La mia mediocrità
VINCENZO CALAFIORE
“…. ricordo la mia casa, poco più avanti
i binari che si infilavano in una lunga galleria.
Appena oltre i binari
un lungo fossato finiva
sulla riva e c’era il mare.
Quante volte ho attraversato quella galleria
per raggiungere l’altro mare; dal promontorio
il salto più bello nel blu, ad occhi aperti e risalendo
seguendo la forma dello scoglio, potevo ammirare
i ricci di mare e granchi ….. “
Vincenzo Calafiore
A un certo punto il mio male la teneva chiusa con le sue ragnatele, lì era stata custodita la mia adolescenza, sono stati custoditi i miei ricordi, la fionda, il coltellino, la mia cintura di cuoio, oggetti che hanno fatto parte di una vita andata persa assieme alla casa.
Accanto alla macchina da scrivere, la M80 la scatola con tutti i miei manoscritti, sul coperchio avevo scritto vistosamente “ Le storie di Enzo “.
Le lettere scritte a mia madre, invece sono conservate in una scatola azzurra. Sono lettere felici, come lo ero io.
Mi chiedo che fine faranno, in quale mani cadranno. Farei meglio a bruciare tutto.
Forse penso queste cose così brutte perché sono attraversato da una velenosa tempesta, proprio in questa notte magica, là fuori c’è un cielo splendente di stelle, l’aria è serena, profuma di tiglio, sono lì in fila, quando li piantai, li ho curati bene e legati a un alto tutore. Ora sono altissimi e svettano in cielo, mi regalano con il loro intenso profumo delle serate magiche, che in qualche modo mi riportano alla mia casa, alla mia adolescenza. Ma ora in questa mediocrità non sono più in grado o meglio guardando la vita con occhi diversi sono diventato un “ appartato” uno che non vuole più avere a che fare con la mediocrità in generale, preferendo la mia.
Il mio rimanere in questo stato mi ha evitato la forzata condivisione di pensiero con il resto, con l’intorno che non riconoscendosi mediocri si sentono gratificati e da gratificati vivono una parvente vita.
Ogni mattino l’eco mi porta lo sferragliare di un treno che corre veloce, e non posso fare a meno di pensare allo scorrere veloce dei giorni, degli anni. Ed ora eccomi sono come un treno fermo in stazione, che vorrebbe ripartire pur avendo accumulato moltissimo ritardo ed essere conscio di trovarsi su un binario morto.
Così più di una volta mi reco in stazione a vedere i treni partire e passare, immedesimandomi in un viaggiatore in attesa di un treno che mi porti da qualsiasi parte.
Davanti a un enorme specchio, per la prima volta nella mia vita mi sono visto interamente, non mi ero mai reso conto di quanto lavoro avesse compiuto il tempo, mi vedo diverso da come mi ero immaginato, i miei tratti hanno ceduto, la faccia è di un vecchio che chiede aiuto al suo grande giudice, quella faccia che non avrei mai voluto vedere, che avevo sperato fino all’ultimo di non vedere.
Poi la mia mente torna ai miei binari da cui è sempre possibile, con un colpo di testa, saltare sul primo treno che passa per sfuggire a questa umanità deludente.
Dell’umanità su quei binari sono presenti, e ben raffigurati, il passato e il presente, la realtà e la finzione, il normale corso delle cose e il presagio del soprannaturale; è un avanspettacolo da bassi fondi, deludente …
Si fa giorno, sul divano pieno di cuscini. Il sole filtra da una delle finestre è l’unica cosa viva, nel pulviscolo sospeso nell’aria i sogni si dissolvono nella penombra. Diventa parte viva di Marea ancora addormentata; la mia gelosia mi fa pensare ipoteticamente al suo corpo abbandonato in mani altrui, perdo il lume della ragione.
In bagno davanti allo specchio:
<< E’ un onore, per me >> esordisce l’immagine riflessa.
<< Lei è lo scrittore che più preferisco>>. Ho letto tutti i suoi libri e leggo ciò che scrive.
Amo quel suo stile incisivo! … E il suo coraggio di rimanere ancora qui alla Corte delle Anime Nane.
Sa perché l’amo? Perché lei non ha mai barato. Detesto le persone che barano, ecco perché la seguo come un’ombra, vorrei, voglio essere come lei.
L’osservo, la studio, ci deve essere da qualche parte un cifrario per poterla decifrare, solo così potrei trovare tutto quello che non dice nei suoi scritti ….
Passo una mano sugli occhi e quando li riapro spero che il mio riflesso sia andato via, e invece lo trovo ancora li con dei fogli in mano, comincia a leggere, sempre più incalzante, poi si ferma e mi dice: è bellissimo ciò che scrive, io non saprei da dove cominciare ecco perché l’amo!
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