mercoledì 30 aprile 2025

 

 

 

Sarebbe meglio meditarci su un po’!

 

 

Perché talvolta facciamo così fatica a pensare con la nostra testa, e ci lasciamo invece influenzare da abitudini e preconcetti?

Tutte le conoscenze acquisite dalle generazioni che ci hanno preceduto ci hanno dato e ci danno ancora sicuramente dei grossi vantaggi …

Bernard di Chartres affermava che vediamo più in là dei nostri predecessori perché siamo come nani sulle spalle di giganti!, dove i giganti sono i pensatori del passato, ma limitano anche la libertà di ragionare, noi non facciamo niente, nulla per migliorare dalle nostre esperienze e conoscenza.

E’ comodo, infatti, accontentarsi di idee già confezionate, e per questo difficili da rimettere in discussione.

Al contrario gli antichi greci! Sono la prova di come l’assenza di tradizioni può sviluppare la ragione.

Liberi da scuole di pensiero religioso e politico, si inventarono un modo rivoluzionario di ragionare che costituì la loro più importante eredità per l’intera umanità. A questo “ Popolo “ va riconosciuto il seme della Cultura e non solo ma anche l’invenzione del “ Pensiero “.

Nei secoli ci sono stati tanti modi per dominare il mondo.

Roma usava l’esercito.

Venezia e Londra il commercio.

Atene esercitò la sua egemonia con le idee. Tanto è vero che ancora oggi, ogni volta che rispondiamo a un perché facendo appello alla razionalità, pensiamo alla greca!

      

                                                                      Vincenzo Calafiore

giovedì 24 aprile 2025


 

La voce delle onde

( 17-08-19 L.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

 

Di Vincenzo Calafiore

25 Aprile 2025 Udine

 

“ …. La magia del svegliarsi

a Reggio Calabria è il perdersi

nella magica poesia dello “Stretto” più

bello del mondo! “

          

                        Vincenzo Calafiore

 

 

 

 

“ Trovarsi all’alba- là dove le onde hanno voce-, su una spiaggia di fronte a Messina, in silenzio e ascoltare il mare raccontare,

è la – magia dei silenzi – è essere immersi in una luce intensa e purissima!

Le onde sono un coro a doppia voce che affidano al vento le voci dei grandi spiriti della storia, si sente dialogare in greco Leonida e Archita (Archita in greco antico: Ἀρχύτας , Archýtas;  è stato un filosofo, matematico e politico greco antico. Appartenente alla "seconda generazione" della scuola pitagorica) ; è un sentirsi liberi, e gli occhi pieni di gioia, l’anima di poesia.

Dove sono finite le tragedie greche della Locride, la leggenda dei Bronzi di Riace?

A parlare della Calabria, non è questa poesia, questa magia. Ma lo fanno le cronache piene di drammi sociali, viene inoltre associata, nell’immaginario degli italiani, alla povertà, al degrado e all’abbandono.

E’ un’idea atavica formatasi nel tempo a seguito di una continua disinformazione, con l’intento di denigrare questa terra meravigliosa, ma non è stato fatto niente dall’Italia per agevolare il turismo data la sua posizione geografica.Quando si parla della Calabria, o della Basilicata si parla male ed è un simbolo di un profondo Sud arretrato. Tuttavia,basta poco per rendersi conto di quanto siano fasulli questi pregiudizi. Basta visitare queste terre con animo incline alla bellezza, all’amore per la cultura, con l’animo buono, si tratta di un viaggio ricco di suggestioni, gli sterminati litorali dello Jonio sono e rappresentano l’eccellenza della poesia e del mito. Passeggiando lungo le spiagge di queste terre si è colpiti dall’azzurro rasserenante del mare, del cielo.”

 

Basta poco per capire di trovarsi in un luogo magico, là dove aleggia la presenza di Ulisse dopo essersi salvato dai mostri – Scilla e Cariddi - ! Il punto è che nessuno ha mai pensato che alla fine

Messina e Reggio sono un’unica città divisa da un meraviglioso tratto di mare.

La “ gente di fuori “ i continentali, quei pochi che vengono, cercano in Calabria e in Sicilia prototipi e stereotipi di razze dimenticate, con quel selvatico che tanto affascina quei cercatori di forti sensazioni, profonde e sensuali come quando si addenta un tozzo di pane di grano o quando si abbraccia un corpo di donna acerbo, forte  e nudo.

Il codice mentale dello Stretto è dirompente, sorprendente, fantastico, meraviglioso.

I messinesi e calabresi sono da sempre in viaggio sul ferry boat, sempre sullo Stretto della separatezza e della marginalità sia pure accanto a una bellissima donna con gli ladri, quegli occhi che rubano l’anima.

Lo Stretto è il mito arcaico dell’onore e del disonore, e della virilità, che era valore vero, come pure la cortesia, la dolcezza, la cultura, il pudore, la fragilità, insomma quella gentilezza dei costumi maschili che oggi purtroppo fuori da qui non esistono più.

Ma il ferry boat  è il “ come se” nulla fosse cambiato, neppure l’amatissimo sesso letterario, neppure il raccontare lo Stretto come caos di lingue e di culture, di mostri, di omosessualità, onanismo, incesto e morte.

Oggi sul ferry boat gli arancini, le pignolate sono meravigliosi rimedi all’affanno del viaggiatore, una cucina raffinata che sul traghetto diventa appunto “ come se “.

E anche il mare bellissimo perché chiuso, visto dai traghetti è “ come se” fosse maestoso, un grande oceano sul quale secondo “ Plinio il Vecchio” nel 251 a.C. il console Lucio Cecilio Metello edificò un ponte di zattere galleggianti, rinforzate con botti, per trasportare ed esibire a Roma elefanti abbandonati dai nemici durante la prima guerra punica.

Lo Stretto di Messina, Scilla e Cariddi, è il punto che sta fuori dal tempo e dallo spazio, o forse è il punto in cui spazio e tempo si incontrano, un punto dove tutto si conserva e le modificazioni impercettibili, durano millenni!

Lo Stretto te lo porti dietro sempre, ovunque tu vada! Portarsi dietro lo Stretto Necessario, significa lambire per tutta al vita la costa della magia e della fantasia, della poesia, dei terremoti, e di tutte quelle cose che a noi meridionali ci hanno fatto marginali, maltrattati e perciò ci inventiamo l’isola che c’è, quella delle passeggiate bordeggiando il mare, dei profumi unici, delle visioni mozzafiato, delle spiagge più radiose della terra, delle donne più affascinanti, degli amici più fedeli, per non ammettere la sconfitta dello Stretto, del mare grande come un oceano e della sua umanità anfibia, la grande umanità dello Stretto, eccessiva e parca come un mare sconfinato.

Lo Stretto e Scilla e Cariddi e Ulisse la grazia della magia che senza la poesia dell’alba e del tramonto potrebbero non esistere o essere mai esistiti; ma se guardiamo con lo sguardo di un gabbiano potrebbe nuovamente esistere!

 

mercoledì 23 aprile 2025


 

Io che rubo ai sogni

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

23 Aprile 2025 Udine

“ … il destino degli uomini

è indissolubilmente legato

all’umore del mare….. “

                         Vincenzo Calafiore

 

 

 

Io, Vincenzo Calafiore, scrittore che per vivere rubo ai sogni, ora mi pare d’essere, ridotto qui tra Pace e Paradiso, come trapassato in contemplazione, statico e affisso a un’eterna luce, o vagante privo di peso, memoria, sopra i cieli di un mare grande come un oceano.

Mi pare ora ( vecchiaia puttana) che ho il tempo di lasciarmi andare al vizio antico, quanto la mia vita, di distaccarmi dal reale e di sognare, volare!

Forse per il mio alzarmi presto, sin da ragazzo, estate e inverno, sereno o brutto tempo, ancora notte, sedermi in balcone e aspettare l’alba, il sole che fuga le ombre, i sogni, le illusioni, riscopro ogni volta la verità del mondo, la terra, il mare, questo Stretto, solcato da navi e traghetti, barche, felughe. Amo questo mare! Questo mare inciso nei suoi azzurri in luglio come in agosto.

Mi metto allora a scrivere, a tessere ricordi, miei, della vita, di questo mare, quest’infinito oceano di racconti e storia, d’avventure.. sono nato , e chi lo sa più quando, su una spiaggia di Reggio Calabria. Il nonno di mio nonno si chiamava Domenico, è diceva << lo Stretto è troppo largo>> lavoravasui ferry boat;così mio nonno Domenico che respirando acqua salata e nafta, si immalinconiva quando sentiva dire a qualcuno che diceva al figlio << Guarda, quella è l’Italia>>.

Apparteneva mio nonno, a quel tipo di uomini, così io, che andando e venendo sui ferry boat esportava Meridione e importava Italia molto fiero dell’unità nazionale, anche se da questa tradito.

Tuttavia quando saliva sul traghetto non si sentiva mai pacificato, né tranquillo.

<< Noi non siamo tonni >>, ripeteva sempre, e affermava di vederli i tonni che in banco attraversano lo stretto.

Io in verità non li ho mai visti dal traghetto, ma solo andando in barca, andando “ là dove il mare è mare” e dove, però non ci sono mai stati i pesci abissali, l’orca ….

“L’umanità anfibia dello Stretto, parca come una terra incoltivata e al tempo stesso eccessiva come un mare sconfinato.” Questo significa essere “ Terroni ! “ .

E invece è bello questo mare proprio perché è stretto perché da Messina puoi vedere la Calabria a occhio nudo, perché sono appunto questo gli Stretti, scorciatoie che i mari e gli oceani si sono inventati per ridurre le distanze.

Lo Stretto è un dono di Dio, il Ponte è un dono a Dio per venirci a trovare! , questo dicono i pescatori che vanno su e giù per lo stretto. A Messina ci andavo a comprare il sale fino e grosso, perché in Sicilia non c’era il Monopolio. Il sale lo vendevano in cilindri di carta bianca con la scritta in rosso sbiadito “ Sale fino o Sale Grosso “ confezione da 1 kg. Amavo quei graffiti d’amore e nostalgia che i passeggeri dei treni incidevano sulle pareti interne delle stive, ferro verniciato di bianco antisalsedine a pochi centimetri dalle carrozze ferroviarie … ricordo i “ Maria ti amo”  “ abbasso i polentoni “. Solo sui ferry boat si sente la tristezza di una terra che non si congiungerà mai con il suo futuro. Allora non capivo quanto si somigliassero “ Scilla e Cariddi “ e non solo perché sono due spose povere; il punto è che nessuno aveva capito che “ Messina e Reggio sono un’unica città divisa da un tratto di mare e da un abisso di contraddizioni.

Tuttavia ricordo quando il sole si era da poco levato in cielo, sotto quella luce da “ mattinata del mondo” ai pescatori, a noi viaggiatori dello Stretto pareva davvero che l’Italia fosse così a portata di mano ed invece era lontanissima da noi, abbiamo creduto noi emigranti con la valigia di cartone a quel sogno che l’Italia fosse la nostra Patria …..

Eppure erano belli quei ferry boat nonostante la puzza, il rumore di ferraglia, e l’odore forte della salsedine, vedevamo l’Italia nei colori cangianti del mare; cercavamo senza mai trovarla l’Italia nelle diverse velocità delle correnti, nei vortici, nelle “ scale di mare”.

E mentre la costa calabrese si avvicinava, un occhio al cielo e uno alle persone in fila, si accorgevano e si rendevano conto che quel traghetto somigliava sempre più a una zattera.

E infatti sugli stessi traghetti che diventavano sempre più sgangherati, sempre più meridionali, sempre più isola, sempre più Mediterraneo!

 

 

 

 

 

 

domenica 20 aprile 2025


Autobiografia

Vincenzo Calafiore

 

La Letteratura è un viaggio

che si compie giorno per giorno

fra la scrittura diurna e notturna, fra

i sogni e le illusioni, i paradisi e gli inferni.

E’ un viaggio che non finisce mai ! “

 

Quelli che vivono a “ Oceano-Mare “ mi chiamano – Kalos -, mentre nella realtà in cui sono costretto a rimanere, sono: Calafiore, Vincenzo Calafiore.

In arte, produttore di scarabocchi!

Non ricordo da quando ho iniziato a scrivere, ma certamente dai tempi del Liceo Classico!

Questa vorrebbe essere una sorta di autobiografia … intellettuale; una specie di tante confessioni del “ proprio “ messe assieme anche nella maniera più incasinata,  come è accaduto a quel personaggio di Borges, che dipingendo un paesaggio alla fine si rese conto di aver dipinto il proprio volto.

Così è accaduto a me, che scrivendo ho parlato di me, di come io ogni giorno cerco una via di scampo da una realtà che non mi appartiene, violenta, di guerre, e di violenze diffuse, per salvarmi e rimanere così come sono nato e cresciuto.

Ho scritto molto,e continuo a farlo ancora adesso; non ho mai scritto per abitudine, ma per mia necessità interiore; e mi piace, mi piace da morire anche in questa mia età ormai divenuta onda anomala, incontrollabile, un’onda che mi travolge e mi fa parlare di sogni, di realtà che vedo solo io, e non sono immaginazioni, sono altri mondi, altre vite.

Tanti sono i miei libri.

Editi appena due: Quella Strana Sensazione di Esistere, Ceneri di Parole . Non ho avuto fortuna con gli Editori, ma questa sfortuna nel tempo è divenuta poi una grande fortuna, mi ha reso libero.

Tanti libri, i cosiddetti manoscritti conservati in una grande scatola rossa di latta che i sarti di un tempo usavano per contenere  le famose   “ spagnolette “ di filo  di vari colori per cucire:

“ Pelagia “ , “ La difficile misura delle cose”, “ Perduti e senza più sogni “ , tanto per citare qualche titolo … e poi ancora: “ Il Ladro di Coriandoli “, Il mercante dei sogni “,  “ Il Bazar dell’infinito”,

Sogno.

Alla fine accade che uno scrittore finisce col svelarsi attraverso i suoi libri. E’ una sorta di magia, un qualcosa di più intimo e profondo lo scrivere, che si compie agli occhi del lettore, specie quando  inizio a riflettere e a raccontare le mie visioni o le letture di una vita, quelle che nel tempo formano e fanno crescere anche quando ci si perde nella fantasia e assieme aperto alle visioni di un’altra vita possibile.

E poi il Teatro, i lunghi Monologhi recitati al Ristori di Cividale del Friuli e tanto altro ancora.

Scrivere dunque è il legame tra me e i miei lettori, e lo faccio con una scrittura sincera, sanguigna, passionale… è così che si svela il mio modo di essere, il mio volto.

E poi la “ Poesia “ i tanti premi ricevuti, i racconti del mare, le fiabe per i bambini.

Dunque la scrittura è un’essenza della fantasia, è una realtà che può fare a meno della realtà.

Regala sogni e emozioni, regalare ciò che non c’è, rappresentare un dolore, un’assenza, la solitudine, e allo stesso tempo fare volare l’anima.

Perché uno scrittore, con la sua capacità fa intravedere bagliori di vita là dove questa non c’è!

Disincanto e disillusione non negano, ma passano e setaccio le allettanti e gelatinose bugie narrate dai manipolatori di questo sistema, tutto discutibile, la retorica, la pappa ideologica con la quale tanto volentieri il sistema inganna gli altri.

Questa vita così consolidata e strutturata è un “ vuoto esistenziale” su cui poggiano la realtà e gli orpelli con i quali si vuole celarlo.

La letteratura aiuta  a guardare quel vuoto senza paura, altrettanto necessaria quanto la poetica visione di una vita possibile.

E’ una “ PEGASUS “ – Astronave a remi – per viaggiare nell’infinito, la letteratura!

E’ un continuo alternarsi fra scrittura diurna, in cui l’autore si batte per i propri valori e i sogni.

E quella notturna in cui lo scrittore ascolta e ripete ciò che racconta il silenzio, il saper rimanere in disparte, ma anche ciò che dicono i demoni, i brutti sosia degli umani che abitano e vivono negli abissi bui dell’anima.

Chissà cosa abbiamo fatto di tanto straordinario per meritarci il mare ! “ ( Vincenzo Calafiore)

 


giovedì 17 aprile 2025

                 Di te

 

Mi fanno ricordare di te

i giorni in cui ti ho attesa inutilmente

gli onomastici festeggiati da solo

così come i Compleanni.

Mi fanno ricordare di te

i Natali

i Capodanni

passati senza la tua presenza.

Ora in questa età saggia

non ci soffro più

ci siamo dimenticati ognuno

della propria esistenza.

E ci vuole coraggio continuare a vivere

un coraggio che viene dall’evitamento,

il coraggio di stendere un velo

sui ricordi che a te potrebbero condurmi.

                      Vincenzo Calafiore

mercoledì 16 aprile 2025


 

Non ci resta che piangere


Di Vincenzo Calafiore

17 Aprile 2025 Udine

 

….il vento gelido tormentava

le foglie rosse e gialle … era l’inizio

di un giorno qualunque e faceva freddo.

Camminando la ghiaia scricchiolava

e il rumore si perdé nella bruma dell’alba.

C’era aria d’incertezza … girò appena la testa

per guardarsi attorno, e passò la mano

sulla tasca interna e sentì che c’era qualcosa,

era una conchiglia.

Ma lui non era stato al mare …da molti anni

come faceva ad avere una conchiglia in tasca?

E’ una domanda a cui non ha avuto o trovato una risposta…

 

                                Vincenzo Calafiore

 

 

Sembrano passati secoli dal tempo in cui spopolava “ Il Carosello “ dopo i bambini andavano tutti a letto, oggi piaccia o no ci sono solo stupidari con l’intento di far ridere o per lo meno di strappare un sorriso.

La vena comica della letteratura sembra essersi spenta ormai da molti anni e sembrano secoli, al suo posto il bestiario della politica che ha preso, con l’aiuto dell’invadente televisione, il posto dell’autentica invenzione letteraria.

La televisione dagli anni che furono a oggi ha prodotto a cascata “stupidari “ di grande successo, pari alla loro euforica decadenza e insignificanza, è un’orrenda rappresentazione degli orrori contemporanei della stupidità, della violenza e della corruzione diffuse nella società, nella politica, nella cultura, nei rapporti personali e persino nel tessuto psichico individuale.

Il mondo è già finito da un pezzo, e non resta che raccontare il suo lento estinguersi nella farsa.

E’ dunque una farsa esistenza, un teatro ove viene rappresentato l’assurdo, malinconico e triste, ove gli spettatori pregano di essere rapiti dagli extraterrestri per sfuggire a questa agonia, i quali però se ne guardano bene dal voler stabilire un contatto con gli umani.

Quel che manca è il sogno della bellezza,

il sogno della cultura, la capacità dell’inventarsi dei dialoghi trasognati, beckettiani. che allontanino per un po’ dalla triste realtà.

Pare che la forma più comune di impudenza sia quella di ridere, ritenendole assurde, cose che poi avverranno.

Qui pare invece che tutto è già avvenuto e un sorriso non può seppellire ciò che è già sepolto, ma è un fiore sulla tomba del mondo.

La verità è che solo le storie personali sono capaci di colmare il dolore dentro. Solo le storie ci aiutano a sopravvivere a questa catastrofe!

La cosa che più mi piace fare è quella di scrivere qualche poesia sulla carta che contiene il pane o avvolge verdura e cibarie, conscio che poi andrà a finire al macero!

Ma anche di scrivere per guardare dentro di sé, scandagliando le proprie emozioni, e rendersi conto che basta così poco per essere felici, magari fare anche dei lunghi voli per il cielo per incontrare gli angeli …. Come un personaggio di Chagall!

 

 

martedì 15 aprile 2025


 

Quel filo rosso non tradisce mai

( 17-08-19L.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Aprile 2025  Udine

 

 

A un certo punto mi rendo conto che l’ultimo tratto di strada le gambe non lo reggono e vorrebbero fermarsi. Avere il tempo di guardarmi attorno, prendere una boccata d’aria.

C’è vento e le foglie gialle volteggiano in aria prima di toccare terra.

Sul tavolo alcuni fogli sparsi mi ricordano il lavoro notturno; ho iniziato a scrivere fiabe per i bambini, fiabe per farli sognare in questo mondo metallico, acciaioso.

Tante volte, al momento di andare a letto a dormire, più per agguantare un sogno, mi chiedo cosa sarebbe stata la mia vita senza una stilografica in mano.

Certo, non ho una risposta, ma del resto sono felice di essere così: mezzo cielo, mezzo mare, cosa importa poi saperlo? Uno è così e basta.

Con gli occhi appena socchiusi, più addormentato che altro, mi alzo per andare in studio a trascrivere un pensiero prima di perderlo.

Mio nonno mi diceva: “ al mattino quando ti svegli non passare mai le mani sui capelli, perché cancelli i sogni che sono rimasti impigliati e non li puoi ricordare” .

Non so come sia successo, devo aver inciampato in qualcosa e sono ruzzolato giù per le scale come un sacco di patate; rialzandomi mi sono detto … < niente di grave >.

Sono stato troppo ottimista, al risveglio infatti, mi sono reso conto di essere pieno di dolori in tutto il corpo, guardandomi allo specchio poi ho visto un occhio colore di una melanzana, come se avessi ricevuto un pugno.

Piove intensamente e mi viene voglia di infilarmi sotto le coperte e sognare!

A questa età le paure, i timori sono molti frequenti, e si cerca qualcosa che sia rassicurante come lo può essere un gran bel sogno.

“ Nel buio restammo a  guardarci. Il sorriso di Daniela era bellissimo. Gli buttai le braccia al collo, il desiderio e la tenerezza presero la forma dell’amore, a letto per lunghe ore fu soltanto musica di baci. Il suo corpo è un campo minato, e l’abilità consiste nel riuscire a percorrerlo mescolando insieme tenerezza e amore.

I suoi occhi raccontano di un dolore dentro, custodito gelosamente.

Daniela è un’onda che arriva all’improvviso, si inabissa e riaffiora, per travolgermi ancora,  lasciandomi sensazioni mai provate, il cuore felice.

E’ stupefacente nell’intimità, sfoggia un reggiseno nero che accende la sensualità del suo corpo che stringo tra le braccia.

Un corpo pieno di fascino.

Pieno di ogni freschezza che travolge con ondate di erotismo.

Così riaffiorando la sua esuberanza accende la notte.

Tutto confluisce fluidamente nelle vene, i corpi si accolgono con lunghi baci e forti abbracci.

L’alba ci trova ancora abbracciati, i nostri corpi non aspettavano la luce del mattino, ma si lasciarono ammirare.

Non abbiamo chiuso occhio per tutta la notte, aspettando un bacio dopo l’altro proprio come fanno le onde con impazienza …. Amarsi con impazienza! “

 

Con la scelta di un angolo del suo universo dove rendersi Donna, chi meglio di lei potrebbe infondermi amore e tenerezza? Avrei mille cose da dirle, vorrei che mi regalasse ancora una notte così, illuminata dai suoi baci, dalle sue carezze. Amami ancora!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 13 aprile 2025


 

Cose di ogni giorno

(17-08-19l.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

Di Vincenzo Calafiore

13 Aprile 2025 Udine

… come fai a rimanere lontano

dal profumo di donna che il solo sentirlo

ti porta in paradiso?

E pensa alla sua pelle che ha la vellutatezza

di certe albe; pensa a come sarebbe

triste la vita senza una “ lei “ che sa come

guardarti, che sa come renderti felice.

Eppure mi devi spiegare, perché proprio

non lo capisco come si fa ad ucciderla,

a usarle violenza d’ogni genere ….

Me lo sai spiegare?  Anthimos “

                           Vincenzo Calafiore

 

 

“ Nel buio seppe riconoscere il suo profumo. Non era di brezza marina, ma neanche di fiori che l’aria ne era pregna, era soltanto il suo profumo.

L’avrebbe riconosciuto fra mille; era soltanto lei ad avere quel profumo, le sue narici non l’avevano dimenticato, neanche quando il mare lo aveva portato via, di mare in mare come una bottiglia con un messaggio, fino a quando dopo anni lo riportò a casa, in un mare che conosceva, riconobbe gli scogli che lo avevano trattenuto prima della partenza.

Non le diede subito un bacio.

Si limitò a trattenere il suo bel viso tra le mani per respirarlo, per leggere le sue rughe.

Lei era una di quelle Donne che sapevano aspettare, lo aveva imparato sin da bambina ad aspettare.

La guardò negli occhi e la  vide, seppe leggere la solitudine, le rinunce, le notti fredde, le lunghe attese.

Con un dito seguì l’orizzonte sulle sue labbra e chiuse gli occhi  ” … non esiste niente di più bello al mondo di baciare labbra senza fretta” questo pensò!

Ma era già sopraggiunta l’alba e un raggio di sole stuzzicandogli gli occhi,

lo portò via dal suo sogno! “

 

Io ho un motivo per rimanere qui a Oceano-Mare e per alzarmi presto.

Perché qui c’è una luce bellissima e il momento più bello è proprio quello di vedere il sole che esce dal mare; prima illumina il cielo come una grande corona, poi man mano che si alza comincia a illuminare il mare e la sua scia raggiunge la riva, le prime case.

Il mare si infiamma e si illumina dentro, in alcuni punti raggiunge perfino il fondale ove ci sono tante ricchezze, resti di città sommerse, e navi inabissate.

Sulla riva ci sono gabbiani che alzandosi in volo, vanno via gridando, si incrociano.

 

“ D’improvviso il suo viso diventò brutto come il mare di notte … gli tornarono in testa gli echi delle parole di quella donna ….” Vai a cercartela sulla spiaggia,una donna …. “ ma ricorda anche l’emozione provata nel parlarle con quei fiori in mano, in mezzo agli stranieri seduti ai tavolini a bere.

Ci rimase male tanto che ancora risuonano in testa gli echi della sua risata. “

 

Una così bella, l’avrei sposata e resa felice.

Io credo nella donna, continuo a crederci nonostante tutto quello che è accaduto, credo nella donna ideale.

Ci ho pensato tanto, ci penso ancora, e sempre più difficile per me con quello che si dice di me, trovare una sposa, e se succederà sarà un vero miracolo.

Ma la verità è un’altra. La gente del mondo di fuori non potrebbero capirmi. Ragionano e pensano in base alle loro poche cose che hanno dentro, non hanno l’immaginazione, la fantasia, ecco perché non possono avere niente in comune con me, niente, non hanno niente.

Le cose che vedo, le cose che sento e racconto per gli “altri” non esistono, nessuno le vede, se non ci si spoglia prima delle cose inutili che si portano dentro e fuori di se, se non sanno ascoltare il silenzio se non sanno guardare negli occhi … dentro gli occhi.

Io non ho niente, ho tante porte di mondi diversi, la fantasia.

La concretezza per esempio io non la conosco ed è per questo che forse sono diverso dagli altri, uno come me può vivere solo ad “ Oceano-Mare”; in realtà non ho un carattere per stare in mezzo a tanta gente, mi piace molto il silenzio.

Ecco perché la sera dopo aver mangiato qualcosa, vado in riva al mare dopo che il sole si è tuffato nella sua culla di madreperla, mi siedo e mi fumo un sigaro osservando e ascoltando il mare, che mi racconta molte cose; poco più in là vicino a una barca bruciata dal fuoco  ci sono i soliti gabbiani che si rincorrono si alzano in volo e ritornano, giocano fra di loro.

Io la mia vita non l’ho mai misurata, quelli come me non hanno una misura, come non hanno tempo, vivono con le poche soddisfazioni che hanno la povera gente.

Sto qui ad Oceano-Mare e non sono mai solo, non conosco la noia e la solitudine, guardo il mare, lo ascolto, guardo avanti e mi basta pensare che ci sono tanti altri mondi da scoprire oltre l’orizzonte.

Uno è solo per modo di dire, non si è mai soli, da ogni parte che guardo c’è Dio, anche negli occhi di una donna, ho tutte queste cose e la solitudine, la noia e la tristezza, la povertà, non esistono.

 

Nella sua vita ad Anthimos gli sono rimasti impressi gli occhi di una donna, che ha incontrato per caso sulla spiaggia; le è passata accanto lasciandosi dietro nell’aria un profumo che saprebbe riconoscere ovunque come i sui occhi, velati appena da un foulard e da una ciocca di capelli caduta a lato degli occhi.

Ama alla sua maniera, e quando ama, ama davvero!

Può darsi che una di queste notti la incontri in un sogno, in un tempo imprecisato la sua felicità, anche se irriconoscibile, invivibile e sfinita.

L’alba passando sui vetri delle finestre lascia un denso colore rossastro che gli ricorda un lontano falò sulla spiaggia con una donna della Germania. L’alba continua a riflettersi negli occhi di una donna che vede solo lui!”

 

giovedì 10 aprile 2025


 

Prova ad amarmi

( 17-08-19L.633/41Proprietà Intellettiva Riservata )


 

Di Vincenzo Calafiore

11 Aprile 2025 Udine

 

…. può anche darsi che il mare

questa notte abbia lasciato tra

gli scogli una bottiglia con un messaggio,

o poco più in là sulla spiaggia.

Non c’è luce sul mare, non c’è nessuna linea

sembra che mare e cielo siano una cosa sola.

Ma questo lo sanno pure i bambini

che giocano a rincorrere i gabbiani sulla riva,

che ci sono due mari: uno di sopra e uno di sotto!

Vide il sole sorgere in una pozza di mare

e pensò di poterlo contenere nelle mani ….

troppo grande per le sue mani.

Anthimos con quelle mani lavò il suo viso

e stranamente i suoi occhi spiccarono il volo

là dove l’amore fa volare , capì che poteva

ancora amare, ed è tutto! ”

 

                   Vincenzo Calafiore  

 

 

Può anche darsi che il mare

questa notte abbia lasciato tra

gli scogli una bottiglia con un messaggio,

o poco più in là sulla spiaggia. Non c’è luce sul mare, non c’è nessuna linea sembra che mare e cielo siano una cosa sola. Ma questo lo sanno pure i bambini che giocano a rincorrere i gabbiani sulla riva, che ci sono due mari: uno di sopra e uno di sotto! Vide il sole sorgere in una pozza di maree pensò di poterlo contenere nelle mani ….

troppo grande per le sue mani. Levò in alto le mani nel cielo contenuto nei suoi occhi che stranamente spiccarono il volo ancora più in su, là dove i sogni attendono le nuvole per raggiungere il cuore

capì che poteva ancora amare, ed era tutto quello che voleva!

E’ domenica!

Le campane suonano a festa, esco da una porta e ne apro un’altra e un’altra ancora e ognuna mi fa entrare in un mondo diverso, dove vorrei rimanere; i gabbiani sono tutti lì, raggruppati sulla spiaggia, mi aspettano.

Tempo fa incontrai una donna sulla spiaggia, volevo dirle quanto fosse bella, provai a farmi capire con le mie parole, ma le parole non sono servite a niente; lei non si è fermata per ascoltarmi è andata via dritta per la sua strada. L’ho seguita, lavorava in un bar, faceva la cameriera.

Mi ricordo che un giorno mi sono preparato bene, ho indossato la mia uniforme blu con i gradi dorati sulle maniche, mi sono profumato con il dopobarba, l’ho messo anche sull’uniforme e sono andato da un fioraio.

Comprai un mazzo di fiori belli di tanti colori diversi, fiori di campo … ero molto emozionato, la prima volta che andavo a incontrare una donna dopo una vita da solo.

La guardavo da lontano, nascosto dietro l’angolo di un palazzo, era davvero bella, bella davvero; mi sono fatto coraggio e mi sono presentato a lei e le ho detto << Signorina, mi perdoni se la importuno, ma la sua bellezza mi ha trafitto il cuore, l’ho vista sulla spiaggia dove io vivo, mi siete passata davanti lasciando nell’aria una scia profumata che mai ho dimenticato. Lei non si ricorderà di me, ma la sua bellezza mi è rimasta negli occhi e nel cuore,tanto da non poter fare a meno di venire a trovarla … >> Le ho offerto i fiori, io mi chiamo Anthimos, le dissi.

Ero molto emozionato e avrei voluto dirle che mi piaceva un mondo, che avrei voluto fare con lei una famiglia.

Mi ricordo bene la sua reazione.

Mi ricordo bene quando vidi i miei fiori gettati a terra tra i tavoli, calpestati dai passanti.

Li ho raccolti tutti e sono andato via.

Durante la notte seduta sulla spiaggia, uno alla volta li ho regalati al mare.

Da allora continuo a stare lontano dalle donne. Ricordo le sue parole: vai a cercartela al mare la tua ragazza, vattene via!

Ho visto la mia vita scivolare come sabbia in fondo al mare.

 

“ Non so se Anthimos sia il suo vero nome o è il nome che lui si è scelto per questa vita, per questo mondo. Parlandogli l’ho chiamato con un altro nome, per errore, e lui mi ha risposto con molta tranquillità, una naturalezza tutta sua.

Ho capito che non ha un nome che gli appartiene, ne lui appartiene a un nome; si chiama con un nome adatto a ogni sua rappresentazione.

La sua baracca ha tante porte piantate a terra senza un ordine preciso un po’ ovunque intorno, porte di ogni tipo e colore portate dal mare.

Quando lui al mattino esce dalla baracca da una di queste porte, vede un mare e un orizzonte diverso,

vi lascia la notte inquieta, le sue tempeste. “

lunedì 7 aprile 2025


 

Ci perderemo, un giorno

 

Di Vincenzo Calafiore

07 Aprile 2025 Udine

( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA’

INTELLETTIVA RISERVATA )

 

…. Ma alla fine tornerai,

salirai le scale, aprirai la porta

e senza dirmi nulla mi getterai

le braccia al collo, mi bacerai …

lo so è un sogno, ma mi piacerebbe

accadesse davvero perdersi uno

nelle braccia dell’altra … “

                        Vincenzo Calafiore

 

 

“ habere rationem est habere significationem”:

 

Mi piace il mio “ personaggio “ Anthimos, l’uomo con cui mi intrattengo molto a parlare. Vive  su una spiaggia di fronte a Messina. La sua casa è una baracca poggiata su un cumulo di sabbia; e basta che il mare una notte di tempesta avanzi di qualche metro che se la porta via, come è già successo con le altre, prima di questa.

Anthimos con la sua semplice filosofia mi spiega e cerca di farmi capire che non siamo personaggi, ma siamo storie. Ci comportiamo e ci impegniamo ad essere dei personaggi, quando invece dovremmo capire  che siamo semplicemente una storia. Siamo la pineta dove si cammina, il buono e il cattivo, il ladruncolo che ruba, il caos attorno, la folla di passanti che passa, il colore, le cose, i rumori, gli odori.. capisci cosa voglio dire?

Ecco la salvezza sta in quel luogo di mezzo.  In mezzo ad altri luoghi, e si chiama “ Oceano-Mare “ dove si vive sospesi tra le nuvole e si incontrano solo persone che sanno volare.

Nei racconti di Anthimos c’è sempre la presenza della spiaggia, degli scogli e del mare! Quel mare che incanta e che porta via l’anima, stregandoci con le sue magie, ma anche uccide, spaventa, diventa terrore.

Il Mare commuove, è coraggioso quando in onda supera il limite della spiaggia conscio di non tornare più, sparisce; si traveste, cambia scenario, diventa dolce e sereno, regala felicità e poesia, diventa tempesta, divora navi, regala sogni e ricchezza.

Racconta, si racconta ma non da mai una risposta, è saggio più del saggio è paradiso,imprevedibile,amabile … ma soprattutto il mare chiama!

Anthimos è suo, gli appartiene anche se viene dai più lontani estremi della vita è meraviglioso pensare che mai loro si sarebbero sfiorati se non attraversando l’universo, non si sono neppure cercati, la cosa più facile è stata quella di riconoscersi questo è davvero meraviglioso: riconoscersi.

Questo continua a raccontare Anthimos, per sempre, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, loro erano lontano più di chiunque altro.

 

“ Se avessi un’altra vita, la passerei a raccontare questa storia, io e il mare, lo farei mille volte ancora, per capire che la – realtà –  vostra, quella che tanto amate e tanto è  viva in voi vi concede solo l’orrore di una falsa felicità, e che per raggiungerla avete dovuto passare da questo inutile inferno. Per averla, questa felicità vi siete distrutti a vicenda, per possederla questa vostra felicità siete diventati peggio delle bestie. Avete scoperto alla fine che altro non siete che personaggi di un racconto scritto da un altro, avete scoperto che l’unica cosa che vi rende veri è la morte! “

 

Ecco, morire o svanire, sparire.

Muori quando non hai più occhi per guardare un orizzonte, la tua faccia come le tue mani ti sembreranno estranee, come appartenessero ad un altro e solo allora penserai: sono vivo o è solo una scena che sto interpretando?

E il tuo cuore? Continua a battere, ti parla, ti racconta senza darti pace, ti ricorda quello che sei stato e quello che sei diventato; ti ricorda quello che di te è andato perduto, di come ti sei perduto.

E allora devi pensare immaginare qualcosa per cui valga la pena lottare per vivere, per amare.

Devi pensare a resistere alle ondate che ti travolgono e ti portano giù nelle viscere dell’inferno, ma ti fanno anche tornare e guarderai nuovamente il cielo con altri occhi, un cielo al tramonto disegnato dai gabbiani, scoprirai che in fondo vale la pena di lottare per vivere nelle braccia e nelle mani di un amore.

Scoprirai di avere lo stesso coraggio delle onde, che corrono, corrono per superare il limite sapendo di morire, di non tornare più al mare!

 

Sono rimasto in silenzio e non ho risposto niente e questo perché avrei dovuto spiegare come tutto quello che facciamo, pensiamo, diciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo. siamo stati, saremo!

 

 

 

 

 

 

domenica 6 aprile 2025


 

Amarsi è riconoscersi

(  17-08-19l.633/41 Proprietà Intellettiva Riservata )

 

Di Vincenzo Calafiore

05 Aprile 2025 Udine

 

“ …. loro non si sono cercati,

non è stato difficile, è bastato

solamente guardarsi negli occhi

e riconoscersi.

Meraviglioso scoprire assieme

che non si è mai abbastanza lontani

per ritrovarsi …. “

                       Vincenzo Calafiore

 

 

“ Scrivere è la maniera più bella di rimanere in silenzio!”

E’ una maniera per rimanere nell’incanto in cui certi giorni mi trovo.

Per trovarmi il più lontano possibile da una realtà che come la vita non è mai, e neanche la si immagina.

Ho sempre saputo che essere felici è una grande utopia, io ho voluto sempre salvarmi! Salvarmi da questo mondo di stupidi cinghiali votati alle guerre e alle violenze di ogni genere, e da certa da morte imbecille rimanendo nella realtà e vivere solo di questa.

Non puoi immaginare quanto bello sia rimanere in silenzio e trasferirsi in un mondo lontano e diverso, ma soprattutto perché lì in quel mondo amare ed essere felici è possibile accade questo a Oceano-Mare!

Lì senti cantare i gabbiani? Dicono che sono cattivi, ma non è vero.

Vorrei essere libero come loro, volare assieme a loro in alto e hanno un grande rispetto per il mare; hanno i loro scogli, hanno un mare dove si appoggiano e si lasciano portare via lontano, poi li vedi alzarsi in volo e tornare a riva. Con loro ci parlo, lo so che non mi capiscono, ma lo faccio per vincere la solitudine. Sono tante le persone che parlano da sole, ma lui il gabbiano con cui parlo, viene spesso a trovarmi, ci facciamo compagnia, a stare con lui ho imparato a parlare piano senza lasciare segni, traccia di me.

Su questa riva faccio pensieri, nascono le cose è così che ho cominciato a vedere un altro mondo, altre cose, altra gente, che non esistono non si vedono ma io le vedo e parlo con loro, vedo cose nascoste, tutto quello che gli altri non vedono perché non vivono qui a : Oceano –Mare!

Una volta che entri a Oceano-Mare non ne uscirai mai più, comincerai a credere a avere un’altra vita, quella che gli altri non hanno.

Mi perdo in una lontananza all’orizzonte, dove “ Amarsi è riconoscersi “ come si riconoscono le nuvole e le onde che fanno a gara a chi arriva per prima a superare la riva pur sapendo che non potranno più tornare al mare ….  Io lo dico sempre: il mare rassomiglia tanto agli occhi di una donna.

Oceano-Mare è un mondo di persone magiche! E’ la magia dell’amore, la magia della vita; come spiegare che qui è il mondo che si vorrebbe e che gli altri non sanno, ma che esiste, esiste davvero.

Qui in questo mondo di altre realtà, tutte diverse, tutte cattive, è come se ognuno avesse la sua parte è un destino, non si scappa.

Io penso e vivo un mondo diverso, lo vedo, entro ed esco, ma gli “altri “ non lo vedono, non mi vedono.

Gli altri ti ricordano chi sei in ogni momento.

Ti ricordano che non sei come loro.

Ho provato a farmi capire con le mie parole, ma le parole non servono.

L’ho incontrata la ragazza che potrebbe vivere con me a Oceano-Mare, bella come una principessa.

Lei è una di quelle donne che ho sempre sognato, ho molte cose da dirle, spiegarle come la sento dentro di me. Bella, bellissima, ancor di più quando le sfioro il viso con le dita, nella mia testa questo accade ogni momento del giorno.

La sua bellezza mi è rimasta dentro ed io non posso fare a meni di dirglielo.

 

Della mia vita sono rimaste impresse le tracce delle tante emozioni, non hanno una data precisa, ma sono in me, vivono custodite nell’anima.

Sono il giorno che dico: ti amo!

Il mio “ tempo “ che è una misura breve.

I miei cerchi nell’acqua si ripetono, ritornano, si sovrappongono gli uni sugli altri nella maniera più imperfetta e lo spazio tra uno e l’altro sono il mio oggi e il mio ieri, il mio domani, le parole non dette.

Il mio è un tempo breve, nasce da una vita che non mi appartiene, da uno scrivere profondo come il mare, incomprensibile a volte, ma è un’onda che travolge e mentre lo fa ti racconta … non sono mai ritornato negli stessi attimi di vita inventati “

                                                                         “ OCEANO-MARE “

 

 

 

 

 

mercoledì 2 aprile 2025


 

E poi, tu

Di Vincenzo Calafiore

2 Aprile 2025 Udine

 

“… vorrei un giorno o una sera

che non chiedano nulla, che dessero

un silenzio che non abbia bisogno

di spiegarsi.

Un giorno o una sera, senza parole,

queste  che siano del vento.

Un giorno o una sera senza domande

con una matita poter disegnar una

nuvola che abbia il tuo sorriso.

Il sorriso della vita. “

 

 

“ Ora guardami negli occhi.

Guardami con gli occhi di chi vuole rimanere!

Io lo so di non essere un tipo facile, sono da sempre con la testa tra le nuvole e piedi nell’abisso, guardami negli occhi e poi stringimi le mani, e dimmi che mi ami!

Tu devi sapere cosa provo per te, sapessi cosa provo solamente nel pronunciare il tuo nome.

Sei l’unica cosa a farmi sentire vivo, tu non ricordi nemmeno le volte che ti dicevo di amarti, tante volte … come si può amare una donna così?

Ora il mio, Ti amo è cambiato in “ mi manchi” mi manca tutto di te, “ Dove Sei” dove e con chi sei adesso … adesso è solitudine, le nostre anime si cercavano nei sogni sei il mio tutto,capisci? “

Se avessi una donna queste cose le direi per dirle quanto l’amo! “

 

Io sono qui nel mio universo che c’è e non si vede e osservo. Per poterci vivere nel mio universo c’è bisogno di avere un’anima e un cuore, solo così ci si può vivere.

Guardo nella lontananza per vedere se c’è qualcosa che assomigli alla mia vita.

Per esempio guarda là in quel tratto di mare, poco prima soffiava una brezza leggera di vento, adesso non c’è più è sparita; ecco questo non è facile da spiegare, lo può spiegare uno che ci vive in questo universo di trasparenze e di luci, io la chiamo quella brezza < bacio di sposa > proprio perché è delicata come una carezza e un bacio di una sposa.

A volte la sposa lo fa con gli occhi, non la si vede, ma la si sente come una mano leggera che sfiora il viso dolcemente.

Penso spesso a una donna molto dolce, la penso seduta qui a fianco a me, e se ne sta in silenzio come me a guardare il mare senza chiedermi di parlare; e immagino le sue carezze, così dolci che sono capaci di muovere il mare che ho dentro di me.

Fuori, al di là del confine, c’è un mondo che non mi piace molto andarci, ma ho visto una barca allontanarsi dalla riva, non so dove sia diretta,non è importante, ma so che appena più in là c’è una porta, un ingresso al mio universo ed è lì che guardo.

Vedi, la barca scivola sull’acqua, taglia la superficie in due parti, ma appena passa questa si richiude e tutto torna come prima. E’ una ferita che non si vede, ma c’è. E quante ferite ci sono e sono aperte e non si vedono?

Io nella mia vita non ho fatto male a nessuno,non ho accumulato ricchezze, non ho fatto niente di tutto questo, ogni giorno è stato bello come oggi.

Tutto immenso come il mare.

Quando la barca è passata ho guardato e ho visto il mare richiudersi e mi è sembrato di vedere l’effetto che fanno le parole della gente …. Mi passano sopra, sembra che mi feriscano che mi facciano male e invece dopo le ferite si richiudono e continua la mia vita ai bordi della mia stessa esistenza.

 

Adesso mi piacerebbe scrivere una lettera a una donna e metterla dentro una bottiglia, insomma mettere un messaggio in una bottiglia e affidarla al mare … E immagino il suo viaggio da un amre all’altro, da un mare a un oceano.

Hai mai pensato a quanto è grande un oceano? A quanta solitudine c’è, a quanta paura e terrore di notte, alla sua profondità? E la nostra anima quanto rassomiglia a un oceano?

La verità è che noi siamo un oceano-mare, non conosciamo noi stessi, non conosciamo l’altro, gli altri, non conosciamo quanto immensa sia la nostra anima.

Il vero mare non è quello che vediamo è quello che sta sotto la superficie!

 

I miei occhi hanno circa novant’anni, la mia stanchezza molti di più; vivo in questo infinito, uno spazio tra palpebra e ciglia, un luogo imprecisato, provvisorio come lo è la mia vita, vivo a modo mio, imperfetto.

Ho in me i dettagli degli spazi infiniti, ho visto i colori del cielo confondersi con quelli del mare e da allora vivo così, nei colori. Io so cosa mi dice il mare quando mi parla.

Il mare mi dice rimani con me.

Io ci credo, riesco a crederci in un’altra vita che non ho.

 

E poi, amarti!

Amarti senza limiti,

amandoti è come ritrovarsi

negli ovunque di ogni età.

Amarsi è aspettarsi

in ogni momento,

in ogni anfratto della vita,

e poi prendersi, abbracciarsi,

cercarsi dentro, viaggiare

nei meandri del cuore:

ecco perché è Amarti!

Amarti è rimanere nello stesso sogno

nella giovane follia,

è rimanere quasi sempre in quel: ti amo!

 

                                     Vincenzo Calafiore