venerdì 12 agosto 2016



Sai che è successo comunque in ogni caso
( che vita sia… )


Di vincenzo calafiore
13 Agosto 2016  Valona

Era già succeduto al largo di Valona in una notte di stelle ardenti, il vento s’era girato e portò odori di altri mari ma secchi e roventi, gli stessi di certi altopiani meridionali di una terra che ormai è viva solo nella mia memoria di navigante.
La brutta razza di navigatori naviganti, bruciati dai ricordi, arsi dal desiderio di trovare ancora un mare da sfidare, un mare ancora più profondo, più vasto, di quelli già solcati e che hanno lasciato segni di vecchie ferite ricucite male.
Nei porti ci guardano come fossimo sopravvissuti senza sapere e conoscere che quelle ferite come vecchi tatuaggi sbiaditi dalle depositate salsedini, sono e rappresentano tracce di vite precedenti, da seguire come rotte per un possibile ritorno a casa.
Da giorni navighiamo in questo mare sconosciuto, superando improvvise burrasche, che ci hanno allontanato dalla vita lì davanti a noi.
E’ un cielo strano e la barca ha un brivido, arriva uno strattone alle ginocchia e agli occhi, si svuotano di vento le vele, si gonfiano al contrario e pare che la barca voglia sprofondare negli abissi soffocata da onde alte così mai viste.
Non è solo un cambio di vento, è molto di più.
I capelli bianchi in quell’ora della notte rassomigliano più alla fosforescente polvere di Hastrass che nelle notti di plenilunio tutto fa brillare perfino la vita opaca, perfino i ricordi macerati che diventano improvvisamente storia e memoria da rinverdire per poterla raccontare, salvandoci, alla futura razza di navigatori naviganti.
Sai che è successo comunque in ogni caso d’essere lì lì per morire ed invece ti salvi! Sai che è successo e potrebbe ancora succedere all’ultimo momento essere salvato da un vento senza nome che viene in tuo soccorso.
E’ una trasfigurazione, e il bianco dei capelli non è la salsedine né la polvere delle stelle di Hastrass, sai che è il colore neutro della morte che piano piano chiama a se.
Tu questo lo sai, lo avverti e lo senti negli improvvisi strattoni che fanno tremare tutto il fasciame della barca con la quale stai navigando.
Ormai sei solo assieme alle paure.
Le stelle improvvisamente ardono, la luce aumenta, e il mare diventa “ bastardo “, la barca sbanda come un’ubriaca, l’aria diventa familiare ma rovente, irrespirabile, secca come il vento Hastrass a cui da un tempo lontano stiamo andando, un po’ maceri, un po’ stanchi, di mare, di sagome scure, di venti improvvisi e di mari bastardi che ci hanno gettato tra i filamenti di tremende battaglie, che ci vincono, ci inabissano le alghe ci trasformano da navigatori naviganti in mezzi marinai galleggianti nei porti vuoti di mare.
Cambiano anche gli odori, inizia il salso e la puzza di alghe morte. Comincia l’aria desertica di un’esistenza alla fine.
La stessa respirata tanti anni addietro che improvvisamente ci piombano addosso in questa notte al largo di Valona.
Fiutiamo praterie bruciate dal sole, gelsomini sulle labbra di una sposa che aspetta le mani e forti braccia che la stringano, e dita capaci di farla sognare e sobbalzare come legno sulle creste bianche di onde lunghe e distese. Ma anche immondizie, erba bruciata, polvere di pelle cadente, ginepro di sogno, sangue.
E’ un odore dolce e cruento.
La vita è tutto in questa coabitazione di dolcezza e violenza.
E’ come la lentezza del guerriero che prega al tramonto, prima d’essere ammazzato.
E’ una calma piatta che nasconde uragani. O l’anima dei navigatori naviganti che convivono con l’orrore del “ nulla” onnipresente, ignorante e falso. La sua gentilezza che si sposa a raffinate crudeltà.
Cominciano le visioni.
Nel buio di questa notte arida la vita in piedi è una donna sull’acqua che urla e si sbraccia, avvolta in una tunica nera che la imprigiona.
Invece è la morte.
Sento che noi, navigatori solitari, stiamo andando alla battaglia, al luogo del massacro, ma anche alle sorgenti della nostra vita. Torniamo come salmoni al levante, il marchio d’origine del popolo dei navigatori naviganti, della civiltà, delle vite che ci attendono.
Accadde a Hastrass, migliaia di anni fa, quando qualcuno, un navigante, guardò a Occidente e disse: “ Erebu”, Terra del tramonto!

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