martedì 23 gennaio 2018


Che spettacolo è la vita
Di Vincenzo Calafiore
24 Gennaio 2018 Udine


E’ così bello dirti: ti amo!
Al mattino alla prima luce negli occhi, e poi più avanti nel lento scorrere delle ore di un giorno che non vorrei finisse come una serata d’avanspettacolo, col giù il sipario, spente le luci, camerini vuoti e il silenzio fino al prossimo spettacolo.
E’ uno spettacolo la vita!
La vita che mi dai nei tuoi brevi sbalzi, nei tuoi brevi cenni d’occhi, con le tue labbra appena smosse da un soffio che pare tanto un bacio da ricevere, da dare, da assaporare ad ogni modo con tutta la felicità che l’amore ha in se.
Che spettacolo è la vita!
Se sarai tu al primo risveglio.
Chissà perché poi, all’improvviso il cielo s’imbroncia e le nuvole che prima sembravano essere molto lontane sono già dinanzi alla soglia e tutto cambia perché si va in scena un altro teatro, quello serio, quello dei posti a sedere prenotati e tutto deve essere occupato, pieno…. Esaurito in ogni parte.
Nulla è dato al caso e c’è una scaletta da seguire, una specie di programma che tutto mette in moto e tutti coinvolge fino allo sfinimento o quando calerà il sipario.
Non è la vita a volerlo, la causa è tua, è mia, è nostra.
Così quel “ ti amo “ diviene, richiamo, richiesta, necessità, vita e desiderio, intimità, ricordo.
Vorrei che fosse uguale a un – sempre – o a una richiesta da farti o a un dono; vorrei solo che fosse amore, quello che a solo pensarlo ti fa rimanere senza fiato e ti costringe ancora a sussurrarlo fino a quando si rimane come marionetta appesa al muro in attesa di una  prossima chiamata.
Voglio che il mio cuore batta sempre e fortemente solo per te,
ti voglio come la vita addosso,
un cielo sopra di me, terra sotto!
Ti voglio come Amore
L’Amore sempre tra le mani come fosse matita per disegnarti, per riempire, per ombreggiare, per dare sazietà.
L’Amore sempre come fosse un gelato nelle notte arse, nelle notti bianche, di un pomeriggio di maggio in riva al mare seduto davanti a uno spettacolo più bello che sta per cominciare o continuare come prima, come fosse la prima volta ogni volta che ti dico : t’amo!
Così eterno.
Così immortale.
Da farmi continuare a scrivere di te non come foglia appena caduta, o come di una catasta di sedie abbandonate; racconterò di te, di quanto avviene di notte affinchè il buio si tramuta in luce…. Per rimanere qui seduto accanto a vegliare il tuo sonno, potrei descrivere ogni stelo di sorriso, ogni fiore sulle labbra, ogni lampo di luce nei tuoi occhi, ogni ruga.  Solo dopo, quando mi sentirò felice saprò raccontare di te, di ogni tua parte, annoterò le sensazioni, le emozioni… i ricordi del tuo volto, le prime rughe sulle labbra, le mani dolenti, le caviglie stanche. Racconterò perché ti amo ancora anche se di tempo non ne ho abbastanza in questo avanspettacolo senza fine.











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