martedì 16 dicembre 2025


 









1964

Vincenzo Calafiore

17 Dicembre 2025


Per raggiungere il Liceo Classico Tommaso Campanella da casa mia, attraversavo il lungo mare, non avevo una cartella e tenevo i libri legati con un elastico in braccio.

Camminavo rasentando il mare, ogni tanto mi sedevo su una delle panchine in pietra colorata a riposare guardando e ascoltando il mare.

Al Liceo la solita confusione allegra di schiamazzi e risate, ogni classe faceva gruppo pronti e in attesa del suono della campanella.

All'uscita, riprendevo la strada che portava al lungo mare; non c'era niente di più bello al mondo del mio incontro giornaliero con il mare, camminavo con i libri sottobraccio e facevo finta di avere una ragazza al mio fianco, questa mia immaginazione mi faceva in un certo senso felice, anche perché allora avere una ragazza era molto, molto...... difficile!

A lei confidavo i desideri che avevo e al mare confidavo i miei sogni.

E' stata così semplice e felice la mia vita, pur non possedendo niente, i miei vestiti erano quelli di mio fratello maggiore e le scarpe …. di scarpe ne avevo solo un paio e le tenevo sempre pulite e lucide, mi ricordo che la domenica mattina prima di andare a messa, in canottiera e pigiama in terrazzo prima di ogni cosa lucidavo le scarpe, prima con la spazzola poi con un panno di lana ed erano alla fine brillantissime alla fine.

A un certo punto e per mio volere e libera scelta la mia vita è cambiata, anzi l'ho stravolta.

Era dicembre del '64 e partivo per l'Accademia Militare.

Quel Natale ancora lo ricordo nonostante siano passati molti anni, una vita.

Ero un ragazzo catapultato da una bellissima città di Mare a Roma, tutto diverso, non c'era più il mare, ma un grande cortile e tante palazzine, capannoni, laboratori di ricerca e di studio, insomma una vita scandita dai segnali di tromba e da orari precisi, si passava da un laboratorio a una classe …. il Natale arrivò anche lì, in Accademia.

Lo si avvertiva nel refettorio addobbato con dei rami di pino e lampadine colorate di giallo e rosso, non c'erano i canti natalizi, ma ordini di servizio e studio, preparazione di esami e di prove da superare per continuare il viaggio in quella strada che avevo scelto di fare. La notte di Natale dopo la messa ascoltata in refettorio la buona cioccolata calda e la fetta di panettone, poi in camerata a letto.

Mi mancavano la mia famiglia,la mia casa, ma soprattutto il mio letto.

Dormivo su una branda e, un armadio che conteneva tutto quello che avevo, c'era perfino il coltello con cui ho mangiato la frutta nel trasferimento in treno all'Accademia.

Quel Natale così pregno di solitudine e di silenzio non è stato l'unico, sono stati uguali tutti negli anni a venire.

Niente regali, ma marce ed esercitazioni, ne pranzi della tradizione, ne canti natalizi in chiesa; ma non c'era neanche l'atmosfera natalizia, quella che c'era sapeva di ordini e disposizioni di servizi.

Udine era imbiancata dalla neve, ogni rumore era ovattato, e per le strade si avvertiva la magia del Natale.

Era bello ascoltare sulla scalinata del Duomo e della Loggia del Lionello le canzoni natalizie, non mancavano le canzoni del Piave e Sul Ponte di Bassano erano davvero belli quei Natali.... in qualsiasi bar si

entrasse c'era un gruppetto di persone che cantavano con un bicchiere di grappa in mano.

Erano davvero belli quei Natali, la gente che si incontrava per strada salutava e faceva gli auguri!

Oggi è tutto diverso, è frenesia di formiche impazzite, tutto di corsa, è un Natale di estranei, anonimo, senza calore, ne magia.

Questa la si avverte in casa, nel calore accogliente della propria casa, ma per strada nessuno più ti dice: Auguri... Buon natale ! E nei bar non ci sono più quei cori di ex alpini a cantare.

C'è solo la nostalgia di un tempo che fu!

Ora gli auguri arrivano sul cellulare, una vignetta anonima di Un babbo Natale o a tema natalizio, ma la magia di una cartolina o di un biglietto natalizio dove sono?




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