martedì 16 maggio 2023


 

Vincenzo Calafiore

 

Ricordo bene il mio grande desiderio di vivere, così grande e così pari a quella mia testardaggine o stupida convinzione di essere così forte da non temere la morte che mi ha appena sfiorato per due volte consecutive, quel giorno del 3 maggio, e la notte prima, un giorno che mai più potrò dimenticare.

Le forti strette al petto da un fortissimo dolore come se in quel momento una mano  stesse stringendo in pugno il mio cuore, allo stesso modo come si stringe un grappolo d’uva per berne il succo; il non capirci nulla, lo smarrimento, al momento incomprensibili, in quella notte del 2 Maggio e non pensavo che quanto è accaduto nella notte tornasse in maniera più violenta nel pomeriggio del 3 Maggio:

L’Infarto!

Sintomi strani al petto, alla schiena, alle braccia, un eccessivo affaticamento, cose che poi mi avevano allarmato che mi stesse per accadere qualcosa di non controllabile, dicevo che era un banale dolore intercostale, cercando allo stesso tempo di non perdere la calma, che poi ho definito: uno stato di pura follia, di incoscienza. Menomale  che mia moglie  ha reagito con grande fermezza nel chiamare la Dottoressa di famiglia e accompagnarmi urgentemente al Pronto Soccorso del Santa Maria della Misericordia.

Bellissime immagini di vita spezzate da interminabili istanti che mi hanno colto sul divano quel 3 Maggio, sdraiato e con dolori fortissimi, percezioni strane, difficoltà nel parlare, pensare. Andando al Pronto Soccorso vagavo tra i miei pensieri e le mie stravaganti visioni di pace e serenità non immaginando minimamente cosa mi stesse attendendo dietro quel portale d’ingresso di un mondo a me sconosciuto: Il Pronto Soccorso.

Ho intravisto il mare, c’era vento, gabbiani bassi e nuvole imbronciate, sul quel soffitto bianco, steso su una letto del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Udine; ho pensato alle mie grandi passioni, la fotografia e la scrittura, sentivo di doverle abbandonare per un po’.

In quei momenti strani e per me molto confusi sentivo che qualcosa andava perdendosi, quasi un vuoto, una preghiera recitata lentamente, mentre venivo portato in Cardiologia.

Ogni essere umano teme la morte, vorrebbe vivere quasi eternamente.

Così nel tentativo di apparire inossidabile, egli affronta enormi sforzi per funzionare al meglio e mantenere il personale aspetto il più possibile inalterato; goffamente il più delle volte, cercando pure di apparire simpatici a tutti i costi, con un sorriso stereotipato ….. sempre pronti allo scontro, al confronto, con chi vive in diversa maniera, più forse per confortare se stessi sullo scorrere implacabile del tempo.

Ma la vera domanda è: perché non accettarsi così come si è o come il tempo ci ha cambiati?

Sono consapevolmente, follemente, innamorato della vita! E lo so di avere ormai poco tempo a mia disposizione, non per questo mi faccio vincere dallo sconforto, ho imparato a convivere al meglio con il pensiero della mia fine.

Così come ci sono diverse e tante maniere di vivere, ci sono altrettante maniere di morire, sebbene il più delle volte il modo in cui ci si congeda dalla vita non può essere scelto; ma ci è data almeno l’opportunità di poterlo almeno immaginare.

Nonostante tutto, il più delle volte pensiamo che  “ una buona morte “ è quella che ci cogli all’improvviso, senza avere coscienza di ciò che ci sta accadendo.

Ma la morte, cos’è la morte?

Per me la morte è il viaggio che comincia dove finiscono le nostre certezze, è la sfida all’eternità!

 

 

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