sabato 7 novembre 2015



Segni di emozioni

Di Vincenzo Calafiore
8 novembre 2015-Udine



Da uno scoglio all’altro, un braccio di mare d’inchiostro e tanti fogli piene di parole, messe così a caso senza un ordine preciso; a guardarle sembrano dei coriandoli blu e neri, rossi, gli inchiostri più adoperati, quelli con cui ormai da tempo mi intrattengo, e intrattengono le ore, per lo più notturne.
Ma hanno in se antiche emozioni e vitalità nascosta, significati diversi e immaginazioni affabulanti; hanno in se la sottile sensibilità ( che ormai si è persa) nel fare emergere con la naturalezza del loro accadere nuove situazioni esistenziali e anche modulazioni di stati d’animo dello scrittore o scrivente, contrastanti. E condizioni assediate di gesti rivelati con stupore e isolati dall’inutile ciabattare in modo esemplare; è un donare dello scrittore forse per far si che prendano forma e vita, accenti, in altri, amplificandosi fino a dissolversi per divenire voce. Voci pronunciate con toni diversi a volte solenni e raccordate a effetti scenografici e legati talora con un filo che congiunge le zone di margine con epicentri in chi dona e chi riceve.
Lei ha una voce bellissima, strana, come il mare mi incanta, mi fa perdere, le dà la percezione di una porta socchiusa che accende un inconscio desiderio di uscire e varcare il limite del segreto desiderio di amare.
Resto colpito dal misterioso suono della sua voce, delle sue intimità svelate piano quasi a non volermi fare morire prima dei miei si!
Ed io ancora ad inseguire lembi di immaginazioni in cui è possibile anche amarsi, senza reticenze, senza ipocrisie, senza bugie, ma questo è un indistinto < altrove> in cui si agitano le intime imperfette emozioni di un cuore che respira come un mare, in un’apnea dell’anima. Credo che a condurmi per mano siano le imperfette simmetrie delle cose, quando ancora sepolto dentro me stesso, a tornare, nel mondo ed architettare assieme un piano di fuga da quelle realtà sfuggite sospese tra peccato e coscienza.
Forse sono sospeso in un limbo tra i suoi cieli e le sue terre e risvegliandomi potrei sprofondare nel <prosaico> o nel <comune> dopo essere volato per chissà quali altezze; credo nell’amore, di essere guidato dal suo sguardo invisibile nel mio continuo essere su un mare che a volte pur travolgendomi mi lascia su spiagge e scogli tra i rifiutati sensi di una società non condivisa, non amata.
Ci sono in questa mia notte lebbrosa incroci che tornano indietro per dare spiegazioni alle
<ombre> aprono nuove prospettive all’avventura con la navigazione in solitaria che mi allontana da tutte le pedine del gioco.
E’ una storia, la mia vita che cominciata tra la musica sta entrando in un grande silenzio, è un andare per un lungo nastro di strade bianche deserte tra viole e papaveri. Malinconici paesaggi avvolti in grigie atmosfere di silenzio, squarci di luce, lampi di < ti amo>, rotti a volte in frantumi da realtà ferite che si posano su pagine di parole oscillanti tra i pochissimi si e i tantissimi rifiutati accolti.
Tracce di rassicurazione interiori, disarcionate dai ripeti rifiuti ormai manifestati e caduchi, i protagonisti della mia rappresentazione umana circolare e coinvolgente; di un universo guardato con partecipe e maliziosi sorrisi! Una sfera sapienziale fantastica dissociata dalla concretezza e allusioni crescenti come contrappunto a una compagine polimorfa in questa vita.   

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