lunedì 20 febbraio 2017



Mors tua, vita mea

Di vincenzo calafiore
21Febbraio2017Udine

“ Un tempo eravamo invidiati per la nostra allegria, per la nostra genialità. L’orgoglio Italiano. Siamo stati un popolo felice di abitare in Italia, la nostra casa. Poi un giorno ci hanno illusi e ci siamo trasferiti in un’altra casa dove saremmo stati bene. Ma non è stato così siamo stati inchiappettati  e raggirati tutti e consegnati a sanguisughe e usurai invece che a una comunità di libero scambio e senza frontiere. A guardar bene quello specchietto delle allodole è ora un incubo!  Questo mi ricorda un cancello su cui capeggiava “ Il lavoro rende liberi “Arbeit macht frei”  e da questa europa di banche e di banchieri non ne usciremo certo grassi o in forma… “

Dovrebbero far riflettere certe “ morti “ come dovrebbero farlo anche le notizie riguardanti il mondo dei giovani con tutte le loro problematiche, con prospettive che non esistono, in attesa o alla ricerca di un lavoro che non esiste o non c’è.
Dovrebbero farci riflettere le condizioni socio-economiche nelle quali una politica incapace e inadeguata da decenni compiendo scempio di tutto ci ha cacciati.
E invece noi le guardiamo queste cose come se non ci appartengono, come se non ci riguardano, le guardiamo con distacco, con indifferenza …, come dire  “ …. Io sono a posto….” ! E’ sinonimo di egoismo, di incapacità di farsi carico di una situazione che solamente noi popolo potremmo cambiare …. volendo. Ma siamo troppo occupati a difendere l’orticello o il metro quadro di marciapiede antistante l’uscio di casa.
In realtà a noi queste notizie trasmesse dai TG  nell’ora di pranzo o della cena, un po’ ci infastidiscono, e ci rifuggiamo in quella forma di inermità, che ci ha fatto diventare nel tempo dei  “sordi ipocriti “ che non vogliono sentire, incapaci della qualunque reazione, capaci solamente di dire  < … tanto che possiamo fare … non possiamo farci niente>!
Noi italiani che popolo siamo?
Che razza di gente siamo? Perché siamo diventati così, cosa è accaduto in noi servi e schiavi di un sistema in cui si vive pensando alla truffa, ai raggiri o scorciatoie per eludere; in cui è d’obbligo il libero arbitrio, essere malfattori, truffatori?
Bravi, capaci di commuoverci, solidale, tutto quello che si vuole, ma incapaci di riprenderci ciò che più ci appartiene: la Sovranità, l’indipendenza, la libertà di scegliere, la libertà! Cose che ormai ci sono state portate via solo con l’aver accettato di fare parte di un qualcosa che da sempre ci ha guardato con disprezzo, come razza inferiore, la cosiddetta “ Nobles” Europea di cui fanno parte le emancipate: Germania e Francia, Inghilterra fino a poco tempo fa.
Noi abbiamo assistito indifferenti a quanto queste tre sorelle hanno fatto per danneggiarci; e pur accorgendoci che l’Italia, la nostra bella Italia che un tempo ruggiva e faceva paura, ora è ridotta a un Super Market, ove le sorelle fanno acquisti. Nel giro di poco tempo sono andati perduti tanti gioielli di famiglia e chissà quanti altri ancora ne perderemo. Ogni giorno assistiamo a trasmissioni  in cui come in un salotto si dibatte questo o quello, a cui partecipano donne molto eleganti e profumate, così anche gli uomini, ben tirati e lucidi, che con le loro chiacchiere intrattengono una platea di milioni di italiani che dalle cucine, piccole officine, bar, ristoranti, pizzerie, li seguono nei loro deliri e bla bla bla. Parole che non dicono niente e fanno amarezza e non chiarezza.
Non ci rendiamo conto invece che questi ci stanno prendendo per i fondelli l’ennesima volta, perché tanto non è cambiato nulla prima e non è cambierà nulla oggi, domani.
E’ questa l’amarezza, la nostra incapacità di riprenderci il timone e di decidere quale rotta prendere per tornare a casa “ nostra “, cosa sia meglio per tutti noi, per la nostra casa Italia.
La vergogna è che siamo invasi da gente che scappa dalle distruzioni o dalla miseria …. Come se noi fossimo talmente ricchi da poterci permettere di dar loro ciò che cercano.
De Magistris ha urlato  in napoletano : “ qui moriamo di fame “ !
Non è solo fame di pane o pasta,
è fame di lavoro che non c’è,
è fame di liberarci dal cappio con cui questa europa ci sta strangolando,
è fame di libere scelte come quella di morire come meglio ci pare.
Morire si, ma con dignità, con onore, con un bel vaffanculo a chi ci sta spolpando fino all’osso.
….. E della Grecia non se ne parla più, chissà come mai!
E chissà se un giorno, qualcuno dirà: “ Una volta esisteva un bel paese e si chiamava, Italia “ ! 

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