venerdì 2 ottobre 2020


 

Accade sempre

 

Di Vincenzo Calafiore

03 Ottobre 2020 Udine

 

… a volte penso che la vita abbia voce

e da questo palcoscenico ammira le oscenità e le stupidità

d’una platea stanca e nervosa. E grida, urla … voglio vivere!

Solo che non c’è più vita!

 

Io e te, le nostre vie che non si incrociano, le nostre vite che non abbiamo… eppure così in queste distanze parallele cerchiamo come lucciole di illuminare le notti bianche passate nelle maglie di pensieri che non portano nulla di buono, come corvi rovistano i campi bui, giocano ad ingannare la notte che non ha mai fine.

L’alba è quasi una liberazione, un panno umido che cancella la lavagna, e si ricomincia a sperare, si ritorna a giocare col destino che da qualche parte se ne sta maligno e curvo a scrutar sul mio foglio già zeppo di errori.

Io stesso sono già un errore e non dovrei esservi .. ma qui è così bello e magico tutto perfino le tragedie che si vestono di colori e suoni come fossero parole.

Arriverà , eccome se arriverà il giorno tanto atteso…. Che stupido inganno!

Come Penelope di giorno ti amo e ti desidero, di notte tutto svanisce e torna la mia mente a ricreare tra le mie braccia labbra da baciare e capelli da stringere nelle mani.

Chissà da quanto tempo te ne sei andata via!

Eppure ancora tu mi chiami amore.

Mentre io ho paura, paura di non essere più nei tuoi pensieri, di non essere più la tua alba.

C’è stato un tempo felice, sembrava d’essere infilato dentro una di quelle primavere senza fine, c’era uno scopo, un sentire da appagare.

Le dimenticanze fanno parte ormai di una quotidianità meschina e impacciata, è buffo questo è un oggi che fa paura, mette freddo addosso.

Fa paura perché mi aggiro nella notte in cerca di te che non capirai che sapore hanno le notti insonni oppure quelle indimenticabili in cui c’eri tu.

Non capirai mai quanto mi sia stato difficile starti vicino e rinunciare al desiderio di venire a prenderti per portarti via chissà dove, in qualsiasi apostrofo di vita…

Mi fa paura quel desiderio di te, delle tue labbra appena agli angoli di un’età che non lascia tracce di se, svanisce pian piano, un poco alla volta … è come essere un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

Mi succede spesso di annusare l’aria in cerca del tuo profumo e immaginare di nasconderci in quelle notti passate assieme, sotto il profumo delle lenzuola degli odori mischiati, sotto gli sguardi di una notte che non è stata mai.

Io lo so che sono condannato a vivere nelle distanze, da altre perdute realtà… magari di poterti amare o di amarti sotto gli sguardi di tutti che non sanno, che non vedono.

Vita a poco a poco, di scenari contrapposti e trappole mortali al pensiero appena nato ecco perché non ho più l’anima da corsaro in queste misere vesti da scrivano prezzolato dai sogni, lasciami andare! Lontano dai lezzi profumati e fanghiglie dorate, lasciami andare ora che non ho più colori per colorare gli orli della mia piccola e svogliata morte quotidiana.

I miei inediti, i miei racconti a mezza aria, tra un si e un no, sospesi  nelle amare confessioni scambiate tra me e l’immagine riflessa su questo palcoscenico spoglio, richiama con asprezza, ma anche con ironia quel che la fanciullesca visione di un insieme contorto.

I sogni sono miei, miei! Mai potrei cederli…

Perché tu capisca che sono questi a trattenermi, perché comunque sono uno schiavo senza liberazione.

La libertà è la possibilità di disporre sempre di un sogno e invece c’è sempre qualcuno,o qualcosa che dispone di me.

Quando non sono i sogni sono le cose.

Brindo al coraggio di chi si lascia incendiare dalla passione, che aspettano, nel silenzio e nell’oscurità, nel freddo e nel dolore, l’ultimo dono, il sontuoso regalo di una puttana spogliata ai margini della consuetudine!  

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