venerdì 21 luglio 2017

Di Vincenzo Calafiore
22Luglio2017 Udine

“ … la vita non accarezza,
accarezza se stessa contro di noi…!

Cos’è che mi fa tornare in dietro?
Perché in me c’è sempre quel desiderio di incontrarti?
Così come tu vuoi hai fatto della mia vita una riva che tu facilmente come mare raggiungi, a volte come una tempesta, a volte con la serenità, quella che solo a guardarmi sai dare.
L’amore è il canto delle anime!
Lo dici spesso quando insieme andiamo su quelle strade ancora inesplorate senza paura come se le nostre anime sapessero dove andare.
Sono così trascorsi i miei anni e sono come i tuoi occhi ancora mi vedono; in verità ormai sono come una fotografia che pian piano si scolora, un uomo che di notte tira su le reti sperando di trovare un sogno impigliato o che ritorna nei luoghi ove ebbero inizio le grandi traversate dell’anima.
Per fuggire all’ iniquo!
Tu sei quel sogno per cui vale la pena di lottare per trattenerlo, sei quel viaggio da fare ogni giorno senza corpo, più di anima, più di desiderio, più di amore.
Forse se ancora è possibile Amore, il suo luogo sei tu, un luogo di mare e di cielo, al centro di ogni cosa, o nelle nostre mani che si cercano e si vorrebbero intrecciare come radici di un sogno più grande.
Lontano da te è un agonizzare per una malattia che tanti giurano sia l’amore, che solo le tue labbra sanno curare; mi hai rimesso assieme pezzo dopo pezzo dopo il lavoro di macellai occulti, per farmi sopravvivere e continuare a vivere nei sogni che vuoi tu.
A volte rimango prigioniero delle stesse prigioni di altri prigionieri, gli altri morti vivi, che si aggirano nelle favelas di città di immense solitudini, nelle rovine, nei rifiuti; noi i prigionieri che lottiamo per una giustizia che non c’è, per riavere la dignità e la libertà, contro le umiliazioni e le mutilazioni.
Noi che fuggiamo per non essere torturati e impiccati o per non sparire per sempre nelle prigioni buie di un no della vita!
Io che torno a te ogni notte, dimmi tu amore quale sia il mio senso, il mio significato, che significato ha la mia esistenza se poi tu non ci sei?
A  volte hai la forza e coraggio di spezzarmi le gambe e le braccia,
a volte mi accogli al tuo seno come una madre,
a volte mi dimentichi come un bagaglio chissà in quale stazione sperduta.
Da qualche parte la nostra fiaba è un dono d’amore: ecco, perché ti Amo.
Non potrei scrivere, raccontare, inventare vita senza l’Amore o di donare amore … e poi chi è capace di prenderlo, lo prenda.
Certo, mi piacerebbe che tu leggessi le mie storie, anzi vorrei che tu le leggessi.
Spiegarti che sono uno scrittore che a volte la sua fantasia non riesce a trovare una grammatica adeguata ( diceva, mi pare Rodari che pure la fantasia e l’amore abbisognano di una loro grammatica), spiegarti la mia provenienza, dove ho vissuto.
Spiegarti le mie prigioni.
Dirti o poterti dire che molte storie che parlano di te, le ho raccontate per anni a memoria, per le strade, agli angoli dei tanti incroci, negli scantinati bui che diventavano teatri, prima di scriverle, modificandole e rimodificandole a seconda delle osservazioni dell’anima!
Le favole tue le ho scritte più o meno tutte insieme, la gioia e la felicità sono comune ad esse.


Nessun commento:

Posta un commento