giovedì 27 ottobre 2016



Vogliamoci più bene

Di vincenzo calafiore
28 Ottobre2016 Trieste

In questi tempi così  - meccanico- tecnologico- non c’è tempo per fermarsi, non c’è tempo per riflettere, di parlare, pensare, bisogna correre, solamente correre!
Ma per andare dove?
Per fare cosa?
Non manca giorno in cui leggi la notizia che un giovane indifferente il sesso, per un motivo apparente si sia tolto la vita, o di persone che svaniscono nel nulla, allora che sta succedendo, che cosa di così oscuro porta alcune persone e giovani a compiere atti così estremi?
Quanti ragazzi e ragazze si sono suicidati? E quanta sofferenza nascosta o tenuta nascosta, nella scelta di “ cancellarsi” dalla vita, per sfuggire ad una situazione magari considerata priva di soluzione o di vie di uscita. E quanto dolore rimane, quanto vuoto! Quanto dolore a chi resta a piangere lacrime di disperazione, in preda a una devastazione senza fine, forse anche esasperato dai sensi di colpa e da una certa impossibilità di comprendere una realtà ancora più veloce, ancora più incomprensibile.
C’è un pesantissimo disagio giovanile, non valutato, non compreso sino in fondo, nella triste lunga lista dei suicidi, l’altro aspetto sono gli incidenti stradali, bolidi in mano a ragazzi e ragazze che usano per andare a fare quel maledetto “ sballo “ in tutte le discoteche ove regna il disordine interiore e si manifesta in lunghe ore di sballo tra alcol e fumo.
Un disagio che apparentemente non traspare dalle fotografie di questi ragazzi e ragazze sui giornali; ragazzi dagli occhi grandi e aperti alla vita, volti sorridenti, espressioni serene!, ma che evidentemente cova dentro, divorando l’anima, minando l’esistenza, ormai per questi ragazzi vissuta come priva di speranze, interessi, significato, gioia, amore!
Sono gesti disperati che ripropongono a noi genitori tutta la loro solitudine, le loro angosce, le domande che non hanno mai fatto, le risposte mancate, l’amore negato.
Ma soprattutto ci lasciano una domanda per tutta la vita: Perché l’hai fatto?
Una domanda che non troverà mai una risposta ragionevole o per lo meno che riesca a spiegarci la tragedia, e non solo, ma anche il pesante fardello dei “ sensi di colpa” alcuni immaginari, altri reali, di rabbia contro Dio, contro noi stessi anche contro il figlio o la figlia che si è tolto la vita.
Sensi di colpa sconvolgenti, che dureranno tutta una vita e segneranno con un marchio indelebile le coscienze di genitori che si riterranno per questo di essere statti dei cattivi genitori responsabili di quel gesto, di quella morte.
Per quel volo senza via di salvezza, per quella corda attorno al collo, per quella lametta o coltello che ha straziato le vene dei polsi, per quella pallottola arrivata dritta dritta al cuore, per quel cibo vomitato in un water, per quelle droghe e per l’alcol, per una condotta di guida irresponsabile.
Ossessioni e sentimenti che riguardano i genitori di quei ragazzi che pur non lasciando la vita con un gesto finale  deciso o messo in atto quando meno uno se l’aspetta, trovano la morte in qualche maniera annunciata, dopo essersi esposti a situazioni che in qualche modo li ha condotti alla morte.
Tante comunque, anche le motivazioni di chi decide di levarsi la vita, spesso intrecciate, di certo penso che la motivazione fondamentale, quella che porta alla morte sia la depressione. A causa delle prime delusioni nelle prime relazioni affettive e amorose; l’incapacità di credere in se stessi, il tradimento di ideali, le oggettive e sempre più crescenti difficoltà della vita sempre più caratterizzata da un eccessivo e sfrenato egoismo, dalla ricerca dell’apparenza, dal materialismo, da uno sterile e inutile consumismo, vicende familiari traumatiche, divorzi, separazioni, abbandoni, solitudini, tristezze… quante altre cose!
Allora perché non cercare di cambiare stile di vita, perché invece di avere una vita di tutto tutto, scegliere e votarsi a una vita di rinunce o aspettative, una vita con molte pause, di respiro lungo, di linguaggio, di dialogo, di gioco e di libertà.
Ma soprattutto una vita d’amore, lontana e al riparo dall’ipocrisia e da quella sfrenata voglia di apparire solamente e non essere “ vera” !
Penso ai miei 70 anni e ai titoli di fine vita che stanno scorrendo velocemente. Nonostante ciò penso al futuro, ad un futuro possibile, penso a mia figlia a mio nipote. Penso molto più al passato per essere migliore oggi, penso ai miei compagni che non ci sono più, penso a una vita che sappia regalarmi ancora sogni e poesia, desiderio di amare.
Penso a un sorriso di bimbo che mi allontani da un tunnel fatto di proposito di cui non si vede mai la fine, penso ai miei 70 anni che oggi si ritrovano su una spiaggia senza sapere dove andare!
Penso di vivere, perché l vita nonostante tutte le bruttezze e la cattiverie, nonostante l’amore mancato, nonostante un mare che non c’è, la vita sia meravigliosa come lo sono gli occhi di una donna quando guardano, o come le braccia che sanno stringere con passione con amore.
Si la vita è meravigliosa e va vissuta fino in fondo contro il volere di quei predatori d’anime, degli approfittatori, degli sfruttatori.
La vita che ci regala un mare di emozioni tutte dentro, tutte belle.
Vivi!

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