lunedì 27 ottobre 2025

 



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La solitudine di un grande sogno


di Vincenzo Calafiore

28 Ottobre 2025 Udine


La solitudine è per me un sicuro rifugio, un luogo di fuga dal tormento di questi giorni inutili e dalla folla, ma anche uno spazio dove il pensiero riesce a vivere e si manifesta incessantemente in una strana multitudine di immaginazioni a me care. È una solitudine pensosa e intellettuale, una disciplina morale e letteraria dove cerco il colloquio con me stesso, lo studio e la contemplazione del cielo, sperando di trovare serenità, che però viene costantemente interrotta da un pressante cicaleggio che arriva da lontano.

Lo so bene che tutto è passeggero perfino l'amore che è in me, passeggero perché su questa terra tutto è destinato a finire, ma sono sicuro che di questa rimangano dei segni sul viso sempre più amati e sempre più custoditi come cose preziose.

Non è la solita solitudine lamentosa, ma è quella dei pensieri, dei sentimenti. Quella solitudine che si prova ad esempio quando si hanno certe cose che non si possono dire, ne spiegarle in nessun modo; ma che bisogna trovare dentro di se un luogo sicuro in cui farle vivere per sempre nell'ombra.

La più bella solitudine è quella dei pensieri, dei sentimenti! Quella che ti fa compagnia e ti regala magici momenti, immaginazioni poetiche, fantastiche!

La solitudine non è solo assenza di persone. È la mancanza di scopo, la mancanza di significato. Quando capisco di trovarmi in un mondo dove tutto sembra alienato e distante, dove ogni cosa è scontata, superficiale e ogni sforzo di comprendere è accolto con indifferenza. La vera solitudine non è solo essere soli, ma sentirsi soli in un mondo che ha perso di significato, questo è il dramma, questa è solitudine cancerogena quella che corrode dentro fino a uccidere.

Ho scelto di vivere e di amare e per farlo vivo la mia vita in disparte, lontano da ogni cosa inutile, dalle parole inutili, dai concetti inutili.

Vorrei solo che ci fosse qualcuno che rimanendo in silenzio mi abbracciasse forte.... per farmi provare l'amore, quell'amore che probabilmente non proverò più!

Vorrei solo qualcuno che abbracciandomi forte mi sussurrasse all'orecchio: ti amo!







penso che il problema arrivi quando ti riempi di cose che non vuoi: scelte non tue, luoghi e persone che non ti rispecchiano, situazioni che ti riempiono inutilmente senza arricchirti. Siamo comunque limitati eh, abbiamo energie limitate, tempo limitato, speranze limitate. Se dai così tanto spazio a ciò che non ti fa stare bene, come farai a trovare un posticino per ciò che invece ti fa bene?

E poi, mi chiedo, perché relegare le cose belle ad un piccolo spazio, a pochi momenti. Viviamo il "fare quello che ci piace" come un'eccezione, come una roba rara. Ci hanno insegnato che la vita è sofferenza, una serie in fila di cose che non vuoi fare ma che devi fare per forza, dimenticandoti dei tuoi sentimenti e pensando solo al risultato, alle cose ""concrete"". Come se un sentimento non lo fosse poi...eppure lui si sveglia dentro di me ogni mattina e, ogni mattina, mi prende a pugni dentro per evitare che io vada verso cose che non voglio davvero. Il dolore sono io che lo sento e, fidati, è concreto.

Come faccio, mi chiedo, ad essere felice se occupo tutto il mio tempo a trovare strategie per sopravvivere e basta? Lotto tutti i giorni contro la mia batteria che tende sempre di più allo 0% ma non riesco mai a trovare un caricatore per ricaricarla, lotto solo affinché non si scarichi e non mi restano altre forze per fare in modo di ricaricarla. Siamo pieni di cose inutili e tristi, di cose che non vogliamo davvero...ci dimentichiamo ogni giorno sempre di più di quanto sia bella la vita vissuta solo per vivere, ci dimentichiamo anche di noi stessi, sembra quasi di star vivendo per qualcun'altro.

Viviamo come oggetti pronti per essere usati e, quando poi arriva il momento di uscire fuori a vivere un po', siamo troppo consumati per farlo.






venerdì 24 ottobre 2025


 

C'E' ANCORA DOMANI


Vincenzo Calafiore

25 Ottobre 2025 Udine


In questo particolare momento le prospettive di un futuro che l'intera umanità sta vivendo sono estremamente cupe.

Konrad Lorenz nella prefazione al suo libro: Il declino dell'uomo, del 1983. << E' probabile che stia per commettere, con le armi nucleari che possiede, un suicidio rapido ma tutt'altro che indolore. Ammettiamo che essa riesca riesca a invertire la rotta cieca e incredibilmente stolta che sta seguendo: essa è minacciata tuttavia dal declino graduale di tutte le qualità e le doti che hanno fatto e fanno dell'uomo un essere umano>>.

Konrad Lorenz è stato il più grande incontro della mia formazione e provo sempre un certo rammarico nel constatare che, malgrado abbia scritto molti saggi e ricevuto il premio Nobel, nel piccolo mondo culturale asservito venga poco ricordato .

Già cinquant'anni fa Lorenz parlava dell'avvento delle tecnocrazie, della manipolazione capillare del pensiero, della scomparsa delle democrazie che, pur rimanendo come vestigia di un tempo passato, erano ormai svuotate del loro significato...... e oggi sta avvenendo o è già avvenuto.

La mia formazione culturale è sempre stata umanistica, di chi vede un futuro umano all'orizzonte per questa società, lontana dall'essere rozza e ignorante, stupida.

Perciò quando ne osservo le trasformazioni lo faccio con gli stessi criteri di chi ha la consapevolezza che l'essere umano ha una lunga storia evolutiva che ne determina la natura, realtà negata da un mondo che tende a considerare ogni nuovo nato come tabula rasa su cui è possibile scrivere i suoi programmi.

E' forse questo il punto di partenza che urge affrontare sulla crisi della nostra umanità.

Io ancora adesso, mi ripeto << c'è ancora domani ! >> E' la forza della speranza, lo sperare che qualcosa di buono da salvare ancora ci sia contro l'urgenza dettata dalla frenetica velocità dello sviluppo della tecnica che rende sempre più difficile parlare di ciò che costituisce veramente l'essere umano.

Anch'io avendo frequentato il Liceo Classico, sono stato appassionato cultore della Grande Bellezza, di Socrate, Omero, e via via così, è stato un fuoco che si è acceso e che arde ancora, mentre altri fuochi si sono già spenti perchè alimentati da sterpaglie!

Ma se l'uomo è buono, è umano, come pensa di essere perché le cose vanno così?

martedì 21 ottobre 2025


 











MONOLOGO

Recitato in Teatro

Sovere ( BG ) 15 -05 -1998




LA MISURA DI UN PASSO “


…… Non trovò più divertente quei panni di buffone.

Cominciò a pensare con la sua testa bagnata di placenta rimastole sui capelli in colore d’ambra.

La gente per questo lo chiamò sin dai suoi primi passi

viso d’angelo “.


Ora sulle tavole di quel palcoscenico che lo videro più volte recitare la sua parte, sentirono le ginocchia tremare. Si rialzò gettando a terra la sua maschera e lentamente coi suoi passi misurati si avviò a sipario ancora aperto dietro le quinte.


Non seppe mai se il vuoto che stava dietro le luci che lo seguivano nelle sue diagonali in quello spazio infinito, continuò a respirare l’immaginario lasciato dai suoi passi misurati. Pier annegò gli occhi dentro l’immagine che per un attimo attraversò lo specchio dei suoi occhi.


Vorrebbe andar via, uscire di scena senza rumore stringendo fra le mani un fiore che aveva ricevuto e un nuovo passaporto; ma ci vorrebbe un nome.

E lui sa che quello che ha, se l’era inventato tanto tempo addietro.


Cercando con evidente affanno e delusione una donna capace di stregarlo come le tavole che per molto tempo i suoi piedi han calpestato, arrivò perfino a rivestire con panni diversi ogni sera nella solitudine della sua stanza un manichino che aveva trovato abbandonato per strada.


Era la sua donna.

Bella, dolce e serena; ineguagliabile compagna di viaggio.


Credette di amarla fino a quando, in una notte senza cielo quel manichino si chinò sul suo petto conficcandogli un fiore scarlatto. Pier rimase immobile con la stupida espressione della sorpresa impressa negli occhi.


Lei andò davanti alla finestra allungò le braccia e prese fra le mani la luce del lampione, si voltò verso Pier e con un soffio gliela fece cadere addosso svanendo in quel buio attorno.

Si svegliò dal breve e intenso sonno, aprì lentamente gli occhi Pier, sperando di trovare la sua donna ancora là coi vestiti che lui prima di andare a letto gli aveva infilato addosso, con dispiacere notò che nella stanza all’infuori di lui e del disordine non c’era nessun altro.


Appoggiò i piedi a terra come usava fare tutte le mattine, avvertì sotto la pianta una strana fuliggine che lo costrinse a rialzarli. Guardò bene il pavimento e potè notare la scia che finiva alla finestra.

<< … Sono stati due anni e mezzo d’inferno, mai un momento felice>> quelle parole nella sua mente erano uno strano rumore che non gli concedevano tregua.


Il giorno in cui la sua donna gliele vomitò addosso lo segnarono profondamente.

Ricorda ancora la misura dei suoi passi giù per le scale, a testa bassa col mondo che gli era appena crollato.

In principio non seppe darsi pace, la solitudine e lo squallore lo accompagnavano da un vicolo all’altro, dentro e fuori dalla sua vita. Fin quando non trovò quel manichino di legno buttato a terra tra un cumulo di cartoni bagnati dalla pioggia.


Pier lo raccolse da terra e dopo averlo pulito, sottobraccio se lo portò a casa sperando in qualcosa di nuovo che potesse almeno allietare la sua solitudine.

Gli diede un nome e a lei raccontò il cielo e la sua vita ogni volta che rientrava dal pub dove ogni notte si esibiva suonando il saxofono, gli raccontava i suoi sogni a volte non riuscendo a prendere sonno, spalancava la finestra per permettere alla luna di affacciarsi, la sistemava lì seduta e suonava per lei, solo per lei, le melodie che attanagliavano il cuore.


Yoko, il suo amico pianista a conoscenza della strana relazione prima di ogni spettacolo, nel camerino gli domandava <<…Come sta Angie?>> E una sera vedendolo triste gli disse <<questa sera lo spettacolo è tutto per la tua donna>>, Pier si voltò e lentamente come se fosse un sussurro guardandolo dritto negli occhi rispose, << Anche tu ti prendi gioco di me, lei non è di legno, credimi è viva perché piange e sorride ed è bellissima credimi, non è di legno>>.



OMAGGIO”

sabato 18 ottobre 2025

 


Semmai potrò baciare gli occhi tuoi

un giorno...

è da quel lontano, troppo lontano per raggiungerti

che t'amo!

Così allungando le mani per prendere il sole

mi pare di prendere il tuo viso caldo e sereno.

Segna il cielo l'ala, ove m'è consentito vivere,

sapessi come stringerti tra le mie braccia, lo farei!

Sapessi come amarti, ti amerei...

è solo un sogno e le mie mani hanno

il freddo della solitudine...

Vincenzo Calafiore


sabato 11 ottobre 2025

 " Poi alla fine ti rendi conto di udire soltanto i tuoi passi, il respiro del tempo.... non c'è niente d più lontano.

Questo lontano è miopico, freddo, e ti ripari in quel rimasuglio di vita, con cui forse ancora poter dialogare: Habla con ella! " Vincenzo Calafiore

venerdì 10 ottobre 2025


 

Il Peso delle scelte



Vincenzo Calafiore

11 Ottobre 2025 Udine


Forse è un sogno quello che ogni giorno vivo.

Ma i sogni non sono sempre uguali a volte sono belli, a volte non ci si vorrebbe svegliare per farli finire, a volte sono degli incubi da cui scappare e mancano le gambe per fuggire, manca il fiato, e con l'affanno e il cuore in gola si è costretti a fermarsi e a vivere l'incubo fino alla fine, fino all'arrivo di Aurora!

E uscire di casa sperando di dimenticare quello che passa per la testa

e invece è tutto lì ad attenderti al rientro e non aspetta altro che il tuo andare a letto, ed è lì che tornerà più forte di prima tutto quello che a forza si è trattenuto dentro.

La notte è il campo di tante battaglie, vinte e perse, ma è anche il momento in cui ci si immerge nel mare della solitudine scendendo fino ai suoi fondali, ma è anche l'unico momento in cui si sente che forse si è ancora vivi, che si vive!

Anche se in una società piena di errori, il più comune degli errori comportamentali della gente comune è quello chiamato dello

<< Status quo >>. Si resta bloccati nella situazione presente e non si ha la forza di volontà di cambiare le cose, le situazioni

A questo errore va aggiunto quello della miopia ( chiamato anche sconto temporale ); si valuta solo la utilità presente a discapito dei vantaggi o svantaggi futuri delle nostre scelte.

Questa combinazione che dipende prevalentemente dalla debolezza della volontà ( akrasia ) ci fa evitare o procrastinare scelte che sarebbe necessario fare.

Meglio il Carpe Diem , gioire del presente e rimandare le scelte in un futuro indefinito.

La irrazionalità di questi comportamenti è talmente palese che si può cercare di correggerla.

La razionalità decisionale è quindi per definizione miope, perchè la sua sopravvivenza si basa sul superamento di difficoltà hic et nume. In questo modo si ha la tentazione di non guardare più lontano del proprio naso.