Prendimi
Di Vincenzo Calafiore
21 Giugno 2019 Udine
“ …. è di solitudine che si
tratta
ed è lontananza anche da se
stessi.
La solitudine che sta in un
foglio vuoto
di parole, nella felicità
mancata o semplicemente
sfiorata.. la solitudine che
non va via
fino a quando lei dall’altra
parte del mare
lo muove affinché esso sulla
sua riva
ti deposita. E’ quel mare che
dividendoti
ti avvicina ai suoi occhi, al
suo abbraccio.. “
Vincenzo
Calafiore
Da: “ Blu
Oltremare “ di Vincenzo Calafiore
Su quella spiaggia
ormai della notte, ci accovacciammo vicino al falò, vicini, come fossimo
cuciti, attaccati assieme, legati i nostri corpi dal desiderio di sentire il
calore, il profumo della pelle, ma anche per avere memoria.
Così anche quella
notte, naturalmente alla stessa maniera, “ tu Leda quanto mi ami? Io lo so o
suppongo di saperlo, perdonami amore, ma cerca di capire: io devo saperlo
perché, diversamente, senza te ormai non saprei vivere.
L’impotenza,
l’arresa, mi cara Leda è la mia unica arma per oppormi alla mia solitudine.. “
Affondai nel suo petto, chiusi gli occhi pieni di lei.
Principessa, vorrei
che tu lo sapessi: quanto mi hai dato e molto pure, hai reso la mia vita più
accettabile con la tua estraneità e la tua ingenuità, molto più di quanto tu
possa immaginare.
Il tuo letto in
quella camera era il tuo letto che arbitrariamente battezzammo: la nostra
nuvola, per cui mi ci distesi come fosse la prima volta.
La spogliai piano
come fosse l’ultima volta e l’accarezzai,
con quella mia insolita smania che sempre ho addosso.
Ci accarezzammo a
lungo, come solo un uomo e una donna che si desiderano sanno fare.
Percorsi il suo
corpo piano senza fretta, palmo dopo palmo, baciandolo dappertutto.
Sentii che i suoi
seni diventavano sempre più duri e allora li baciai; lei mi abbracciò forte a
se, fino a levarmi il respiro.
Diceva parole che
prima non aveva mai detto, ne avevo mai sentito pronunciarle.
E allora, Leda,
prendimi tra le tue braccia, non lasciarmi in questa mia deriva di poterti
perdere, tienimi tra le tue memorie che al dì danno quella luce che solo un
tramonto saprebbe fare.
Lentamente, molto
lentamente le ore fuggirono via fino all’arrivo dell’aurora che dall’alto
specula su un mare mai stanco, mai fermo. Il mio viaggio finisce qui mia dolce
Leda, tra le cure meschine di un fato che divide le nostre anime. Ora i miei
giorni sono uguali e fissi come i giri delle ore.
Il viaggio inizia su
questa spiaggia, inizia e finirà negli occhi tuoi!
Nulla disvela se non
gli anni tuoi pigri e lenti che tramano di conche piene di suoni e colori; dai
respiri leni, nella bonaccia notturna muta tu chiedi se così tutto svanisce in
questa poca ombra di memoria, se nell’ocra alba si compie il mio destino.
Vorrei dirti che no!
Che di te s’appressa l’amore tuo che tu vuoi che sia infinito!
Prendimi e questo tu
puoi con le tue mani, agli occhi miei frangente s’avvicina l’ora del mio andare
in quella specula lontana: t’amo!
Il cammino finisce a questo sogno! Il tuo cuore salpa già per l’eterno
amore.
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