardo sembra lontano;

che per vivere bisogna essere, straordinari, sognatori, coraggiosi, capaci di tuffarsi nelle emozioni, a sperare no nel possibile ma nell’impossibile.

E tu,

tu sei capace di ascoltare il mare, di camminare sotto le stelle, di riempire la tua anima di sogni?”

                                 Vincenzo Calafiore

 

 

Amore, mi prenderò cura di te, dei nostri ricordi, di quei nostri sguardi che hanno attraversato l’anima e il cuore, dei nostri respiri che nel buio colmavano la lontananza.

Farò di tutto per non dimenticare nulla di ciò che siamo stati, la felicità di pochi attimi che abbiamo condiviso, le promesse che ci siamo fatte, le parole sussurrate in riva al mare, ogni pensiero che abbiamo affidato alle maree.

Io ti amo e ti amerò, per sempre ti amerò!

Sorriderò tutte le volte che mi torneranno in mente i tuoi occhi, che tanto assomigliano al mare; non dimenticherò mai il primo bacio con tutta la sua emozione, le carezze.

Nessuno inverno mi porterà via questi ricordi.

Ogni volta che guarderò il mare tutto tornerà in mente, e sarà come se tu fossi qui con me, anche se non lo sei.

 

Ogni cosa che facevi ci mettevi il cuore, ti sei rialzata sempre tutte le volte che sei caduta.

Quello che più ho amato di te è che tu non hai mai dimenticato le tue ferite, perché sono il prezzo che hai dovuto pagare per essere quella che sei stata. Perché non ti sei mai arresa, perché hai imparato a sopravvivere al dolore e nonostante tutto hai continuato a sognare!

Sai ci vuole coraggio a lottare per vivere, a volare per poter amare e tu lo hai!

 

Nessuno potrà mai decidere cosa e chi sei, nessuno potrà  mai dirti che tu non sei abbastanza;

perché tu sai amarti e troverai sempre il sole dentro di te così forte da risplendere anche in quelle giornate uggiose.

Ma impara a danzare nel vento della vita, ama sempre il tuo coraggio di Donna.

 

Ma quanta forza ci vuole ogni giorno per non arrendersi a questo devastante sistema, quanto coraggio a trattenere le lacrime nascoste dietro un sorriso, a ricominciare ogni giorno.

Avere il coraggio di andarsene.

Lo sai ci sono giorni in cui pensi  di non avere il coraggio di andare avanti nel tuo cammino; giorni in cui ti senti sola e di dover contare solo su te stessa e stringerai i pugni; scoprirai che ci sono cadute  che si trasformeranno in straordinari e fantastici voli, troverai sorrisi e abbracci che ti faranno guarire, vivere.

Non permettere a nessuno di spegnere il tuo sorriso, non aver paura di smarrirti, perché ogni giorno potrà essere un nuovo inizio, una nuova vita, una nuova occasione di poter amare.

Sai, dovresti amarti così come sei: fragile, autentica, ribelle, sognatrice, amorevole,  con tanta voglia di te stessa!

Ubriacati di sorrisi, di primavere, di voglia di perderti nel vento della vita, di sdraiarti in riva al mare e annegare dentro un tramonto.

Abbi voglia di tenerezza, leggerezza, di felicità, d’amore!

Impara a cadere e a rialzarti sempre, a ricominciare.

Abbi il coraggio Donna di aprire le ali e di volare alto lassù nel cielo della vita!