domenica 8 maggio 2016



Le metek

Di Vincenzo Calafiore 
9 maggio 2016-Udine

“ …. Partire verso l’ignoto e scoprire
la morte che attende, scoprire un orizzonte
a cui andare spinti da un vento chiamato vivere, esistenza…. “

In cammino per la vita: quella propria e quella altrui.
La scoperta dell’ignoto, da indigeni o da esploratori, in terra natia, o in suolo straniero.
Migrantes!
Popoli e individui in movimento, un viaggio di speranza e nuova vita, di conoscenza e possibile fratellanza con religioni diverse.
Sentire il “ grande respiro” racconti di vite, o di vite sottratte alla morte e comunque miraggi d’altrove, dove il conforto della meta raggiunta o da raggiungere si confonde al conforto del percorso concluso o alla speranza di concluderlo, congiungimento di nuclei, di patrie in patrie diverse con costumi e società.
Perché è il “ viaggio “ della nostra esistenza, su questa terra in movimento e noi con lo stesso moto in direzioni diverse per una vita sperata diversa.
Perché è viaggio per il luogo a cui tornare e da cui ripartire, in un ciclo perenne di nuove emozioni e di rinnovate esperienze per sconfiggere la sempiterna paura del forestiero, del diverso. In un immaginario punto d’incontro finale in una comunità di improbabili detentori della razza pura eretti “ muri “ a difesa, baluardo, di privilegi etnici e infine vittime esse stesse della propria utopia negativa, come approdo di un cammino costellato di morti e violenze, disumanità e di fosse di sogni perduti, interrotti da un mare che ingoia e miete pretende le sue vittime sacrificate.
E’ un’allucinazione disperata, che, per opposto, può essere anche quella dei migrantes in fuga dalla morte e dalla disperazione, per una vita migliore.
Popoli e individui colti o sorpresi nel loro vagare verso mete di diverse emozioni, di nuove ambizioni, di proibite commozioni dinanzi a sconosciute albe; o per sfuggire a qualcosa, a qualcuno, a un despota, a una dittatura, ad un aguzzino invisibile che impicca e imprigiona, decapita, scava fosse comuni per tante madri violentate e bambini decapitati.
Se questa è civiltà!
Se questa è umanità!
E’ una colonna sonora infame, emblema d’odio e paura verso il nuovo o il diverso, che da lontano arriva per turbare equilibri già fragili .
Storie che del viaggio sentono il dramma, e lo sconforto di sogni e progetti irrisolti, che perdono la voglia di vivere e la voglia di sapere e di conoscere, di ogni idea, di ogni sogno dei popoli altri …. ogni angolo respira diverso.
Ma potrebbe prendere vita una metafora di un orientalismo rappresentativo di culture che s’incontrano su temi più cari dell’ingenua bellezza e della spiritualità, della spontanea allegria.
Pensieri sospesi su immaginari molteplici e su variegate realtà che del viaggio però mai smarriscono: i sogni! La vita sospesa dall’attimo della partenza a quello di arrivo, come approdo voluto e cercato nei meandri prima dell’anima e poi del mondo!

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