lunedì 28 ottobre 2019


La fiaba

Di Vincenzo Calafiore
28 Ottobre 2019 Udine

“ … così succede che a un certo punto
ormai lontano da tutto, vivi la vita,
la tua vita, come fosse una fiaba.
E non te ne vuoi più andare via.
Vivi la tua fiaba non da comparsa
ma da protagonista, la respiri e ti inebri
non ti importa più di quello che fuori
dalle mura accade, non ti appartiene più “
                                                                                                                                                                                Vincenzo Calafiore



Oggi il tempo passa in fretta, invecchia in fretta e perde sempre più senso. La vita stessa ha confini più sfumati, valori da ridefinire: è un vivere in realtà sofferte.
Ma ci sono metriche che la sanno rendere diversa, meravigliosamente diversa, intensa e poetica come una fiaba allo stesso tempo: e queste sono
quel “ qualcuno da amare per sempre”!
E’ una condizione contro una condizione.
Io le ricordo tutte le favole che ho raccontato prima di scriverle, allucinato da un sogno o da follia, e mi parevano anche profonde come la cognizione mia del dolore.
Le ho raccontate tenendo conto del disagio di quegli occhi che mi stavano ad ascoltare.
Vedi, è da qualche tempo che non riesco più a scrivere favole per vivere. Il mio cuore si ferma e riparte quando vuole.
Non puoi immaginare come possa mancarti la sola presenza di quel motivo per scriverle, il rapporto, la conversazione, il gioco … qui in carcere … il cuore si inaridisce.
A un certo punto mi sono mancate le parole, mi sono mancati i colori, le immagini, i pensieri .. i giochi dei pensieri.
Con l’amore non si può bleffare, se non è “ favola “ da vivere, da sentire dentro, l’amore non la vuole e te lo fa capire senza remore, senza ipocrisie.
Se non riesco a trovare le parole, i colori, le immagini per tornare ad amare, l’amore non mi capisce.
Mi ero accorto che le ultime favole le avevo scritte per gli “ adulti” quegli esseri incapaci di sognare, di volare, di trattenere un sogno, e lì che ho smesso.
Gli “adulti” , a parte quelli che sono rimasti dei  - Peter Pan – come me, non comprendono più, si sono dimenticati che ci si può innamorare sempre, di un fiore, che ci si può trasformare in una stella e fuggire via nel cielo.
Gli “ adulti “ si sono dimenticati che gli animali parlano, così gli alberi, le piante, il vento, il mare ….!
Amore, io ho cominciato a inventare favole per raccontarle a chi sa ancora emozionarsi, a chi riesce ancora ad amare, a dire ti amo, a chi sogna ed è ancora capace di sognare, poi mi sono messo a scriverle per farne dei libri, ma solo perché ero e sono ancora in galera, perché i miei compagni di detenzione me le chiedevano perché volevano andare via, evadere dalla prigione, ecco perché.
Non le ho scritte per guadagno, ho cercato però con tutto il mio amore per la scrittura di far si che loro potessero ancora sognare.
Non puoi capire, o forse si, quanto triste sia per me non essere più in grado di scrivere favole!
Per questo mi è difficile vivere.
Ci sono molte forme di morire, ma certo la più tremenda è quella che ho scelto io, io che voglio essere e sono ancora uno dei tanti Peter Pan mi aggiro nel labirinto dell’orrore e provo il dolore dentro me del rischio di perdere me stesso e il mondo. C’è un mondo reale nel sogno, che dice che nei miei racconti c’è vivo quel – ti amo – ed è tutto vero : il pensiero in testa, gli occhi che esplodono nella luce di un tramonto di un’alba, gli sdoppiamenti, la coazione nello spazio ridotto di un – ciao -!




Nessun commento:

Posta un commento