domenica 2 agosto 2020


Ma cosa siamo diventati ?

Di Vincenzo Calafiore
03 Agosto 2020 Udine

-         Editoriale –


La nostra civiltà, avida, possiede ormai il controllo delle potenze della tecnologia e ha abbondantemente soddisfatto quasi tutte le necessità e bisogni elementari, ma anche quelli artificiali.
Quindi meno autentici, il patrimonio intellettuale non ha più risposte concrete da offrire.

E’ una civiltà che in qualche modo si sta facendo rubare il futuro da un malessere che ai molti filosofi e sociologi piace definire – dell’anima - .

La decadenza morale e sociale, si vede, si tocca, si manifesta continuamente e si trasforma, non in bene, ma in paure e indecisioni permanenti.
Cosa fare?
Cosa è rimasto a questa società come riferimento?
Se per un solo attimo ci voltassimo a guardare  al nostro passato culturale, osserveremmo che il Rinascimento è finito.
L’illuminismo anche, e il Romanticismo è diventato cosa di pochi, surclassato dalla pornografia, dalla depravazione  e in fine l’Umanesimo che fine ha fatto?  E’ diventato poco più che un lontano, lontanissimo ricordo.
Di fronte al lento e inesorabile appassire delle coscienze, ormai svendute per una semplice ricarica telefonica, dalle proposte sessuali online, dalla pedopornografia, dalla prostituzione online e professionale.
Non occorrono nuove filosofie o grandi riforme, perché abbiamo tutto a portata di mano: è necessario solo riavvicinarsi a Dio.
Blaise Pascal  ( pensatore francese ) chiedeva all’uomo di credere in Dio! Se lo avesse trovato il suo premio sarebbe stato il paradiso, se non ci fosse stato, avrebbe comunque vissuto bene, senza perdere nulla…
Si potrebbe pensare a un “ sogno “ degno di chiamarsi tale, e magari cercarlo di realizzarlo, non a danno di altri, ma con le proprie forze, con anima, per riuscire a cogliere il senso, della vita stessa, insomma cogliere la sua invisibilità a dispetto della apparente concretezza del mondo degli esseri umani, piuttosto anche al decadimento; il sogno è quell’invisibile che fa muovere il mondo.
Barba e capelli bianchi arruffati dal vento, la carnagione olivastra, gli occhi mobilissimi, sempre pronti a cogliere l’attimo o a seguire le strane traiettorie disegnate in cielo dai gabbiani; conosco la vita! So raccontare le mie storie con i toni e le pause con cui i vecchi sapevano incantare gli spettatori con la mia voce profonda, leggermente rauca e con le immaginarie geometrie di pensiero disegnate nell’aria con le dita; racconto la vita come la mia che da sola segue il ritmo delle maree, delle onde e l’intensità della luce e del sole,piegati ai voleri della luna.
Una scrittura che mette in evidenza particolari che si consegnano a una fotografia di ricordi lontani, fatta di lente affabulazioni, sommessa, sogni che sono la forza del vivere anche se lontano molto lontano da questa Società ormai in una grande deriva.
Una Società preda sempre più dai diversi fenomeni di violenza, e di una strana malattia morale che da anni l’ha assoggettata.
Il cinismo e la spregiudicatezza sempre crescenti, il pragmatismo senza principi, il non avere ideali, valori etici, il non credere in nulla, il cercare un illusorio rifugio nell’alcool, nelle droghe, fan si che aumenti il disprezzo dei valori umani personali e altrui, alla svendita totale di qualsiasi principio morale, nella carenza di rispetto verso ciò che è estraneo, nella stessa violenza verbale, la violenta anarchia quotidiana delle strade dove sempre più manca il rispetto per le regole, per gli altri.
L’amoralità, il degrado di valori sono cresciuti tantissimo.
Senza alti ideali, senza la dignità, senza i valori morali cresce la malattia morale che causa superficialità, cinismo e violenza, che a fatica sono contrastate dalle autorità.
Per sconfiggere questo stato di cose, occorre essere consapevoli della terribile spirale  di cui questa società è prigioniera.
E’ indispensabile tornare all’Umanesimo, alla cultura.
Tornare ad amare la propria dignità piuttosto che morire da pezzente!
    fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. “ Dante Alighieri


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