mercoledì 9 agosto 2023


 

GAIUS IULIUS CAESAR

 

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

„Orbene, per un difetto comune della nostra natura di uomini, quando la realtà ci è nascosta o sconosciuta, siamo ancora più sicuri di noi stessi, e nel contempo più la temiamo.“

GAIUS IULIUS CAESAR

 

 

Console e dittatore durante gli anni della guerra civile, dittatore a vita dal 45 a.C., Cesare assunse le massime cariche dello Stato. Contemporaneamente limitò il potere del Senato e vi immise molti membri di ogni ceto; frenò le ingerenze e le speculazioni dei cavalieri; aiutò il popolo con sovvenzioni, i bisognosi e gli inabili al lavoro, anche con possibilità di occupazione e di sistemazione in colonie. Si preoccupò di assicurare la giustizia amministrativa nelle province e ne migliorò la condizione giuridico-politica, concedendo la cittadinanza latina (come agli abitanti della Sicilia) o romana (come ai Galli Cisalpini).Ma il suo programma di equilibrio e di giustizia sociale aveva imposto rinunce alle varie classi e leso interessi disparati. Così il 15 marzo del 44 a.C., poco dopo la sua proclamazione a dittatore a vita, Cesare venne assassinato da un gruppo di aristocratici di salda fede repubblicana, preoccupati per le tendenze autocratiche e le inclinazioni alla regalità che andava dimostrando.”

Siamo a Roma, 44 anni prima della nascita di Cristo. Il pontefice massimo Giulio Cesare o meglio Gaius Iulius Caesar, il dittatore a vita, l’invincibile capo militare che ha ridotto il mondo sotto il dominio legale e militare di Roma è ormai un uomo di 56 anni. Solo in apparenza nel pieno della sua prestanza fisica e psichica; in realtà è stanco e ammalato, un uomo stanco di tante battaglie.

Ha un grande sogno: chiudere la stagione delle guerre fratricide, riconciliare le fazioni, salvare il mondo e la civiltà di Roma.

Ma è tradito da personaggi che vedono in lui il tiranno, colpevole dopo il Rubicone

“ Alea iacta est “ di aver seppellito la libertà della Repubblica.

Caio Giulio Cesare e le sue imprese:

Caio Giulio Cesare, capo dei popolari, insieme a Pompeo e Crasso fece il primo triumvirato, ovvero un accordo
segreto che violava le Istituzioni romane. Cesare fu nominato console e nel 58 a.C. ebbe il comando degli eserciti
impegnati nelle province galliche: la Gallia Cisalpina, al di qua delle Alpi, e la Gallia Narbonense, l’attuale
Francia meridionale. Da questo incarico ebbe inizio la straordinaria ascesa militare e politica di Cesare. Dal 58 al 52 a.C. Cesare, al comando di un esercito, sconfisse i galli e oltrepassò il canale della Manica per combattere i Britanni
e si fece assegnare la carica di governatore per cinque anni.
Il Senato comprese che poteva aspirare a ogni tipo di potere e nominò Pompeo console unico. Cesare capì che erano contro di lui e al ritorno dalla Gallia entrò a Roma con l'esercito varcando il Rubicone facendo esplodere una guerra civile. Sconfisse l'esercito a Farsalo e si fece nominare dittatore a vita. Fece riforme, riorganizzò le Istituzioni della Repubblica, assegnò le terre ai veterani e ai poveri, diede la cittadinanza agli abitanti della Gallia Cisalpina, fece opere pubbliche. Il senato era preoccupato del potere raggiunto da Cesare e di tutte le cariche politiche che aveva: console, tribuno della plebe, dittatore a vita.
Perciò venne ordita contro di lui una congiura guidata da Bruto e Cassio. Il 15 marzo del 44 a.C., mentre Cesare entrava in Senato, fu pugnalato. Alla morte di Cesare seguirono sanguinose guerre civili. Per riportare ordine, Marco Antonio e Caio Ottaviano, insieme al generale Marco Emilio Lepido, diedero vita al secondo triumvirato con l’approvazione del Senato.
Emilio Lepido poi prese la carica di pontefice massimo Antonio e Ottaviano, continuarono ad affrontarsi, ma nel 31 a.C. nella battaglia di Anzio Ottaviano prevalse sull’avversario e divenne il padrone incontrastato di Roma. La Repubblica romana era finita.
In questo appunto si descrive l'assassinio di Giulio Cesare e il Secondo Triumvirato. La politica assolutistica di Giulio Cesare e il suo accentramento di potere nelle proprie mani provocò un forte scontento fra i senatori e i repubblicani, che temevano per Roma un ritorno alla monarchia.

Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, Cesare aveva sconfitto Pompeo, e perdonato però i suoi seguaci, i quali adesso, in segreto, organizzavano l’opposizione al dittatore. Un gruppo in particolare era accanitamente contrario alla politica di Cesare. Lo componevano Cassio Longino, Gaio Trebonio, ex pompeiani, e, fra gli altri, Marco Giunio Bruto, ex pompeiano anche lui, passato a Cesare, il quale lo considerava come un figliolo. Questo gruppo di congiurati (al quale i repubblicani e i senatori avevano assicurato appoggio politico ed economico) si fece carico dell’assassinio di Giulio Cesare, che avvenne il 15 marzo del 44 a.C., il giorno delle cosiddette Idi di marzo.
Subito dopo l’assassinio i congiurati percorsero Roma coi pugnali ancora grondanti sangue, gridando “Libertà! Il tiranno è morto!”. Ma il popolo si ribellò, guidato da Marco Antonio, un generale di Giulio Cesare, amico e fidato collaboratore del grande condottiero, ed Emilio Lepido, altro cesariano fedele. Bruto, Cassio e gli altri congiurati dovettero fuggire da Roma, mentre arrivava d’urgenza nella città il pronipote di Cesare, Gaio Ottavio, un giovane che all’epoca aveva solo diciannove anni, ma che già in diverse occasioni si era dimostrato assai abile e intelligente. Ottavio assunse il nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, convocò i soldati e i collaboratori del prozio e si presentò ad essi come legittimo discendente di Cesare. Del resto, lo stesso Cesare lo aveva designato come tale nel suo testamento, che venne letto durante i suoi funerali da Marco Antonio, che anche aspirava a prendere il posto del defunto dittatore.
Sconfitto Marco Antonio ed eliminati tutti i rivali, Ottaviano divenne l’unico pretendente al comando di Roma e ne divenne il primo imperatore: era il 27 a.C. e il Senato gli attribuì il titolo di “Augusto”, cioè degno di venerazione. Il governo di Augusto durò oltre quaranta anni (27 a.C. – 14 d.C.) e fu caratterizzato da un periodo di pace e stabilità per Roma. Nel 9 a.C. infatti inaugurò anche l’Ara Pacis (Altare della Pace) proprio per celebrare questo periodo di prosperità e pace. Inoltre il suo governo fu caratterizzato dall’attuazione di numerose riforme:


  • Militari: assicurò uno stipendio ai soldati insieme a parte del bottino di guerra e terre per i veterani;
  • Sociali: regalò province e titoli nobiliari ai senatori; distribuì cibo al popolo; permise anche agli schiavi di arricchirsi e fare impresa;
  • Politiche: il Senato perde il suo potere, ha semplicemente un ruolo amministrativo perché il potere legislativo è accentrato nelle mani di Ottaviano;
  • Territoriali: Augusto estese i confini dell’Impero Romano a nord e a est e divise le province in senatorie (territori sicuri e longevi che venivano affidati ai proconsoli), imperiali (erano invece nuovi territori, meno affidabili, controllati stabilmente dall’esercito e governati da funzionari sotto il controllo dell’impero).

Alla morte di Ottaviano Augusto (14 d.C.) che si spense pronunciando la storica frase “Acta est fabula. Plaudite!”, “La commedia è finita, ora applaudite“, lo successe il suo figlio adottivo Tiberio, membro della gens Claudia, che governerà Roma dal 14 d.C. fino al 37 d.C.: nacque da qui l’uso di affidare la successione imperiale ai membri della propria famiglia.

 

Nessun commento:

Posta un commento