lunedì 13 agosto 2018


Sogno di mezza estate

Di Vincenzo Calafiore
13 Agosto 2018 Udine

In queste sere “bollenti “ noiose più che mai, rimane che sognare questo momento vissuto nella vuotezza assoluta, da un’altra parte, una spiaggia qualsiasi della mia amata terra, la: Calabria!
Immagino allora un’area di luce e di mare, a cuneo tra faro e faro e le montagne che fanno da sipario a uno scenario fiabesco, da un lato all’altro.
Ti trovi nello Stretto, tra Scilla e Cariddi, attraversato dagli argonauti e Ulisse!
Lo Stretto di Messina, circa tre chilometri nel punto più stretto, tra Capo Peloro e la punta calabra, e qui si incontrano pure  il freddo Mar Tirreno e il caldo Mare Joinio.
Ogni tanto si aprono i leggendari gorghi di “ Caribdys” il mostro omerico < che l’acqua livida assorbe > ( “ Odissea “ libro XII) …
Dallo Stretto passa tutto, storia, profumi, essenze, ma anche il delfino, l’orca, le balene, il capodoglio, i tonni e le mante, gli squali compresi quelli bianchi e in fine il Re dello Stretto, il Signore del mare per eleganza e per nobiltà, il : “ Pesce spada “!
Ogni anno, nel periodo della riproduzione il pesce spada lo attraversa due volte lo Stretto.
La prima volta in aprile-maggio, seguendo la costa calabrese dal Tirreno allo Jonio, la seconda tra luglio e agosto, dallo Jonio al Tirreno, più vicino alla Sicilia.
Il “ fiero cavaliere del periglioso mare “ ama nuotare in superficie e accompagnato dalla sua compagna a cui è fedele fino alla fine.
E’ strano, ma il maschio solo qui, in questo tratto di mare per corteggiare una femmina salta fuori dall’acqua, i pescatori dicono invece che pare voglia giocare con il mare e se essi avvistano una cosiddetta “ pariglia” tendono a catturare per prima la femmina, sapendo che il maschio rimarrà a nuotare nei paraggi fino a quando la sua compagna non sarà morta, a volte per il dolore attacca la barca con la sua lunga mascella spadiforme.
Proprio per questo aspetto drammatico del duello tra uomo e il “ pesce cavaliere”  che Domenico Modugno ha scritto la canzone “ Lu piscispata”.
A volte nel silenzio della notte mi par di udire il canto della risacca, vedere nel chiaro di luna l’incresparsi delle onde, il formarsi o lo sformarsi di scie scintillanti nella scia lunare;
a volte mi pare di udire le voci concitate a bordo della spatara, l’inseguimento del pesce spada e di vedere l’uomo sospeso tra cielo e mare con in mano la – traffinera- scagliarla con colpo sicuro.
Ma, appena colpito il pesce spada è una volta issato a bordo è subito – marchiato- vicino all’occhio con segni scaramantici… il tutto avviene a ritmo di gesti e parole di un rituale sacro, come ai tempi dell’antica Grecia.
In effetti questa forma di pesca nello Stretto risale ai Greci Calcidesi che fondarono Zancle
( Messina) e Reghion ( Reggio) nell’VIII secolo a.C. come testimonia la descrizione di Polibio riportata da Strabone.
Come non sognarla una terra così.
Come non amare un mare così meravigliosamente vivo, pieno di vita, gaio come un giorno di primavera, profumato di settembre; ma anche bellicoso e irascibile, minaccioso fino in casa, d’inverno, quando profuma di pino e di ginepro come l’Aspromonte o la Piana di Gioia Tauro.
Mentre pian piano vedo sparire nel nulla i miei giorni, nella noia e tristezza di un balcone che si affaccia sul nulla, vedo ciò che la memoria, giocando d’inganno mi propone, e in tanto si fa sera e con tristezza vedo che un altro giorno se n’è andato via sulla scia scintillante di un mare nel chiaro di luna….
È quasi vero!


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