domenica 10 gennaio 2016



Ora è così


Di Vincenzo Calafiore
11gennaio 2016-Udine
( da 100 pag. in una)

C’era nell’aria una leggerezza serena nonostante mi stessi avvicinando ai giorni miei passati.
E non era quella frenata né prolungata d’echi di altre già svanite; non v’era in questa, assenza di sguardo, era una leggera felicità incondivisibile.
Le idee, i pensieri miei erano stati e sono sempre per lei, sono chiari e si susseguono nella mia testa privi di assillo, di ambiguità, di inquietudine vaga.
Io, la conosco bene, anche all’interno dei suoi segreti più tentacolari. Ma nella mia testa continuavano quei desideri di accentuata morbosità di possederla sessualmente, di stringerla, nonostante la certezza mia di controllare quegli istinti sessuali che incontrollabili giravano nella mia testa, oltrepassando le allusioni certi di entrare in quel mio intimo labirintico gioco degli inganni per di più con una certa naturalezza.
In questo mio continuo desiderio di possederla, che mi sfiniscono alla fine di ogni notte, le immaginazioni si mostrano così reali così a portata di mano che mi vedono protagonista eccellente incontrollabile in una pienezza screziata, naturalmente.
Ma ci sono le quotidiane complicazioni che iniettano le loro insidie, aprono strade infinite di incognite nel mio piccolo cosmo secondario che sembra un avamposto di allegra follia.
Sempre bizzarro e terribilmente reale il gioco del venire!
Così, infettato di una malinconia di fondo che mi brucia ormai da diversi anni, cercando vita trovo lei con frammenti di ingenue confessioni di desideri nascosti in una ragnatela ove restano a volte.
Da protagonista animo la scena come in un film ove le azioni nascono e si svolgono nel tormento sessuale notturno!
Ma c’è lo scoglio dell’età su cui va a infrangersi è come una barca che va a infrangersi contro gli scogli; cambia così repentinamente la scena, così come il desiderio arreso dei sogni e delle immaginazioni che si muovono negli spazi di un’immaginazione sovrastante immersa nella calura di estati e primavere nelle prospettive fantasiose e epicentri spettacolari nei quali si sono addensate le attese di un corpo da baciare e da accarezzare con il sorriso e la mia drammatica realtà di arresa vecchiezza.
Quindi il mio visibile impantanato nell’inquietudine con il sapore dell’acqua ferma si perde nel sordo rumore del caldo silenzio; muoiono tutte le mie velleità sessuali ed emerge lo spettro di quello che un tempo ero, remo di duro legno capace di fendere la superficie dell’acqua!
Cose ormai cedute al tempo che mi ha relegato in un silenzio assoluto di una chiesa ove si trasmutano i miei desideri di prendere a piene mani quel suo corpo liscio e vellutato, in voci e figure che mi vedono protagonista di quel che ero e che non sono più.
E’ un visibile che diviene parabola, deputata a sciogliere l’inverno addosso che è la mia età nelle soffocanti atmosfere sessuali perdute, nell’avvio alla fine.
E’ un canto malinconico!
A volte di picchi dei guizzi sorprendenti di certi momenti cruciali… lo stesso calore del suo corpo scioglie e diluisce le pressanti delusioni, lo stesso calore che palpita in sintonia di acerbo desiderio !
In questo mio finale svelto e sconvolgente, ogni desiderio diventa simbolo leggibile, vuoi in direzione fantastica, pazzesco desiderio, come propulsore di nuovi accadimenti; vuoi come ricerca delle ragioni più vere e sotterranee dell’esistenza: che mi fanno ancora desiderare e amare, tentare di morire su quello scoglio ormai insormontabile del lento morire, del lento finire!

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