giovedì 7 aprile 2016



La vita senza sogni di una società di maschere


Di Vincenzo Calafiore
8 aprile 2016- Udine


A volte ti alzi coi capelli arruffati dalla notte più o meno agitata, barba lunga con le palpebre appena socchiuse cerchi di capire dove ti trovi e passando le mani tra i capelli pensi a cosa il nuovo giorno appena fuori dalle serrande ti ha riservato.
In mutande giri per casa e ti prepari il primo caffè, la prima sigaretta e guardi  un fuori dalle finestre di luce accecante.
Il paese dorme, le sue colline, la piazza e il negozio di barbiere.
Operai che attendono un lavoro, le solite volatili promesse e nuvole che corrono sotto un cielo azzurro, così grande da accogliere tutta la gente viva che si prepara a morire.
Un cielo che sta lì in alto, fermo e aspetta e riconosce tutti.
C’è un gran silenzio che copre il paese perché è stato detto tutto…. Pensi che sei un padre venuto da una vita di lavoro e ancora ti getti nella mischia, per i tuoi figli.
 Sai che lì fuori oltre le colline verdi, e del tuo paesaggio dai colori forti, c’è un mondo che ti aspetta, pensi mentre sorseggi il primo caffè a tuo padre che faceva probabilmente le stesse cose come suo padre; ti vengono in mente parole scabre come l’esistenza che stenta come te il suo cammino, una carrellata di visi pronti ad affacciarsi con le pene antiche e la fatica non dei sogni, ma di un sogno dietro l’altro irrealizzati, morti ancora bambini in un teatro indifferente.
La vita, pensi sia una crosta rugosa, incatramata di pessimismo, ma con un sotterraneo di parole bisbigliate, una risonanza di parole dette a metà, forse taciute, forse vicine sempre altrove, limpide e forti lì dove possono trovarle le speranze.
Tutta la luce scivola sopra uomini sanguigni e non manichini prigionieri di un realismo avido di cose e non di incantamento!
Pensi ai tuoi figli, alla tua donna che vorresti lontano dall’imbuto di una società vorace di principi e limiti, un mondo di trappole e di maschere, in cui si muovono da ogni parte uomini assetati di luce come le falene in una infinita notte stellata.
Le vicende personali di ognuno finiscono per diventare memoria!
La vita è una pellicola di sogni in cui scorrono personaggi, uomini venuti da paesi di neve e fantasmi neri che entrano nella mente.
Tutti nello stesso mondo rotondo, bianco e azzurro, allo stesso tempo cupo e desolato, di volti che appaiono e svaniscono nel nulla, mentre i giorni, gli anni passati sono fermi e lontanissimi, senza memoria vani nel vuoto di molte certezze ….  come una nave arrugginita che scompare.
Tu vivi fra notti trapunte di agonie ove passano generazioni di umanità incastonate nel destino, coi tuoi giorni spinti verso un’assurda meta senza senso.
Non v’è spazio per gli odori e i profumi dei campi, per i cieli sgargianti, per il vento in cerca di una gola in cui infilarsi e seppellirsi.
Ma per fortuna una potenzialità spirituale cala e rende tutto essenziale e memorabile, è un qualcosa di straordinario, divino che aleggia sulle verità scarne in quel posto lontano e segreto che è l’anima, di uomini in continuo movimento come il mare; un transito leggero di storie, destini, che crescono senza rumore, per andare e tornare in svogliato cammino verso un umiliante sospeso che un Dio sempre perdona.
Rimane l’affabulazione lenta, sommessa, sogni, che sono la forza dello slancio vitale e Dio che non ha soste nel continuo viavai di volti che a lui vanno dopo quei pochi giorni vissuti con affanni e crepacuore.
Sogni lasciati ripartire!
E intanto nasce una nuova alba che tu caricherai sulle spalle come una bambina e la porterai a vedere il mondo!

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