lunedì 8 giugno 2015



Nobis

Di Vincenzo Calafiore

“ Premessa: questo editoriale non vuole essere assolutamente un omaggio, ma  un qualcosa che sappia di ricerca, di conoscenza di una parte del nostro retaggio storico di cui credo valga sempre la pena di parlarne senza alcuna divisa politica.”
             
              Il saluto era Dux Nobis, ed era appunto il saluto che “ allora” si porgeva al Duce.
“ Era “ .
Non è, e non vuole essere un nostalgico tuffo del passato d’Italia, di cui credo non bisognerebbe averne paura o provare vergogna, poiché comunque è la nostra storia, il nostro passato. Se ne parla poco, lo si studia per fortuna sui banchi di scuola; è vero anche che quel che sappiamo lo conosciamo per sommi capi, ricordando come un’onta la data dell’otto settembre, la spedizione in Russia, da cui non sarebbe dovuto tornare nessuno e qualcuno è rientrato, la guerra d’Abissinia, la Grecia, la Jiugoslavia, l’Albania. Sono argomenti più grandi me, e quindi incapace di trattare, sono poco informato e facendolo rischierei solo di fare la figura dell’ignorante.
Per mia conoscenza, per cultura, ho letto molti libri e giornali dell’epoca.
Dunque l’Italia, uscita vincitrice della guerra, subito dopo i primi momenti d’euforia, rimase in realtà delusa dai risultati del conflitto. Infatti il 1919 fu un anno difficile che vide in atto diversi manifestazioni e scioperi da parte degli italiani che si rendevano conto della lenta ripresa dell’Italia dopo il conflitto mondiale. Vi fu un fermento anche politico: nacque il partito popolare italiano voluto da Luigi Sturzo, di ispirazione cattolica,e il 23 marzo del 19 nacquero per volere di Mussolini i Fasci di combattimento. Alle elezioni del 19 vinse il partito socialista e fu a capo del governo Francesco Nitti, il quale non appoggiato dalla sua maggioranza e avversato dalla sinistra, fu costretto a dimettersi. Fu richiamato al governo Giolitti il quale era considerato l’unico a poter ristabilire l’equilibrio italiano. Nei confronti degli scioperi, egli non ebbe reazioni repressive ma lasciò che queste manifestazioni si spegnessero pian piano. Sottoscrisse il trattato di Rapallo con la Jugoslavia, che assegnava all’Italia alcune città ma non Fiume dichiarata città libera (D’Annunzio nel settembre 1919 aveva occupato la cittadina).
Si affermava nel frattempo sempre più l’ideologia fascista e quindi alle elezioni del 21 Giolitti inserì nella sua lista alcuni esponenti fascisti (liste del blocco nazionale). Infine si dimise e al suo posto entrò Bonomi. Nel novembre 21 si creò il partito fascista che si presentava come l’antidoto alla difficile situazione dell’Italia. Il 24 maggio un raduno di fascisti radunato a Napoli promosse una marcia su Roma che il re Vittorio Emanuele III non fermò. Anzi chiamò Mussolini per incaricarlo di reggere le sorti del governo. Una tra le prime leggi promosse dal governo fascista fu la legge Acerbo che prevedeva che la maggioranza potesse avere nelle Camere i due terzi dei seggi rispetto all’un terzo della minoranza. Nell’aprile del 24 si svolsero le elezioni che videro vincente il partito fascista non senza però l’utilizzo di brogli elettorali come accusò in una seduta Matteotti, Segretario del Psu. Quest’ultimo fu sequestrato e poi ucciso il 10 giugno del ’24. Del delitto si fece carico proprio il partito fascista come Mussolini stesso dichiarò in una seduta al Parlamento che segna la svolta autoritaria del fascismo (3 gennaio 1925). Seguì la legge Rocco che prevedeva la fine dello stato liberale e le leggi fasciste rafforzarono i poteri del capo del governo che di fatto diede inizio alla fascistizzazione del paese.
L’Italia divenne uno stato totalitario.
Il fascismo diede vita al corporativismo, progetto che voleva riunire lavoratori di una stessa classe in una corporazione, con ruoli e salari stabiliti dalla nazione. Con la Carta del Lavoro del 1934 divenne giuridico il corporativismo che già comunque era in atto. Vi fu anche una riforma della legge elettorale che ora prevedeva la lista unica (1928). Importante per il successo che il fascismo ebbe anche nelle masse, fu l’accordo tra Mussolini e la Chiesa sancito con i Patti Lateranensi nell’11 febbraio 29 con il quale la religione cattolica diviene religione di stato. Dal punto di vista economico fu importante la rivalutazione portata in luce per volere di Mussolini stesso della lira che si voleva riportare al valore precedente che essa aveva alla prima guerra mondiale. Tale progetto, chiamato “quota novanta”, permise uno sviluppo dell’importazione ma mise in crisi l’esportazione italiana. Inoltre con la crisi del 29, la disoccupazione aumentò e vi fu una concentrazione delle piccole industrie nelle multinazionali. Per frenare tutto questo, vi furono diverse occasioni e programmi di lavori pubblici come la bonifica dell’Agro Pontino. Nel 1934 l’Italia decise di adottare il metodo dell’autarchia chiudendo definitivamente l’economia entro i propri confini statali. Dal punto di vista della politica estera, Mussolini volle proporre la colonizzazione come metodo per risollevare l’economia, produrre nuovo lavoro e incrementare il prestigio dello stato italiano. In tal modo assoggettò l’Albania e in seguito dichiarò guerra all’Etiopia nonostante avesse sottoscritto al trattato di Briand-Kellog che condannava il ricorso alla guerra. In breve tempo l’Italia si impossessò dell’Etiopia così ché nel maggio 36 Mussolini poté proclamare il re Vittorio Emanuele III imperatore d’Etiopia. Nello stesso anno, Mussolini firmò con Hitler l’asse Roma-Berlino che prevedeva una alleanza fedele tra le due nazioni. Il 9 novembre ‘38 vennero introdotte anche in Italia i provvedimenti razziali contro le razze considerate inferiori. Questo a grosse linee.
Ma a me interessa l’aspetto umano, mi piaceva conoscere cosa ne pensasse il popolo dell’Era Fascista Così, negli anni ho raccolto del materiale ascoltando gli anziani che quel periodo storico d’Italia lo hanno vissuto e per onestà la maggior parte di queste persone me ne parlò, anche male, in certi c’era una forte nostalgia; da piccolo anche mia madre ne parlava con noi figli e ci raccontava molti episodi, ma fra questi  uno in particolare.
In quel tempo nella città di Reggio Calabria, vennero costruiti dei rioni suddivisi per la categoria dei ferrovieri e dei pescatori; costruzioni ancora esistenti, sono delle villette con giardino e orto.
Bene, capitò che un giorno all’improvviso, il “ Duce” fece visita ai cantieri, girando per le case già pronte per la consegna assieme al capocantiere, raccolse da terra una pesante mazza e con la stessa colpì una parete esterna. Si aprì una voragine!
Si racconta che licenziò e arrestò il responsabile, e fece buttare a terra tutte le costruzioni già pronte, facendole ricostruire nuovamente secondo i criteri e i progetti esistenti.
Ma c’è ancora la città di Torviscosa conservata perfettamente come i fascisti l’hanno costruita.
Non tutti chiaramente ne parlano bene, ma rimango sempre del parere che la vera storia di quel nostro passato l’avrebbe dovuta scrivere il popolo e non gli storici. Mi hanno detto anche che fu proprio in quel periodo che nacquero le famose – marchette- e le pensioni; ma c’erano anche le cosiddette – case chiuse- o casini, che la Merlin ha fatto poi chiudere definitivamente, alimentando così la tratta delle schiave del sesso, ancora oggi praticata su tutte le strade d’Italia e certo non è una cosa di cui andare orgogliosi.
Ancora oggi dopo tanti anni passati a leggere di tutto quanto riguardi quel periodo, dopo aver visitato in diverse occasioni la città di Predappio ho potuto constatare la mole di gente che da ogni parte d’Europa, dall’Argentina, dal Brasile, si reca in ogni periodo dell’anno a fare visita alla tomba di Benito Mussolini. Mi rimane dentro un tremendo dubbio: ma quest’uomo avrà sbagliato proprio tutto? La verità non la saprò mai e non mi rimane altro che parlarne nel bene e nel male, perché comunque qualcosa di suo sarà rimasto ed è giunta a noi ed è giusto o sarebbe giusto non farne un tabù o peggio ancora provare vergogna, poiché è della storia del nostro bellissimo paese che si tratta.
Viva l’Italia!

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