lunedì 15 giugno 2015




Sia, vita!


Di Vincenzo Calafiore

Nietzsche ebbe a scrivere che lo scrittore non sarebbe mai stato  in piedi; che la scrittura è fin da principio e per sempre qualche cosa su cui ci si china. J. Derrida

 Leggera la vita, come brezza al mattino risalendo dal mare e colline passa e gonfia i bianchi lini davanti le finestre, come vele. Così certi giorni difficili vengono come onde improvvise travolgono l’esistenza tra nuvole e sabbie bianche, tanto da non comprendere in quale posto o luogo i piedi sprofondano nella nuda terra.
C’era stato un tempo lucido e forte, di ampiezze indefinite, e amori scontornati; un tempo che si ridisegnava nell’immediatezza, di poche parole e sogni a metà sospesi in quelle diseguali età.
C’era tanta poesia, in quei versi in chiari di luna.
E’ la vita!, passa e non torna nella sua intrattenibile fugacità. Scompare una volta per sempre dentro la stessa negazione, è un’ombra leggera, morta già in precedenza. E non importa sia stata essa bella o misera, splendente o priva di peso ai bordi di un terrore celato e sommesso:
la prigione della morte ove tutto non significa nulla.
Vivere e Amare sono un qualcosa che si verifica una volta sola!

Einmal ist Keinmal !

Vita leggera, unica e fugace negli sguardi di occhi sapienti e mani di madreperla, in questa intrattenibile evanescenza dell’esistenza v’è la continua necessità del significato o di rivivere le stesse cose come se non fossero mai accadute, come una prima volta. In questo paradosso che significato ha la vita se essa stessa altro non è che una carta nautica del nulla, un abbozzo senza firma d’autore.

Immersi in quella che dovrebbe essere un’esistenza priva di senso, inevitabilmente combattuti da opposte pulsioni: il voler restare attaccati a terra per paura di perdersi, e l’essere attratti come falene dalla leggerezza del vivere, senza inutili fardelli.
Dire “ SI” alla vita, dirlo continuamente per spezzare il filo che trattiene nelle pesantezze degli orgogli, dei sensi di colpa, delle misere rassegnazioni.

Dire “si” alla vita per tornare a ridere, per sentirsi leggeri, farfalle, ballare, alzarsi da terra e seguire il volo dell’amore, sempre come una prima volta, amando senza domande e ovvie risposte.

Dire “si” alla vita è come dirlo alla donna che sboccia e fiorisce, appassisce dentro, tutto rotea attorno a lei, tutto viene da lei: il mare grande della vita!

Amare è un liberarsi della pesantezza del vivere, fa volare come Perseo in un altro spazio…

Perseo si sostiene sulle ali dei venti e sulle nuvole per poter tagliar la testa della Medusa senza essere pietrificato, così chi ama deve ricercare la leggerezza per reagire al peso del vivere.
Ma noi non sappiamo volare con le nostre ali di pietra che immancabilmente ci fanno restare nel fango in cui ogni giorno ci dibattiamo, prigionieri di muri sempre più alti; difficilmente potremo provare cosa sia: la leggerezza di vivere a meno che non ci si spogli della zavorra che inesorabilmente trascina verso inaccessibili ostili fondali: senza coscienza, né anima.













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