domenica 21 dicembre 2025


 








A Oriente


Vincenzo Calafiore

21 Dicembre 2025


“ ….. perché tu possa immaginare

quanto sarebbe bello se, per noi

viaggiatori, alla fine di ogni viaggio

ci fosse qualcuno ad attenderci, un padre,

una madre, un amico, capace di prenderci

per mano e di trovare assieme il segno

che porta alla meta.

E magari immaginare, inventarsi e con quel

pensiero posarci con la leggerezza di una

sola parola, amiamoci.

Questa davvero sarebbe meraviglioso, sarebbe

più dolce il viaggio, qualunque viaggio.

E la vita, la nostra vita, non farebbe male, ma

la si potrebbe amare, sfiorarla e toccarla e solo alla fine

capire che non avendolo fatto abbiamo perso.

Per lei farsi ferire, anche, morirne. E non importa.

Tutto sarebbe finalmente - umano - .

Basterebbe una parola, un gesto, che sappia di perdono

di riconciliazione, basterebbe qualcuno, un amore, qualcuno

fosse anche destino.

Lui saprebbe inventarla un'altra vita, un'altra strada,

qui in mezzo a tutto questo silenzio, in questa vita che

non vuole parlare. Una vita breve, ma di tanta umanità,

di tante parole buone e mani, rivolte al cielo a prendere

Dio … una vita da qui al cielo. “

Vincenzo Calafiore




Succede di notte, il cielo illuminato da milioni di stelle, l'anima ha un brivido, arriva il maestrale, l'aria diventa secca. Non è solo vento è qualcosa di più ..... è la notte dei miracoli.

Una trasfigurazione.

Le stelle improvvisamente ardono, la temperatura aumenta, la notte diventa bastarda, l'aria di montagna è rovente secca come il deserto, è l'aria desertica dell'Oriente, la stessa degli altopiani afgani o del

Turkestan.

E' il mondo pastorale che ci piomba addosso nel silenzio della notte.

Si sente nell'aria l'odore di praterie ustionate dal sole, gelsomini e erba bruciata, polvere e pelle di montone, ginepro, forse anche sangue.

Un odore dolce e cruento, come lo è la vita a volte; l'Oriente è tutto in questa coabitazione di dolcezza e violenza.

E' come la lentezza del guerriero che prega al tramonto, una calma piatta che nasconde uragani o l'anima grande dei russi che convive con l'orrore dei loro regimi.

La gentilezza cinese che si sposa a raffinate crudeltà.

Intorno ai falò i contorni si sfumano e si deformano, a fatica ci riconosciamo, e lo facciamo con la musica... cominciano le visioni.

Nel buio le donne danzano e si sbracciano, avvolte in tuniche bianche e campanelline alle caviglie, i veli disegnano l'aria, e le movenze rimaste sospese disegnano la notte.

Questa è la notte dei miracoli, non dobbiamo stancarci di guardare il cielo, potrebbe arrivare il “segno” della cristianità e seguirlo e così raggiungere la nostra meta a Oriente !

Questa notte andremo alla ricerca dei nostri sogni, quei sogni che sono rimasti per troppo tempo sospesi in quel cielo di nessuno e magari poterne realizzare uno questa notte. Chissà, aprire la porta a una figlia che torna dopo tanto tempo di assenza, colmare il vuoto di un'amore finito, ritrovare l'amico dimenticato.

E' la notte del ritorno alle sorgenti vitali ove si compiono i nostri destini.

Torniamo a Oriente.

Il marchio d'origine dei popoli, dei monoteismi, delle civiltà.

Tutto vieni da lì, anche le parole, amore, pace.

Accadde a Gerusalemme, migliaia di anni fa, quando qualcuno guardò

in cielo e disse: Dio è qui!

Ecco perchè a KaraBurunit si dice così.

Ti salva il cielo. Stelle a milioni, i carovanieri seguono le stelle, l'orologiaio dell'universo indica la strada fra le costellazioni.

E' Natale!



venerdì 19 dicembre 2025


 









La felicità


Eri dentro me,dolce e benedetta

con un salto ostinato di cascata

che corre come chi sa dove andare

e non ritorna, mentre io sono qui

come un vecchio chiodo, o un albero

mi torni in mente,

mi torna in mente il tuo nome, non rimane

se ne va assieme ai giorni, agli anni,

brucia, e chiede ragione di esistere.

Ho un'età confusa e serva,

bussa alle porte sbagliate, stanca

di essere viandante, cieca e sbalordita

di tessere ancora rime e feroci illusioni.

Gli anni ingannevoli affabulatori

mi spogliarono di tutto

lasciandomi solo un avanzo di cielo!

Vincenzo Calafiore


martedì 16 dicembre 2025


 









1964

Vincenzo Calafiore

17 Dicembre 2025


Per raggiungere il Liceo Classico Tommaso Campanella da casa mia, attraversavo il lungo mare, non avevo una cartella e tenevo i libri legati con un elastico in braccio.

Camminavo rasentando il mare, ogni tanto mi sedevo su una delle panchine in pietra colorata a riposare guardando e ascoltando il mare.

Al Liceo la solita confusione allegra di schiamazzi e risate, ogni classe faceva gruppo pronti e in attesa del suono della campanella.

All'uscita, riprendevo la strada che portava al lungo mare; non c'era niente di più bello al mondo del mio incontro giornaliero con il mare, camminavo con i libri sottobraccio e facevo finta di avere una ragazza al mio fianco, questa mia immaginazione mi faceva in un certo senso felice, anche perché allora avere una ragazza era molto, molto...... difficile!

A lei confidavo i desideri che avevo e al mare confidavo i miei sogni.

E' stata così semplice e felice la mia vita, pur non possedendo niente, i miei vestiti erano quelli di mio fratello maggiore e le scarpe …. di scarpe ne avevo solo un paio e le tenevo sempre pulite e lucide, mi ricordo che la domenica mattina prima di andare a messa, in canottiera e pigiama in terrazzo prima di ogni cosa lucidavo le scarpe, prima con la spazzola poi con un panno di lana ed erano alla fine brillantissime alla fine.

A un certo punto e per mio volere e libera scelta la mia vita è cambiata, anzi l'ho stravolta.

Era dicembre del '64 e partivo per l'Accademia Militare.

Quel Natale ancora lo ricordo nonostante siano passati molti anni, una vita.

Ero un ragazzo catapultato da una bellissima città di Mare a Roma, tutto diverso, non c'era più il mare, ma un grande cortile e tante palazzine, capannoni, laboratori di ricerca e di studio, insomma una vita scandita dai segnali di tromba e da orari precisi, si passava da un laboratorio a una classe …. il Natale arrivò anche lì, in Accademia.

Lo si avvertiva nel refettorio addobbato con dei rami di pino e lampadine colorate di giallo e rosso, non c'erano i canti natalizi, ma ordini di servizio e studio, preparazione di esami e di prove da superare per continuare il viaggio in quella strada che avevo scelto di fare. La notte di Natale dopo la messa ascoltata in refettorio la buona cioccolata calda e la fetta di panettone, poi in camerata a letto.

Mi mancavano la mia famiglia,la mia casa, ma soprattutto il mio letto.

Dormivo su una branda e, un armadio che conteneva tutto quello che avevo, c'era perfino il coltello con cui ho mangiato la frutta nel trasferimento in treno all'Accademia.

Quel Natale così pregno di solitudine e di silenzio non è stato l'unico, sono stati uguali tutti negli anni a venire.

Niente regali, ma marce ed esercitazioni, ne pranzi della tradizione, ne canti natalizi in chiesa; ma non c'era neanche l'atmosfera natalizia, quella che c'era sapeva di ordini e disposizioni di servizi.

Udine era imbiancata dalla neve, ogni rumore era ovattato, e per le strade si avvertiva la magia del Natale.

Era bello ascoltare sulla scalinata del Duomo e della Loggia del Lionello le canzoni natalizie, non mancavano le canzoni del Piave e Sul Ponte di Bassano erano davvero belli quei Natali.... in qualsiasi bar si

entrasse c'era un gruppetto di persone che cantavano con un bicchiere di grappa in mano.

Erano davvero belli quei Natali, la gente che si incontrava per strada salutava e faceva gli auguri!

Oggi è tutto diverso, è frenesia di formiche impazzite, tutto di corsa, è un Natale di estranei, anonimo, senza calore, ne magia.

Questa la si avverte in casa, nel calore accogliente della propria casa, ma per strada nessuno più ti dice: Auguri... Buon natale ! E nei bar non ci sono più quei cori di ex alpini a cantare.

C'è solo la nostalgia di un tempo che fu!

Ora gli auguri arrivano sul cellulare, una vignetta anonima di Un babbo Natale o a tema natalizio, ma la magia di una cartolina o di un biglietto natalizio dove sono?




domenica 14 dicembre 2025

 

Santo Natale 2025



Ed eccoci qui, alla soglia benedetta del Santo Natale.

E' il “ Natale “ di sempre, il tempo benedetto che fa scendere per un po' su questa grumo di terra sospesa nello spazio, la pace e la serenità di cui avrebbe bisogno. Terra in cui formiche impazzite non fanno altro che farsi la guerra, a seminare odio.

E' un mondo sottosopra e da qualsiasi parte o maniera lo si guardi è sempre sottosopra.

Chi scrive ciò è un argonauta, lo scrive perché ha visto e vissuto altre epoche e ora che è ritornato non riconosce più il mondo che aveva lasciato, ma questa festa si, la ricorda e anche se l'ha vissuta in un'altra maniera non la trova cambiata, ha trovato cambiato invece l'uomo, non è più lo stesso uomo, questo che ha conosciuto è metà meccano metà elettronico, un umanoide adibito a fare sempre le stesse cose, con una vita che è come una scena teatrale che si ripete monotonamente all'infinito.

Ma questa è un'altra storia!

E' il momento della magia e di lasciare compiersi.

Del ricordarsi delle persone che non ci sono più e che si tengono nel cuore!

Quindi, cammina piano, non correre, prendi il tempo necessario per riflettere sul suo significato, lasciati coinvolgere dalla bontà che si respira e si sente sospesa nell'aria.

Ricongiungiti con Dio, chiedigli protezione dalla “ Bestia” lasciati rapire dalle sue atmosfere del poco o del niente, è questa la vera ricchezza!

Vincenzo Calafiore

sabato 13 dicembre 2025


 










Canto alla luna


Vincenzo Calafiore

14 Dicembre 2025


..... prendimi così come sono

non per quello che potrei essere

tra un paio d'anni. Se mi prendi

amami ! , amami come so amarti io

e sarai la mia luna, quella che guarderò

sempre prima di chiudere gli occhi! “

Vincenzo Calafiore


Prendimi così come sono non per quello che potrei essere tra un paio d'anni. Se mi prendi amami ! , amami come so amarti io e sarai la mia luna, quella che guarderò sempre prima di chiudere gli occhi!

Non ti ho amata per gioco, per vanità,perché eri e sei ancora bella.

Per averti avrei fatto qualsiasi pazzia, sarei stato capace di tutto, pur di prendermi il tuo destino.

Io ti ho amata senza pudore, senza paure, vincendo il destino, rischiando di perdere tutto me stesso.

Chissà se questo lo sai!

Lo sai sei come una seconda pelle, un'esistenza dentro un'altra, un pensiero di averti accanto che si manifesta come il prodigio di un tramonto, di un'alba.

Chissà se lo sai di essere come quel desiderio di andare a guardare il mare e lì rimanerci, ecco …. come si potrebbe fare a meno del mare?

E come potrei io a fare a meno di te?

Mi succede spesso di volerti accanto con un desiderio immenso, ma è nel “ Il luogo delle parole “ che io trovo la serenità dell'incontro, quella pace interiore perché in quel luogo le parole sono pennelli e la tavolozza è rubata a un arcobaleno, è così che dipingendoti ti creo proprio come il mio cuore ti vuole.

Come il mare resta per sempre dentro le conchiglie tu resterai in me per sempre, ti avrò ogni volta, ti amerò ogni momento come fa l'onda con la riva.

Io e te siamo la stessa porzione di cielo che guardiamo, la stessa melodia della vita che udiamo, lo stesso arcobaleno, l'identico tramonto.

Tu sei il mio altrove, accendi nuovi orizzonti, nuove stelle e lo fai con un soffio. Io vivo dove tu mi vuoi,e mi troverai sempre con una penna in mano ….. è un modo come un altro per tenerti accanto anche !

Vorrei che fosse amore.



 










DOVE SEI ISRAELE ?

mercoledì 10 dicembre 2025


 









Una ragione di più


E ogni volta

vado via, mi lascio e mi appartengo.

Mi appartengono il ricordo, il mio niente.

C'è una ragione di più che il solo esistere

e la perdo sempre e la riconosco

in un'impronta lasciata nel mio disordine.

Vorrei che Tu vita non mi scordassi

che un po' di me ti restasse addosso

tra occhi e cuore.

E oggi ripensando ai sogni

quei miei sogni di carta, la stilografica in mano,

la testa altrove, la mia scrittura...

non è soltanto fuoco è passione

in ogni rigo, in ogni frase

è armonia, una nave

il filo rosso tra anima e cuore,

tra me e Dio

è una chiave....

Un sogno!

Vincenzo Calafiore


lunedì 8 dicembre 2025


 










I have dream


E ora, chissà dove sei,

chissà chi sei.

Forse un nome cancellato dalla memoria,

un viso perduto nelle paludi dei ricordi,

una voce strozzata in gola.

Ti penso anche se il cuore mente.

Eri un sogno e da sogno ferivi,

mani che non sapevano più tendersi

braccia che non stringevano.

Forse ridi per nascondere le cicatrici!

E io?

Io vivo qui, in questo mezzo tra

dolore e solitudine, a scrivere versi

nel mio deserto, a trattenere un tempo

che non ti ha visto tornare.

Mi chiedo se sei mai esistita,

chissà chi sei!

Se mi porti addosso come un profumo

se vivi senza colpe.

Io ti ritrovo sempre più in un volto estraneo

in un sorriso freddo

nel silenzio che morde l'anima

e tutto torna … i tuoi passi, i tuoi sorrisi,

la tua assenza … tutto torna!

In quella ferita che chiamano sorriso!


Vincenzo Calafiore


domenica 7 dicembre 2025


 

Il confine della solitudine



Vincenzo Calafiore

08 Dicembre 2025


Vieni da me, nella mia casa in riva al mare, tu porta la tua allegria, io i ricordi.

E questa notte vedremo come fa il mare ad ammaliare gli occhi, l'anima.

La mia anima, una battaglia abbandonata, una specie di resa alla memoria, è come trovare una medaglia di latta e tu fingerai che sia qualcosa di prezioso.

Ma non è importante. L'importante è che tu arrivi con la tua solitudine fragile e ingenua, ho le tasche piene di sogni e fantasmi, ricordi. Alcuni ancora bruciano, altri hanno chiesto scusa, altri ancora mordono e fanno male, sempre pronti svegli, sempre pronti a mordere quando meno te l'aspetti.

Io e te seduti in riva al mare, consegniamo le nostre cose più belle, le altre le tratteniamo sono cose troppe umane e ci vorrebbe un angelo a cui affidarle.

Tu sei tanto bella, sei bellissima e io sono ormai un vecchio che aspetta di intravedere il suo ultimo traguardo.

Verso qualche lacrima, come un buon vino scorre veloce, è un livido dell'anima che ha deciso di raccontarsi.

E' anima! Anima da sfogliare come un libro, un libro senza pagine e senza date, in alcune sono rimasti gli odori di te bambina profumata di borotalco, sul tuo corpo sono rimaste le mie mani che ti hanno tenuta stretta quando ti ho presentata alla vita … e poi altre con l'odore delle notti insonni, le sigarette fumate in balcone e il caffè del mattino, la tua pelle nelle mie narici.

Ti saprei riconoscere tra mille!

E per un istante sembra che tu sia qui con me, mi giro e c'è sola la mia ombra proiettata dal falò che illumina la notte.

Io e te siamo due naufraghi su zattere di cartone, potrei annegarci in quelle lacrime.

Il mare si avvicina è una delle sue carezze, lo fa con la sua melodia che ipnotizza gli occhi e l'anima, è una voce che chiede e vuole sapere cosa nasconde la parte oscura dell'anima.

Io la vedo sempre più umana, sempre più sacrale come un altare a cui inginocchiarsi e chiedere protezione.

Certe notti, come questa, resto arreso uno di fronte all'altra, raccolgo i pezzi per metterli insieme a rifare una vita!

Passa il tempo e tutto cambia, cambia ogni cosa perfino noi, quasi due estranei, cambiano i sogni, le realtà.

C'è la notte lunga e silenziosa in mezzo a noi, vecchia semplice pronta a riprendersi quello che il cuore non riesce a contenere.

Io e il mio destino..... lui venne una notte di dicembre l'undici dicembre... aveva il trucco sbavato e una valigia di cartone disse a tutti di chiamarsi Vincenzo, ma da quando lo videro tutti lo chiamarono

Quinto... Quinto Malatesta, perché aveva in testa e negli occhi solo che mare.

Era come se fosse lì da sempre, lo vedeva e danzava nell'aria, sospeso al trapezio della sua poesia, con il baratro sotto della vita, senza paura

lieve come un'onda.

Ogni sera, la luna nascosta dietro una nuvola lo vedeva volare, la faccia serena e la paura che nessuno avrebbe mai potuto amarlo come il mare, con quella maschera addosso fino a qui.

Capelli bianchi e occhi stanchi che a saperli guardare raccontano.. lui racconterà dei posti dove è stato, delle cadute nelle battaglie perdute, degli ubriachi di felicità che non ridevano mai, oppure delle risate che non erano sue!

sabato 6 dicembre 2025

 

2025 “


2025 “ sembra un'astronave negli spazi siderali.

2025 “ un' umanità in viaggio senza una meta! Ma è un anno terrestre col suo carico di morte e di dolore, di lunghi silenzi e solitudini, cattiveria, malvagità, di violenze di ogni genere, di soprusi,

di disuguaglianze, di miserie.

Ma è anche una Grande Bellezza. Di magie, di generosità, bontà, altruismo, solidarietà, di amore.

E' una meravigliosa Cornucopia!

E' un'Astronave che ci sta proiettando nel futuro.

E' quasi “ NATALE “ la pace che cala come neve su tutto il mondo; è la Nevicata del 2025, il momento della pace e della serenità. Gli uomini solo per questo momento si vestono di umanità, ritornano solo per questa occasione a vivere ed essere umani come sempre dovrebbero essere e invece no.

E' un uomo che fa ancora la guerra,

che uccide,

che ruba,

che si macchia le mani di sangue innocente,

che si comporta peggio delle bestie

un uomo che è tutto tranne che : umano.

E allora bisogna cercarlo il valore e il significato del Santo Natale se nelle scuole primarie è vietato cantare “ Tu scendi dalle Stelle “ o altri canti natalizi.

Bisogna cercarli quei valori in noi, per la nostra sopravvivenza, per le nostre millenarie tradizioni.

Bisogna avere un “ VERO NATALE “ che non sia soltanto di regali, e di tavole imbandite. Il vero Natale è un passaggio in chiesa, è la bontà quotidiana, è il calore della famiglia, quella che resiste ancora, in cui è bello rifugiarsi ove si avverte il fuoco umano, ove puoi dire: sono a casa!

Vincenzo Calafiore

martedì 2 dicembre 2025


 








Ti racconto del Mare


Vincenzo Calafiore

3 Dicembre 2025


Non so scrivere, ma ci provo ugualmente,

non so scrivere e non riesco a parlare.

Già da molto tempo, certamente sin dai tempi

del Liceo che riempio quaderni di cose che

nel vostro mondo chiamate poesie, racconti.

Ecco è lo “ scarabocchio “ l'unica autentica

forma del linguaggio, ed io li amo i miei scarabocchi,

sono lì custoditi in un cassetto e conservano

il profumo primordiale dell'ingenuità, dell'amore.

Allora tu che mi leggi, come io non so scrivere, tu

mi sai leggere? Conosci il significato di quei

scarabocchi messi su un rigo e poi su un altro ancora.

Conosci le distanze e cosa ci sia in quelle distanze tra i righi?

Te lo dico io, c'è un Oceano-Mare, c'è un mare che

ogni volta provo a raccontarti. “

Vincenzo Calafiore


Ho nascosto il mio corpo ferito, cercando in ogni dove un riflesso

d'Eterno, nei pensieri, nel verbo che fu da sempre innanzi a tutto la prima parola, il primo pensiero: “ Ego Sum “ e ho costruito un'immagine a mia immagine un povero uomo desolato e sconfitto.

E poi un giorno incontrai la Vita rimasi così affascinato che l'unica cosa che riuscii a balbettare fu: Tu sei bellissima, e io sono un vecchio

che vuole vivere, amare ancora.

Un bicchiere di vino rosso, è di un rosso carminio, intenso, vivido.

Immergo un dito e lascio cadere una goccia sulla pelle, è sangue, è amore pagato, è un inverno che cerca disperatamente una primavera.

E' un livido sulla pelle che vuole raccontarsi, ma come può un mare essere contenuto in una goccia, in una lacrima?

Apro uno dei tanti libri dei ricordi, senza pagine, senza date o riferimenti possibili. Scarabocchi in bianco nero di cui sono rimaste le essenze, i profumi: è un Oceano-Mare! Un mare d'inverno, il caffè bevuto da solo, e dune di sabbia nel vento.

E per un istante tutto sembra bello, idilliaco anche così, o almeno così mi pare sia.

In verità sono un naufrago su una zattera di parole, e bevo vino, rosso carminio, intenso, vivido, e brindo al relitto di scarabocchi che ancora mi tiene a galla senza aver paura del mare, e della morte che aspetta!

Non c'è più mare,

non c'è più oceano!

E noi restiamo arresi, io e la vita, uno difronte all'altra, raccogliendo i pezzi da mettere assieme …. nel mentre tutto cambia, le persone cambiano, e cambiano i cuori, le storie, i sogni mai raccontati.

E' notte! La notte nel mezzo di noi. Vecchia ruffiana complice pronta a ingoiare ogni cosa nelle sue fauci, quello che non riesco a dire.

Ho visto il mare tornare, una notte d'autunno, con il suo trucco sbavato e una vecchia valigia di cartone mi disse di chiamarsi Oceano... il circo Mangiafuoco lo accolse come si fa con un cane randagio con diffidenza e un tozzo di pane.

Lei, la vita era giovane e bella, danzava nell'aria, sospesa a un ramo di pesco, con il vuoto sotto, senza paura, lieve come una farfalla.

Ogni sera Oceano si nascondeva dietro una nuvola e la guardava volare, bella! E pensò che nessuno avrebbe mai potuto amarlo con quella maschera addosso... lei invece l'aveva notato e cominciò ad amarlo, gli sorrideva quando lo incontrava, con le spalle coperte da nuvola e i capelli con polvere di stelle.

<< Non hai paura di cadere nel vuoto ? >> Le chiese Oceano

<< Si, ma so che ci sarai tu a prendermi, a tenermi viva>> rispose lei.

Lei cominciò a raccontargli di quando da bambino voleva essere aria, libero, leggero.

Ogni sera al buio, prima del sonno, parla da sola. Sono scarabocchi suggeriti da Oceano, è un soffio il vento, il cielo respira!

Per un attimo gli sembra di essere ancora vivo racchiuso in uno scarabocchio...

Là nel buio c'è la vita che aspetta a braccia aperte, tra il sogno e il dolore, da qui a lì : Un Oceano-Mare



 

Senza Averti


Vieni e ancora lontana ti muovi

con balzi di goccia che già

sa dove andare, mentre io

nel mio confine fisso come un chiodo

come un poster, o un albero, mi viene

addosso il ricordo di te.

E' un fuoco che non brucia,

non chiede perché,

non chiede una ragione,

ma c'è, esiste, vive.

Come un sasso, stanco di essere sasso,

stanco di me, resto dentro un occaso.

Tu sei altrove, hai nuove albe da guardare,

mentre spegni il cielo con un soffio

e io che penso di esistere... come un soffio

nel tempo di un soffio.

Vincenzo Calafiore