venerdì 24 giugno 2022

 Que legal isso seria

se para nós houvesse um mar à nossa espera.

E alguém, seja um pai, uma mãe, um amor,

capaz de nos pegar pela mão e juntos encontrar um mar,

um lugar não um lugar para viver!

Imagine, invente e na praia

para se contentar com a leveza das palavras:

Eu te amo!

Imagine como seria maravilhoso,

doce vida, qualquer vida, qualquer vida

amar e poder amar, sem medo, sem vergonha, sem idade!

Para poder primeiro tocá-lo, tocá-lo, acariciá-lo, cheirá-lo,

e então finalmente ser silenciado!

Termine.

Talvez muito humano, que eu te amo!

Bastaria pronunciá-lo para começar a viver

Bastaria recebê-lo de alguém, mesmo de um destino,

de um mar... de alguém!

Alguém que poderia até inventar uma palavra,

um caminho daqui, deste inferno dourado.

Longe desta terra silenciosa...

Seria muito bom encontrar uma fuga entre os olhos e o coração,

daqui até aquele mar oceânico, daquele mar tão grande quanto um oceano!

        

                                                      Vincenzo Calafiore


que lindo seria

si para nosotros hubiera un mar esperándonos.

Y alguien, ya sea un padre, una madre, un amor,

capaz de llevarnos de la mano y juntos encontrar un mar,

un lugar no un lugar para vivir!

Imagínalo, invéntalo y en la playa

para resolver con la ligereza de las palabras:

¡Te amo!

Imagina lo maravilloso que sería,

dulce vida, cualquier vida, cualquier vida

amar y poder amar, sin miedo, sin vergüenza, sin edad!

Poder tocarlo primero, tocarlo, acariciarlo, olerlo,

y luego finalmente ser silenciado!

Termina.

¡Tal vez demasiado humano, que te amo!

Bastaría con pronunciarlo para empezar a vivir

Bastaría con recibirlo de alguien, aunque sea de un destino,

de un mar... de alguien!

Alguien que incluso podría inventar una palabra,

lejos de aquí, de este infierno dorado.

Lejos de esta tierra silenciosa...

Sería muy bueno encontrar un escape entre los ojos y el corazón,

¡De aquí a ese mar océano, de ese mar tan grande como un océano!

        

                                                      Vicente Calafiore

How nice that would be

if for us there was a sea waiting for us.

And someone, be it a father, a mother, a love,

able to take us by the hand and together find a sea,

a place not a place to live!

Imagine it, invent it, and on the beach

to settle with the lightness of words:

I love you!

Imagine how wonderful it would be,

sweet life, any life, any life

to love and to be able to love, without fear, without shame, without age!

To be able to first touch it, touch it, caress it, smell it,

and then finally be silenced!

Get finished.

Maybe too human, that I love you!

It would be enough to pronounce it to start living

It would be enough to receive it from someone, even from a destiny,

from a sea ... from someone!

Someone who could even make up a word,

a way from here, from this golden hell.

Away from this silent land ...

It would be really nice to find an escape between eyes and heart,

from here to that ocean sea, from that sea as big as an ocean!

        

                                                      Vincenzo Calafiore

Τι ωραία που θα ήταν

αν για εμάς μας περίμενε μια θάλασσα.

Και κάποιος, είτε είναι πατέρας, μητέρα, αγάπη,

μπορούν να μας πιάσουν από το χέρι και μαζί να βρούμε μια θάλασσα,

ένα μέρος όχι ένα μέρος για να ζεις!

Φανταστείτε το, εφεύρε το, και στην παραλία

να συμβιβαστείς με την ελαφρότητα των λέξεων:

Σε αγαπώ!

Φανταστείτε πόσο υπέροχο θα ήταν,

γλυκιά ζωή, οποιαδήποτε ζωή, οποιαδήποτε ζωή

να αγαπάς και να μπορείς να αγαπάς, χωρίς φόβο, χωρίς ντροπή, χωρίς ηλικία!

Για να μπορέσεις πρώτα να το αγγίξεις, να το αγγίξεις, να το χαϊδέψεις, να το μυρίσεις,

και μετά να σωπάσει επιτέλους!

Τελειώστε.

Ίσως πολύ ανθρώπινο, που σε αγαπώ!

Θα ήταν αρκετό να το προφέρεις για να αρχίσεις να ζεις

Θα ήταν αρκετό να το λάβεις από κάποιον, έστω και από μια μοίρα,

από μια θάλασσα ... από κάποιον!

Κάποιος που θα μπορούσε να φτιάξει μια λέξη,

ένας δρόμος από εδώ, από αυτή τη χρυσή κόλαση.

Μακριά από αυτή τη σιωπηλή γη…

Θα ήταν πολύ ωραίο να βρούμε μια διαφυγή ανάμεσα στα μάτια και την καρδιά,

από εδώ σε εκείνη τη θάλασσα του ωκεανού, από εκείνη τη θάλασσα τόσο μεγάλη όσο ένας ωκεανός!

        

                                                      Vincenzo Calafiore

 

Quanto sarebbe bello

se per noi ci fosse un mare ad attenderci.

E qualcuno, fosse un padre, una madre, un amore,

capace di prenderci per mano e assieme trovare un mare,

un luogo non luogo in cui vivere!

Immaginarlo, inventarselo, e sulla spiaggia

posarsi con la leggerezza delle parole:

ti Amo!

Immagina quanto sarebbe meraviglioso,

dolce la vita, qualsiasi vita, in qualsiasi vita

amare e poter amare, senza paura, senza vergogna, senza età !

Poterla dapprima sfiorarla, toccarla,accarezzarla annusarla,

e poi alla fine farsi tacere!

Farsi finire.

Forse troppo umano, quel ti amo!

Basterebbe pronunciarlo per iniziare a vivere

Basterebbe riceverlo da qualcuno, fosse anche da un destino,

da un mare … da qualcuno!

Qualcuno che saprebbe anche inventarsela una parola,

un via da qui, da questo inferno dorato.

Via da questa terra muta …

Sarebbe  davvero bello trovare una via di fuga tra occhi e cuore,

da qui a quell’oceano mare, da quel mare grande come un oceano!

       

                                                      Vincenzo Calafiore

giovedì 23 giugno 2022


 

L’Infinito

 

Di Vincenzo Calafiore

23 Giugno 2022 Udine

 

“ … l’infinito è una malattia

ma è anche qualcosa di meraviglioso.

Pensare e andare verso l’infinito

è il superamento del limite, uscire

da se stessi e salire verso il cielo,

superare il mondo di Dio, andare oltre

ogni limite religioso e fantastico, e

perdersi nell’aria.

Come nell’amare una donna o

perdersi negli occhi suoi …

Come non amare l’infinito in una

Donna? “

                      Vincenzo Calafiore

 

In un angolo della scrivania la mia Olivetti: la Lettera 32, meravigliosa, su cui ho scritto per anni, e ancora adesso nonostante l’avvento del computer.

Chissà quante parole ci avrò scritto, tre milioni, cinque? E comunque è sempre lì in tutta la sua silenziosa bellezza, la mia compagna fedele nelle mie notti bianche, con quel suo ticchettio delle lettere battenti sul rullo.

E’ la consapevolezza della “ parola “ poiché scrivendo con questa macchina, si ha il tempo di meditare, pensare al significato con l’uso delle parole.

A volte questa consapevolezza, specie quando si trattano argomenti come la vita, l’amore, emerge dalle acque di un mare grande che si chiama: anima! (Nella Grecia antica si faceva a volte riferimento all'anima con il termine psyche, che analogamente ad anemos significa «respirare», «soffiare».)  Quindi anima è sinonimo di vita, amore!

Prima di amare una donna è necessario esplorare e imparare a conoscere il suo infinito dentro che inevitabilmente condurrà per mano a scoprire e ad amare la sua anima.

Ecco perché la “ donna “ personalmente è da me definita: infinito !

Prendere consapevolezza e coscienza che la donna è un tempo arcaico di mille memorie, metafisico se si vuole, per aggettarsi in una spirale infaticabile che assorbe ogni cosa dell’altro, tracimando nel livore delle luci negli occhi, anime e labbra.

Così si offre “ il canto antico “ del mare ( anima ), quel suo frangersi su labbra e occhi, l’agonizzare lento tra le pieghe della memoria …. Che restituisce materia di un segreto con l’intento di lasciare sospesa nell’aria un’esile, un’impercettibile traccia di felicità da prendersi nell’esiguo tempo di un battere di ciglia.

“ Ti amo “ è quel sentire in se l’altra anima, è un giuramento d’amore che si proietta sulla vita attraverso lo scandaglio del – verbo – nella bellissima veste serale di certi cieli calactini, spirituali per certi versi; un verbo padrone di un forte registro poetico che, espunti i calchi di un sentire forte dentro, su sensi crepuscolare.

Amare una donna significa espandersi in una serena armonia, lieve e soave!

Ti amo! L’ipermetro, punteggiato da intime felicità pronta a pervadere l’asserare denso del giorno … ed è un compiersi del destino! Con la stessa malinconia del vissuto.

Si dipana così il soffio del mondo nella sua mortale miseria, in quell’acredine emersa dall’inconfutabile “ legge della fine “

lunedì 20 giugno 2022

 

 

Come un filo d’erba

 

 

Avresti dovuto vedermi

quando ero dritto come un filo d’erba;

col sole negli occhi e il bianco salino in bocca.

Oh sì, che avresti dovuto vedermi

con la pelle dorata dal sole

e tanto tempo ancora da vivere da esplorare.

Ti ho tenuta in braccio

abbiamo fatto assieme i bagni

hai giocato con me, e vegliato il tuo sonno.

C’ero io vicino quando stavi poco bene

io ti tiravo i dentini, piccoli come chicchi di riso,

ero io il tuo topolino che ti portava il regalo,

a tenerti con una mano in bicicletta

ad accompagnarti a scuola.

Sono stato la tua ombra!

Perciò se mi vedi poco sicuro nel camminare,

se sbaglio,

se non ricordo,

se ci vedo poco

se sento poco

se continuo ad essere disordinato,

se mi smarrisco,

se mi vedi assente

non perdere la pazienza, io con te non l’ho mai persa.

Se mi addormento sulla sedia

Se  fumo la mia sigaretta

Se non faccio più le parole crociate

Se mi attardo nei miei pensieri

Nei miei ricordi, non chiamarmi

è lì che voglio stare e rimanere lì  con quel che vivo, a vedermi

nel mare della mia terra

nei suoi profumi,…

Lasciami lì, la strada di casa per tornare la conosco ormai molto bene.

Non ti chiedo nulla

Non voglio una badante

Ma neanche essere una zavorra.

Finchè vedrò

Fino a che avrò la forza di alzarmi e di camminare

Fino a che potrò usare le mie mani

Io non chiederò aiuto, non chiedo nulla.

Ma vorrei che non fossero calpestate

La mia dignità,

la libertà,

l’orgoglio.  

Quel che sono stato, ricorda che lo sarò per sempre, fino alla mia fine.

Nella mia testa c’è la mia vita, che tu non ricordi o non conosci.

                                                            Vincenzo Calafiore

 

 

 

venerdì 17 giugno 2022


 

Dimmi di sì

 

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

18 Giugno 2022 Udine

 

“ ….  è un tempo così, forse

anche di attesa di un qualcosa

di inaspettato, ma che già conosci

e ne hai paura. Questo si chiama:

Traguardo.

E’ l’ultima fermata di un treno

che partito da una lontana stazione

è nelle prossimità dell’ultima fermata,

di un viaggio memorabile, potendo

da rifare tanto è stato meraviglioso.

Peccato che una volta entrato in stazione

a questo treno manca la possibilità

di fare retromarcia! “

                          Vincenzo Calafiore

 

Dimmi ancora una volta di sì, Vita!

E non importa quanto mi costerà, né, se sarà l’ultima, tu dì, di si a questa occasione di vivere!

E’ una notte tranquilla, con un cielo che si specchia su un altro; è una notte in cui sarebbe facile raccogliere quel poco necessario e andarsene in silenzio, chiudendosi la porta dietro senza fare rumore.

Sono troppi  i sogni sospesi nell’aria di questa mia fugace realtà, che abbisognano la certezza di un abbraccio, la luce di un sorriso per giungere alla meta.

Sono troppe le stazioni saltate,

troppi i bagagli abbandonati.

Tu lo sai, macabra e funesta ancella che dal mio fianco non ti discosti, tu che arcigna agli occhi miei offri l’inutile fuga a Oriente, là dove si arrabacciano agli orli d’una esistenza vuota, quei siderali spazi, ove mi è dolce far tacere l’anima.

Sai m’è così difficile accettare solo l’idea di salire su quel treno…

E’ difficile pensare che in quell’ultima tratta di viaggio tutto quello che i miei occhi vedranno, tutto quello che sentirò resterà in me, e sarà un bagaglio così leggero, così entusiasmante, bello, da non poterlo condividere con nessuno se non con la mia memoria dell’ultima tratta.

Chissà in quale stazione quel lungo convoglio si fermerà!

Chissà se ci sarà qualcuno ad attendermi?

Come quando partivo e dopo un lunghissimo viaggio chiassoso e puzzolente arrivavo in quella stazione in cui ad attendermi c’era mia madre.

Come dimenticare il suo abbraccio, il sorriso che le illuminava gli occhi nel vedermi dopo tantissimo tempo; e ritornare a casa, trovare il mio letto, le mie cose rimaste lì dove io le avevo poggiate!

Ma ora è tempo di vivere!

Non sommando i giorni, tanto per consumare il tempo, vivere cercando ogni momento di prendere e ricordare poi, le cose più belle, quelle che hanno lasciato forma e impronta di se.

Ma con te amore mio ho imparato cosa significhi: mancarsi!
Perdersi davvero senza ritrovarsi …. Nella notte i tuoi occhi mi guidano come un faro in mezzo di una tempesta, mi avvicino a te con gli occhi bassi, con tutti i miei sogni dentro un bicchiere. Come potrei a fare meno di te?
Sì, forse la vita è questa. Camminare spensierati, aspettando ogni volta il momento di tornare a casa, tra vecchie fotografie in bianco e nero e la musica… Magari salendo le scale di casa verremo presi dalla paura, avvertendo il dolore che ci ha seguito fino lì. Comunque sia, è un paradiso che conosci. Ed è meglio di quella nebbia negli occhi, meglio della solitudine dei nostri passi nel silenzio.

Le nostre anime senza tempo, si cercano ovunque ogni momento con o senza il nostro consenso. Si incontrano e fanno l’amore molto prima dei corpi, ecco perché poi noi ci incontriamo: è questa la forza della vita!

 

 

 

martedì 14 giugno 2022


 

Alfabeto

 

Di Vincenzo Calafiore

15 Giugno 2022 Udine

 

La letteratura è un viaggio

fra scrittura diurna e notturna,

fra sogni e illusioni, paradisi e inferni ! “

                          Vincenzo Calafiore

Chiedersi cosa significhi,- scrivere – per me è l’offrire la possibilità di dialogo e di scambio.

Per me scrivere implica dedizione,concentrazione, interesse.

La narrativa per me è come un uovo, che è, e arriva a noi completo, tuorlo e albume racchiusi in un guscio, tutto insieme, e uno lo tiene in mano ed è tutto lì, completo.

Lo stesso vale per un racconto, per una sola pagina.

Con un romanzo, invece, è come partire per un viaggio di scoperta, e non di superficialità, che purtroppo è dominante, tanto è vero che in questa sfera c’entra tutto come un uovo.

La quotidianità è come parte di una storia, ove i personaggi provengono dall’attenzione e magari anche dalla fascinazione, per certe esperienze del vivere; dalle persone che s’incontrano e da ciò che esse rivelano oppure nascondono di se stesse.

Le “ maschere “ che ci nascondono, la solitudine che ci fa paura, la passione consumata in solitudine, perché in ogni caso “ amare “ implica la resa di fronte a qualcuno che  tradisce, che abbandona.

La vita appartiene ai temerari o agli ingenui che credono che si possa “ amare “ semplicemente. La vita è dei coraggiosi, appartiene ai coraggiosi, che per averla sono disposti ad affrontarne le sofferenze, pur di assaporarne i momenti esaltanti.

Tuttavia questo amore chiamato vita così ampiamente dissacrata, piena di paure diffuse, di elargire affettuosità sincere, va nonostante tutto – essere amata - !

L’istinto, privo del coraggio necessario per vincere le paure, lascia i rapporti sospesi in una sorta di spazio ….. limbo, in cui mancano definizioni precise e condivise.

Per me che scrivo, le persone sono più importanti dei principi, la mia attenzione va alla vita degli individui: le complessità e le inumane condizioni di vita cui si è sottoposti nei suoi diversi aspetti, ma è attraverso queste che l’intero processo umanistico viene cristallizzato.

Si vive, insomma, per sopravvivere ! Sempre più lontani dalla lettura di certi libri fondanti, che fanno scoprire il piacere della lettura facendoci sentire il sapore del racconto e dell’avventura, lo stesso sapore che aiuta ad aprirsi alla scoperta di nuovi mondi.

Esplorando le parole!

La scrittura è un’essenza della realtà che potrebbe fare a meno della realtà, che può sostituire ciò che non esiste e rappresentare un’assenza, costringere la realtà o la natura assente a presentarsi nella sua inafferrabilità.

Perché la cultura, con l’invenzione, può farci intravedere un bagliore di vita, più che la superficialità che la cela nella sua esteriorità inutile.

Una realtà fatta di contraddizioni e chiaroscuri talvolta impalpabili, talvolta violenti!

Disincanto e disillusione non negano, ma bensì come un setaccio filtrano le gelatinose menzogne, la retorica sentimentale, la pappa del cuore con la quale tanto volentieri si ingannano gli altri e si inganna se stessi.

 

E’ vero. Forse tendo troppo a difendere le donne; il mio sangue è randagio! E c’è un solo modo per onorarle: amandole così come sono, perché sono donne forti e posso imparare molto più dalle donne che dagli uomini.

Vivono e sono espressione sofferta, di questa realtà che delle donne non ha alcun rispetto.

 

Uomini e donne, liberi e tolleranti sono tuttavia accomunati dagli stessi problemi a vivere con una finta gioia, pienezza e sincerità l’attaccamento reciproco.

Per amare fino in fondo è necessario essere se stessi, senza maschere, e mostrarsi all’altro vincendo pudori e insicurezze.

La libertà di essere felici in sé e godere contemporaneamente la gioia di amare; senza l’adozione di veli rassicuranti che appanna l’identità.

Per amare quindi sembra necessariamente indispensabile la grande capacità di stare soli con se stessi e non avere necessità dell’altro per sopravvivere.

 

 

 

 

sabato 11 giugno 2022


 

Di tutto, di niente

 

Di Vincenzo Calafiore

9 Giugno 2022 Udine

( 17/08/2019 L.633/41 Proprietà Intellettuale Riservata )

 

“ … usa le parole per ricordare

per amare, per dire che ami.

Sappiale usarle! Metti loro le ali

e come rondini su poseranno sui righi

per farne uno spartito che sarà letto …

da occhi e mani per fare magia, sinfonia,

un inno all’amore, alla vita …. ! “

                                                                                                                            Vincenzo Calafiore

 

Sconfitto sono tornato nel mio mondo, dove un tempo ho vissuto clandestinamente.

Come spiegare agli – altri –   a quelli che vivono bene, che la felicità sta’ nelle piccole cose, nella capacità di sognare; non nella zavorra di cose inutili che a fatica si portano addosso.

E’ di – mare di dentro – che si tratta - .

 

Quel mare che hai negli occhi tuoi si muove, cangiante, liscio come un velo di seta; quel mare che tutte le volte m’incanta coi suoi racconti, con le sue magie, mi commuove!

Tu vai a spiegare il mare! Vallo a spiegare amore, che per noi gente di mare, il solo guardarlo è già tutto!

 

Quante volte te l’ho sussurrato in riva al mare, nella risacca, abbracciati dalle parole siamo caduti come petali di fiori nella pozza tra gli scogli.

Entrambi nel moto lento delle maree.

Amore tu non conosci lo spazio tra una parola e l’altra e la chiami distanza.

Tra le parole non ci sono distanze, ma attese ! Tu sei  - attesa -  la notte come il giorno

ti svegli e allunghi le mani per cercarmi, chiami il mio nome, mi stringi tra le mani mentre mi sorseggi piano, come fossi un buon caffè  e pensi, mentre ti inebria il mio profumo, il gusto forte dei baci ….. ti fa esplodere dentro come un’onda sulla riva ! Ecco vedi ? Le parole mettono le ali e volano raccontando di te in quella distanza.

 

Basta a volte un leggero soffio e qualche parola si sposta su un altro rigo e tutto cambia!

Cambiano i suoni, i colori, le immaginazioni, le atmosfere … ecco perché noi siamo parole che si spostano da un rigo all’altro, s’incontrano, s’accostano e si allontanano appese sempre a un filo di Arianna per cercarsi, per ritrovarsi, per dirsi: Ti amo!

E come  parole viviamo nelle recondite magie celate nelle attese di uno dell’altra; e non importa il quando o il dove tanto è vero ciò che in noi custodiamo.

Lo sai, ricordo ancora il nostro primo sguardo

 

Mi ricordo ancora i tuoi occhi luminosi, così profondi che quasi ci stavo cascando dentro come in un pozzo di mare. Mi ricordo il tuo sorriso dolce e sereno.

Ricordo il rossore che incendiò le gote, quando ti guardavo da lontano e tu ridevi facendo finta di niente.

Ti ricordi ?

Quando toccai per la prima volta i tuoi capelli ?

Quando le nostre mani si sono cercate per la prima volta nel buio di una notte su una spiaggia nel finire di agosto?

Ricordo tutto di te amore!

E tu ti ricordi di me?

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 8 giugno 2022

 ….. anoche te dije dos palabras al oido

dos palabras cansadas de volar.

Cansado de estar en los labios

palabras sedientas de tinta.

Tan viejo, tan lejos de la vida,

tan cerca de la muerte.

Palabras de la luna que arrogante aparece

de un telón cargado de palabras vacías.

Estás ahí en la boca amarga, dulce y melosa,

cuerno de la abundancia a la sombra de un pensamiento, pero tú, ¡ámame!

Ámame ahora.

Tal como son, como una copa de vino agrio.

Como mis palabras que aman el viento.

Ámame como una vida dulce y tormentosa

¡Ámame, sólo ámame!


                                 Vicente Calafiore


... .. Last night I told you two words in your ear

two words tired of flying.

Tired of being on the lips

words thirsty for ink.

So old, so far from life,

so close to death.

Words of the moon that arrogant appears

from a curtain weighed down by empty words.

You are there on the bitter, sweet and honeyed mouth,

cornucopia in the shadow of a thought, but you, love me!

Love me now.

As they are, like a glass of sour wine.

Like my words that love the wind.

Love me as a sweet and stormy life

Love me, just love me!


                                 Vincenzo Calafiore

….. anoche te dije dos palabras al oido

dos palabras cansadas de volar.

Cansado de estar en los labios

palabras sedientas de tinta.

Tan viejo, tan lejos de la vida,

tan cerca de la muerte.

Palabras de la luna que arrogante aparece

de un telón cargado de palabras vacías.

Estás ahí en la boca amarga, dulce y melosa,

cuerno de la abundancia a la sombra de un pensamiento, pero tú, ¡ámame!

Ámame ahora.

Tal como son, como una copa de vino agrio.

Como mis palabras que aman el viento.

Ámame como una vida dulce y tormentosa

¡Ámame, sólo ámame!


                                 Vicente Calafiore

 

….. Questa notte all’orecchio ti dissi due parole

due parole stanche di volare.

Stanche d’essere sulle labbra

parole assetate d’inchiostro.

Così vecchie, così lontane dalla vita,

così vicine alla morte.

Parole di luna che prepotente s’affaccia

da un sipario appesantito da parole vane.

Tu sei li sulla bocca amara, dolce e mielosa,

cornucopia nell’ombra di un pensiero, ma tu, amami!

Amami adesso.

Così come sono, come un bicchiere di vino aspro.

Come le mie parole che amano il vento.

Amami come una vita dolce e tempestosa

Amami, così, semplicemente amami!

 

                                Vincenzo Calafiore

 

martedì 7 giugno 2022

 

Penso sia una delle più belle " poesie" a ricordo della bestialità umana, mai più così vicina ai tempi odierni del Conflitto Russo-Ucraino; di diverso ci sono le fossi comuni invece dei treni, il resto è identico: morte e distruzione, eliminazione fisica e psicologica!


                                                           Ad ogni costo

 

Ad ogni costo vivere

su quel lungo treno per Auschwitz,

come bestie sul quel treno

senza fermate, ammassati, senza respiro.

 

Poi in silenzio senza sorrisi

di giorni scoloriti di brevi passi,

di breve vita.

 

Oltre il filo spinato

s’addensa la vita, come nuvole, all’orizzonte!

Qui in questo inferno come farfalla

vola via la vita.

 

                            Ti supplico Dio, portami via!

Lontano da questo mostro che ingoiando

riduce in cenere.

Portami via come leggera brezza

attraverso i fili spinati,

portami via come polvere di terra.

 

              Come terra ovunque da -  nascerà un fiore!

 

 

 

                                                   Calafiore Vincenzo

 

Poesia utilizzata da Carlo Vitale nel suo “ Graffi di pietra “

 

 



 

 

 

Scrivimi

 

Di Vincenzo Calafiore

07-06-2022 Udine

 

“ … Sai, è di vita che si tratta

strapazzata, stropicciata, calpestata,

annullata. Ma essa rifiorirà e rinascerà sempre comunque

dopo una tempesta, da un deserto, se

la sua linfa continuerà o ricomincerà a scorrere:

questa è l’amore ! “

 

                                                                                                                                                      Vincenzo Calafiore

 

Da quanto tempo non ti scrivo, ne è passato tanto.

E’ stato un “ viaggiare “ a ritroso, ma anche l’aprire un vecchio e polveroso baule che per troppo tempo è rimasto dimenticato in un deposito bagagli di una lontana e dimenticata stazione in cui raramente i treni si fermano.

Sono rimasto in quella specie di limbo a srotolare nastri di vecchie conversazioni, ne ho udito le voci e nel contempo riapparivano i volti, immagini felici che muovendosi in quel caleidoscopio pareva riprendessero vita.

 

La solitudine di questo viaggio è stata l’assenza di parole, non c’è stata l’esigenza di rimanere affacciato al finestrino di un vagone che correva all’impazzata, ma il desiderio di rimanere in silenzio, osservando la vita scorrere al di la del vetro, tanto veloce da apparire agli occhi una macchia di tanti colori.

Sto fuggendo da te, dai tuoi occhi, dalle tue labbra, dalle tue mani.

 

La verità è che tu  sei “ troppo “ ! Quel bellissimo – troppo- che mi rotea attorno, che ogni volta cambia il corso della vita; sei quel troppo che incline alla solitudine mi allontana sempre più dall’immediatezza del pensiero.

Se io sapessi come poterti trattenere giuro che lo farei.

Se sapessi almeno camminare verso te lo farei ora adesso, che più che mai necessiti alla mia anima. E’ per questo che salgo e scendo da treni che corrono veloci per scendere in quelle stazioni ove credo da sempre di poterti trovare in attesa del tuo prossimo treno; e succede che così facendo ho vissuto metà della mia vita su dei treni e nelle sperdute stazioni della nostalgia.

Ho lasciato ovunque piccoli foglietti col mio indirizzo e : Scrivimi !

Mai nessuna lettera da parte tua, forse avrò sbagliato stazioni e binari, forse avrò sbagliato tutto con te.

 

Lo vedi non sono buono neanche in questo: rintracciarti!

Almeno ricordassi il tuo profumo, i tuoi capelli!

 

 

 

 

venerdì 3 giugno 2022

Scrivimi

Di Vincenzo Calafiore
04-06-2022 Udine

“ … Sai, è di vita che si tratta
strapazzata, stropicciata, calpestata,
annullata. Ma essa rifiorirà e rinascerà sempre comunque
dopo una tempesta, da un deserto, se
la sua linfa continuerà o ricomincerà a scorrere:
questa è l’amore ! “

Vincenzo Calafiore

Da quanto tempo non ti scrivo, ne è passato tanto.
E’ stato un “ viaggiare “ a ritroso, ma anche l’aprire un vecchio e polveroso baule che per troppo tempo è rimasto dimenticato in un deposito bagagli di una lontana e dimenticata stazione in cui raramente i treni si fermano.
Sono rimasto in quella specie di limbo a srotolare nastri di vecchie conversazioni, ne ho udito le voci e nel contempo riapparvero i volti, immagini felici che muovendosi in quel caleidoscopio pareva riprendessero vita.

La solitudine di questo viaggio è stata l’assenza di parole, non c’è stata l’esigenza di rimanere affacciato al finestrino di un vagone che correva all’impazzata, ma il desiderio di rimanere in silenzio, osservando la vita scorrere al di la del vetro, tanto veloce da apparire agli occhi una macchia di tanti colori.
Sto fuggendo da te, dai tuoi occhi, dalle tue labbra, dalle tue mani.

La verità è che tu sei “ troppo “ ! Quel bellissimo – troppo- che mi rotea attorno, che ogni qual volta cambia il corso della vita; sei quel troppo che incline alla solitudine mi allontana sempre più dall’immediatezza del pensiero.
Se io sapessi come poterti trattenere giuro che lo farei.
Se sapessi almeno camminare verso te lo farei ora adesso, ora che più che mai necessiti alla mia anima. E’ per questo che salgo e scendo da treni che corrono veloci per raggiungere quelle stazioni ove credo da sempre di poterti trovare in attesa del tuo prossimo treno; e succede che così facendo ho vissuto metà della mia vita su dei treni e nelle sperdute stazioni della nostalgia.
Ho lasciato ovunque piccoli avvisi con quel mio: Scrivimi ! Scrivimi amore!
Mai nessuna lettera da parte tua, forse avrò sbagliato stazioni e binari, forse avrò sbagliato tutto con te.

Lo vedi non sono buono neanche in questo: rintracciarti!
Almeno ricordassi il tuo profumo, i tuoi capelli!
Penso che ormai non ci incontreremo più, che non abbiamo più quel desiderio di incontrarci e per cosa ormai, ora a cosa potrebbe servire?
Ho sbagliato tante volte che lo so ormai, accettare quel mio pensiero di cercarti è stata una pazzia, sono ormai un resto di speranza perduta tra la gente!