lunedì 21 gennaio 2019


Pensieri … in sottofondo

Di Vincenzo Calafiore
22 Gennaio 2019 Udine

…. Non so come sarà domani
e ogni notte spero nel risveglio uguale
al giorno prima,all’altro ieri.
Tasselli che fino a qui mi hanno portato
Come fossero un lungo treno merci
che si è fermato in tutte le stazioni a treni
più veloci che passandoci accanto hanno
sollevato polvere e fatto tremare tutto.
Una polvere densa come foschia che una volta
depositatosi rallentava sempre più la partenza.
Così ogni giorno a ogni risveglio mi pare d’essere
fermo in una stazione distante e solitaria:
una coscienza che reclama sempre un palcoscenico
da cui esibirsi sempre come un occaso… che
potrebbe essere l’ultima scena. “
                                       Vincenzo Calafiore

Non potrei mai dimenticare le appendici dell’ultimo sogno, farlo sarebbe come dimenticare un giorno, una notte.
I giorni come i sogni non sono mai uguali, così le stazioni che ho superato, i palcoscenici dai quali recitai filastrocche e poetiche immaginazioni a una corte annoiata e ebra di tutto.
Lasciare un sogno o il sogno più bello alle braccia dell’aurora è un dolore, e quella mattina capii che una volta entrati nel dolore non si può più tornare indietro. Capii che accogliere a braccia aperte il disorientamento altro non è che cedere al richiamo del vuoto che ho in me; ma ormai avevo attraversato il confine e certe strade non portavano da nessuna parte.
Avevo compreso che ormai era andato perduto l’ordine che mi aveva fatto andare avanti, ottenebrato, giorno dopo giorno, quell’ordine feroce in bianco e nero, che ben presto forse mi avrebbe fatto precipitare in altro “ vuoto” peggiore di quello già vissuto.
Avevo ormai superato quella linea di separazione da oriente a sud, qualsiasi sud, mi fermai a un incrocio a riflettere e andai dalla parte ove veniva forte il richiamo della vita… della dolce Signora di tutte le notti, di tutti i sogni miei.
Sono a pezzi e nemmeno la sua bellezza è rimasta intatta questa notte di lunga battaglia.
Ho gli occhi circondati da rughe che non ho voluto mai vedere, le occhiaie sembrano delle notti spente, mi guardo allo specchio e mi chiedo se sono stato sempre così o che l’amore che ho per la vita non mi ha mai fatto vedere.
In quel sogno, l’ultimo sogno ancora nei meandri della memoria sono rimasto accanto a lei. L’abbracciai sommessamente, non voleva altre parole, cercava solamente le mie mani, le mie braccia.
I suoi occhi cominciarono a inumidirsi, come se fosse cambiato il vento.. un vento dolce come fosse respiro.
La strinsi a me forte…. “ mi soffochi” !
La strinsi a me fino a che piano,  piano, lentamente, le mie mani percepirono il suo abbandono e nel groviglio dei nostri corpi dissetati, lei mi accolse tra le sue braccia come la terra accoglie l’acqua dopo lunga siccità!
Il giorno ci trovò abbandonati in un letto come legni lasciati dalla marea notturna su una spiaggia! Felici, immensamente felici l’uno dell’altra!
Continuo a pensare a “ quel raggio di sole “….. Non si tratta solo di questo, c’era nell’aria l’amore quello vero, quello che fa schizzare in cielo. La felicità è tanta che mi impedisce di tenere in testa una frase per più di un minuto… non potendola scrivere, si dissolve.
La memoria non trattiene altro che lei, la sua dolcezza, il suo sapere farmi perdere in una specie di paradiso, le sue mani lasciano impronte sulla mia pelle come fosse una sua firma.
Noi facciamo con le mani quello che abbiamo visto fare dalle mani prima di noi.
Le nostre mani hanno lasciato impronte come nella pasta del pane, le mie mani hanno preso una penna e hanno scritto lettere, diari, libri, per raccontare di questo amore che piano piano come marea mi sommerge, mi fa scoglio che aspetta sempre il suo mare, la carezza del suo mare! Le mie mani scrivono, le mie mani discendono da queste…. Lettere d’amore.

 

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