domenica 20 novembre 2016



                        E’ quasi Amore, quasi vita

Di vincenzo calafiore
21Novembre2016 Udine

“ ….. tanti rumori, tanti desideri,
tanti sogni, tanti silenzi…… “

La mia lunga notte “ turca “ finisce davanti a un davanzale di finestra, immaginando che lì dinanzi a me ci sia il mio mare,  e sentire quel vento dolciastro di miele, fichi, proveniente da Messina; improvvisamente tutto cambia, l’aria sa di cicale, lenzuola al vento, rumore di stoviglie, profumi di basilico, gelsomini.
L’ombra dei miei ricordi si allunga fino a coprire l’orizzonte e già, mi pare di tornare a casa.
Navigo con la mia astronave silenziosamente verso le braccia dell’amore più bello, dentro una foschia color viola, il mare dei ricordi si riempie nuovamente, la processione si compatta e riprendo a navigare …. mille vele bianche sospese sul blu!
E c’è questo amore che improvvisamente mi rende indomito e fiero, condottiero della Santa Alleanza, desideri come bandiere al vento, come di quarantamila rematori che desiderano la terra.
Scorrono nuove immaginazioni è ricomincio a muovere i primi passi nell’eco di un sirtaki che si fa sempre più forte sempre più intenso, sempre più vita; così mi lascio andare in quei voli e sobbalzi di cuore, di desideri infiniti, è quasi un tornare, è quasi amore!
A bordo, lato mare, negli ultimi fuochi di età selvaggia leggo come di un portolano le ultime rotte che mi faranno tornare la mia tendenza alla rapina di quegli amori che io credetti di aver perduto, la mia nuova terra, i miei nuovi cieli, i miei nuovi desideri di sbarcare tra le braccia che da una riva lontana mi attendono!
Mancano due miglia soltanto e mi preparo a sbarcare.
Nel frattempo in una specie di bonaccia, da una finestra resto fermo, a vele flosce e immagino cosa significa vivere senza amore, restare prigionieri di desideri incalzanti è come trovarsi fermi davanti a un porto e non poterci entrare.
Mi accendo una sigaretta, non per ingannare il tempo, perché nulla nemmeno l’anemometro sostituisce il fumo della sigaretta nell’indicare se c’è una bava di vento nell’aria.
La mia anima, come mare respira la bonaccia, resto in un mare senza patria, mentre vergo rime rosse di tannino, e via coi pensieri e le immaginazioni, sembro un certosino.
Ogni pensiero è una buriana alle spalle! Scopro un sogno…. Ed è quasi vita!
E’ quasi l’alba … sbarco e tutto cambia.
Cicale, fichi, lenzuola al vento, rumore di stoviglie, musica, allegria, desideri, amore, lontananza, distanza, tutti dentro una parola, tutti in fila in attesa d’essere librati nell’aria che in me torna a muoversi.
Tutto diventa accomodante, i miei anni passeggiano sentendosi a proprio agio…
Gli anni vecchi sono vecchi.
Gli anni nuovi, sono pirati.
Benedetta vita che torni!
Ciascuno si prende il suo tempo, in questo mare di mezzo e la mia vita diventa flamenco o sirtaki è uno scoppio di felicità, o una lite spaventosa tra l’età mia e i nuovi o forse gli ultimi sprazzi di desiderio di fare l’amore, su una riva lontana da tutto.
Si accende forte la luce, il sole è già alto, è già giorno! Si spegne l’alterco tra i tanti desideri, comincia la vecchia “ Moya” e tutto torna negli occhi!
Da ciò che è in lotta torna la più bella armonia mentre pare che tutto si realizzi attraversando desideri.
Parto per le stradine di quel mio portolano a caccia di cose veneziane … di una Venezia caduta e risvegliata da un letargo lontano, mentre io Andreas Papadatos, benda nera come Capitan Uncino, schiudo stanze pieni di libri e manoscritti su questo scalo d’amore e di distanze, cerco sicurezze come vecchi mercanti cristiani,ebrei e greci, cercavano riparo dai pirati algerini prima ancora che dal Turco!


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