Esiste ancora il senso di colpa?
Vincenzo Calafiore
18 Marzo 2022 Udine
Se mi venisse posta la domanda, come potrei definire
questo
“ tempo sbandato“ o ventennio, o secolo, che si sta
vivendo ora, avrei delle grosse difficoltà; da un lato non si può o non si
dovrebbe trascurare il notevole traguardo tecnologico e scientifico raggiunto,
dall’altro il fallimento sociale, due facce della stessa medaglia.
Bene. Per la sua definizione quindi mi rifaccio o
prendo in prestito una bellissima espressione di Merlino, il mago Merlino del
mitico cartone animato “La Spada nella roccia “ quando ebbe a dire: è un “
guazzabuglio “ !
Non si contano più i misfatti, i crimini, le
distruzioni e i lutti, causati dalle guerre, in ogni parte del mondo e solo per
interessi politici ed economici. Ma la cosa più sconcertante, la più peggiore,
è che in nome di questi, si decida di compierli senza il minimo dubbio, senza
il minimo rimorso di coscienza o senso di colpa. Per queste motivate e
giustificate azioni , non esistono “ sensi di colpa “ in quanto ritenuti
effetti collaterali!
Questi “ effetti collaterali “ hanno un qualcosa di
magico perché chi li commette, ha questo: lasciapassare !
Un piccolo passo in dietro …… Nell’Iliade,
Omero, narra la caduta di Aiace, che colpito da un accesso di follia per opera
di Atena, massacra gran parte delle greggi sottratte ai Troiani, credendo di
uccidere i suoi nemici. Il mattino seguente, dopo essere rinsavito, piomba
nella disperazione e sovrastato dalla vergogna, decide di togliersi la vita. Il mito greco di Aiace mette in luce le
differenze tra la “società della vergogna”
dell’antica Grecia e la “società della
colpa” odierna. Per gli antichi greci non era importante la “voluntas”
dell’individuo, ma contava l’aver assunto un comportamento
considerato riprovevole e disonorevole, a prescindere dalle responsabilità.
Vergogna e senso di colpa caratterizzano il vissuto di ogni individuo e sono
annoverate come emozioni “secondarie”, specifiche degli esseri umani, legate
alla capacità di introspezione e socializzazione e basate su norme e
aspettative comportamentali che coinvolgono il concetto di sé. Come non provare
– vergogna – delle ruberie, delle truffe, o non provare un senso di colpa
nell’aver causato un lutto, le guerre con tutti i suoi effetti collaterali,
come adesso in questo inutile conflitto che tutti coinvolge.
Cos’è dunque che contraddistingue la vergogna dal
senso di colpa?
La vergogna e il senso di colpa sono due emozioni
spiacevoli. Il senso di colpa è secondo me un “sentire dentro” inteso
come la capacità di riconoscere le emozioni, i sentimenti, i punti di vista
dell’altro, come se fossero propri. Per sperimentare il “ senso di colpa” è necessario
inoltre assumere la prospettiva altrui, cioè riuscire a vedere, attraverso gli
occhi dell’altro, le conseguenze del proprio comportamento e delle proprie
attitudini.
Quando si prova il senso di colpa?
L’ingrediente fondamentale della colpa è l’assunzione
di responsabilità che preclude il riconoscimento di aver generato un danno ad
un altro, di averlo fatto intenzionalmente e di attribuirsi il potere di
evitamento del danno causato. Quindi il senso di colpa è legato ad
un’autovalutazione morale negativa, al contrario la vergogna risulta invece
legata ad un’autovalutazione “non morale” o amorale, accezione non
riconducibile al concetto di immoralità. Entrambe le emozioni comunque sembrano toccare
la sfera dell’autostima.
Ma, mentre nella colpa, il dominio ricade su aspetti
morali, nella vergogna ricade su aspetti estetici del sé, quindi non morali. In
conclusione, non è possibile identificare la vergogna e il senso di colpa come
emozioni negative e disadattive in quanto spiacevoli, poiché ogni emozione può
essere adattiva o meno in relazione al contesto e alle strategie utilizzate per
la loro regolazione.
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