domenica 27 giugno 2021


 

De  Senectute

( La vecchiaia )

 

Di Vincenzo Calafiore

27 Giugno 2021 Udine ( Italy )

 

“… pian piano scende la luna

e lascia nel buio!

E’ la giovinezza che abbandona

la vita…. “  Calafiore Vincenzo

 

In quelle notti solitarie e di smarrimenti, mani stanche e occhi perduti nei tanti vaghi aspetti e ingannevoli ricordi fanno da cornice tra l’ora e l’ombra d’una giovinezza  che si allontana come un pargolo per una strada bianca e polverosa.

La notte resta cieca e ammaliata dalla mesta melodia della fuggente giovinezza, che da sempre eterna saluta col coraggio di vivere, nella mesta vecchiaia.

 

Scappa e si dilegua, e così lascia l’età mortale la mia adorata giovinezza, in fuga la seguono le ombre dei ricordi, le sembianze dell’amore coi suoi meravigliosi inganni … vengono meno

le disperate speranze ove nascono vani i desideri.

Solitaria e muta rimane la vita; muoio in lei porgendo lo sguardo, come uno smarrito viandante della vita cerco invano uno scopo o una ragione al lungo cammino che sento in me come ancora da percorrere.

Vedo ahimè  un mondo estraneo,  io stesso al mondo!

Così ora in questo mio “ nuovo”  provvisorio o precario che sia, trovo una vita adulta e matura, ormai privata dalla giovinezza, cosa adesso più dura della pur terribile morte.

 

A guardarla è troppo felice e serena, la misera sorte, ogni piacere è frutto di tante pene, e ritrovare gli eterni cuori, le eterne immagini d’una felicità antica… la vecchiezza  è una speranza estinta, fonti del piacere secche, e pene sempre più crescenti!

Ma la verità è che la mia vita mortale abbandonata dalla giovinezza, mai più si colorerà di altra luce, sempre di meno aurore, sola resterà sino alla fine.

Mi chiedo ora quale sia il traguardo del mio lungo cammino, quanta strada ancora dovrò percorrere?

 

Amore d’infinite vesti, dove sei?

 

Ora le albe si raccontano con le stesse identiche poche parole di sempre; e tutto fluisce dalla medesima fonte come un bicchiere di vino, ne tanto pieno ne tanto vuoto, come Penelope con la sua tela, io di notte rigetto in mare l’inutile zavorra dei ricordi e con essi il dolore che lasciano dietro di se. Adesso è il momento di amare il mio tempo, un treno di tante carrozze che sbuffando e sferragliando se ne va piano in mezzo a lunghe distese verdi, e costeggiando il mare pian piano si avvicina all’ultima stazione!

 

 

 

 

 

 

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