mercoledì 23 gennaio 2019


La tregua

Di Vincenzo Calafiore
24 Gennaio 2019 Udine

…………. Vorrei avere un elastico
capace di catapultarmi in quell’altrove
dove il mio cuore è certo che ci sia felicità! “
                     Vincenzo Calafiore

Come si fa a dimenticarsi di un abbraccio, di un bacio, d’una carezza o di due occhi incantati, pieni di te? Penso a questo mentre precipita la notte addosso come un macigno assieme a una polvere bianca scaricata dal cielo, ma il cielo senza i suoi occhi non brilla più.
Questo io lo so, l’ho sempre pensato e immaginato, potrebbe accadere in qualsiasi momento, in qualsiasi giorno di questa mia vita presa in prestito.
Da saltimbanco che sono mi arrabatto qua e là per le vie di una città che non conosco, estranea ai miei sogni; da funambolo di notte salto da un confine all’altro in una folle caduta e risalita al cielo degli occhi suoi che dagli occhi miei assiste a misteriose iperbole in un sogno che si vorrebbe senza fine.
Quel doloroso rumore che s’ode è un canto antico indiano da una vetta alla luna che da lassù miracola il mio desiderio di averla accanto e sentirne il calore, gli odori fosse come terra appena arata.
Ah! Quanto amore, quanta vita sprecata attorno a una fune aggrovigliata alle caviglie…
E mi manca l’elastico per spiccare il volo nei suoi occhi, come un aeroplanino di legno; intanto silenziosamente passano le ore senza nessuna ragione.
Mi ci vorrebbe un elastico per compiere un salto e uno sbalzo verso lei!
Ci vorrebbe un vento che gonfi le vele di questa barca che silenziosamente va alla battaglia tra il buio del cielo e la luce degli occhi suoi.
Ma ci vorrebbe una tregua!
La tregua di una deriva nelle mie parole che si muovono stanche con tutta la voglia che di parlare, di stare ad ascoltarla, continuare a fare il funambolo pur di incantarla e trattenerla ancora in questo mio sogno… ma tu non ti fermi mai, non ti fai raggiungere!
Potresti guardarmi con occhi diversi, e in quello sguardo si potrebbe nuotare, bracciata dopo bracciata lentamente farsi portare dentro due occhi così dolci con tutte le corde ai piedi e per dovermi liberare attraversarlo tutto quel mare dentro una pagina nelle tempeste di un rigo, nelle tregue delle parole.
Forse per questo che i sogni sono batuffoli di fumo e rimbalzano stanchi tra un risveglio e un sonno, tra la notte e il giorno!
E’ bellissimo quel ritorno a casa con ancora la luna alta nel cielo, tornare sconfitto al mondo di visioni e immaginazioni dove per essere felici basta un niente, magari un sogno o chi lo sa… un tuo bacio, un tuo abbraccio, un tuo ciao!
Forse sarebbe il caso, in questa tregua, chiudere gli occhi e poi anche se ho chiuso gli occhi… chissà come verrai?
Ah vita mia come arriverai, con quale treno viaggerai per venirmi a trovare?
Ci vorrebbe adesso un sogno lungo come una tregua!
Un sogno che mi porti senza fretta, alla vita!  
  

















































































































































































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