giovedì 17 maggio 2018


Pensiero infinito



Di Vincenzo Calafiore
17 Maggio 2018 Udine


E’ una notte da rimanere legato ad un albero maestro ad ascoltare il canto malinconico e mieloso di sirene e vedere tutto scivolare in una scia scomposta e irregolare fotogrammi di un ieri appena oggi, appena passato, appena ricordo.
Una di quelle notti che non lascia via di scampo al malcapitato navigante che per inerzia in mezzo alla tempesta inesorabilmente finisce per sbattere contro il filo d’orizzonte di una rammemorazione inesorabile, tascabile.
Tornare con l’anima in quelle occasioni di vita vera perdute è un’onda bastarda capace di ribaltare il legno a cui aggrappato  cerco di non annegare nella procella in fondo al cuore.
Le mani sicure e forti, capaci di stringere la barra dritta, sono improvvisamente come nuvola sul corpo di lei, sui suoi seni di nutrice di vita; mani che accarezzano la pelle vellutata senza sosta ed è un passaggio memorico, da rilasciare nei momenti in cui in assenza di vento resto sulla stessa porzione di mare contenuta nel cono focale di occhi ormai avvezzi all’asprezza di salsedine che sbianca ogni cosa su cui si posa.
E’ la saggezza.
La saggezza di vecchio navigante nelle vele spiegate a navigare nelle notti livide e sprofondate nel blu per loro stessa mano.
Mi addormento e sogno, perché sognando voglio raggiungerti ovunque tu sia in un’altra vita, in un altro mondo, in un altrove distante da me.
E nel sogno ti stringo a me, stringo i pugni trattenendo il respiro per non svegliare il giorno, rimango fermo ad ascoltare ciò che la tua pelle vuole raccontarmi come fossimo viaggiatori viaggianti che vogliono salvarsi dalla solitudine e tristezze già nella distanza che ci separa.
E’ il sogno più bello che vorrebbero trattenere per non lasciarlo andare assieme a te le mie mani incapaci, chiedermi se l’amore ancora ricorda il mio nome.
E ritrovarmi all’alba sul ciglio di una strada sconosciuta tra la gente che passa avvezza a guardare più la forma che altro, incapace di riconoscere un naufrago di una notte di pioggia sulle mani.
E’ rimango lì a cercarti, ad aspettare seduto ai tuoi bordi in attesa di un vento che mi faccia risentire il tuo profumo: questo è amore.
Perché ancora da marinai navigante so ancora sognare in questa vita avida e schiava, serva di una logica matematica.
Sogno il tuo volto come un sognatore che aspetta la sua primavera davanti a un oceano senza fine, davanti a un bicchiere, davanti a un foglio come a una primavera da aspettare ancora la mia vita passerà, questo inverno addosso passerà!
Ti Amo.




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