lunedì 9 novembre 2015



Esistenze

Di Vincenzo Calafiore
9 novembre 2015-Udine


In cuor mio lo so, è un dato di fatto, una realtà costante d’essermi infilato ormai in un tempo verso la scadenza; per questo non provo dispiacere conscio come sono che non esiste niente per ostacolare o per lo meno rallentare, sono remate costanti in ogni mare.
A farmi paura semmai è l’ignota maniera con cui si concluderà la mia carriera di marionetta disubbidiente in quello che è stato un reticolo di congetture e di verosimiglianze, il grande palcoscenico.
Sono stato un pochino bravo a muovermi in quelle arterie di un tempo di sfavillante gioventù e cupo allo stesso tempo, franto e continuo; ad inventarmi e trasformare attraverso l’uso di parole idonee un tempo non tempo, lo straordinario “altrove” di palpitanti emozioni.
Come dimenticare certi risvegli di una vita ariosa di chiaroscuri, non dimentica di antiche voci?
Ma ci sono cose che restano come fine sabbia tra cuore e anima, sono quelle poesie mai donate, sono quei frammentati ricordi in cui mi ci sono visto piegato dal peso di una borsa rigonfia di tanti fogli sospesi , ciascuno spesso di emozioni e trasformazioni deluse del momento.
Comunque tutti nel loro bianco sporco, simili a un mimo in attesa di essere truccato.
Non sono stato un buon <Mimo> ma piuttosto una fonte di parole più di un libro è ogni libro..
Mi sono perso in certi schemi ermetici grazie forse a decisi tagli e con la capacità di districare le trame scure di un destino onnipresente; capace di riavvolgere in piena luce senza mai nascondermi di rilanciare in gioco i destini miei come fossero di altri personaggi. Ora di scorcio, ora in piena corsa, si son presentati come vicine lontananze, provenienti da luoghi che sembrarono appartenere ad altre storie, ed è invece la mia storia.
Da istrione che sono mi sono più volte perduto in certe parole che accampano ancora tratti magnetici, poeta e pirata allo stesso tempo che sono, ho rubato tutte le loro identità, a volte sotto vesti ambigue, dissidi, drammi, inquietanti convergenze.
Mi sono lasciato andare in quelle dolci arie come quelle che ogni volta ascoltandola mi lascia la musica de < Il mandolino del capitano Corelli > !
Io, uomo di tanti uomini con pensieri pipistrello, non sono mai riuscito a scambiare il mio ruolo di poeta funambolo con quello di un servo bruto e schiavo di una finta esistenza!
Io, non sto parlando di me, ma sei tu a parlare di me!

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