mercoledì 27 febbraio 2019


Quei giorni invisibili


Di Vincenzo Calafiore
28 Febbraio2019 Udine


Succede che a notte fonda ti sfiora
il pensiero di lei ed è come quando una
barca viene colpita da un’onda bastarda
che fa tremare e scricchiolare tutto il fasciame.
E vorresti raggiungerla ovunque sia, poi ti giri
nel letto e ti appare tutta la distanza, tutto
il vuoto tra una sponda e l’altra dello stesso mare.
Perché amandosi si è come il mare:incontenibili! “
                                                      Vincenzo Calafiore


A guardarlo ora quel cielo sembra tirato in secco come una barca tra le nebbie diffuse sugli altopiani, ed è un cielo che ci contiene, conserva la memoria delle nostre forme alla stessa maniera di un abbraccio, quel mio abbraccio che tanto ti piace, e ha la stessa memoria del cielo negli occhi tuoi.
Sì, io ti tengo e nel mio profondo come quel “ sei mia” che ti sussurro sempre quando facciamo l’amore, nel buio leggi le mie labbra come fosse un grande segreto e ci ritroviamo con le mani intrecciate come la prima volta.
Quella volta in riva al mare, con l’aria pregna di salsedine e gabbiani che come gli aquiloni nel vento, così i tuoi capelli, davanti a quel bicchiere di te fresco; guardandoti negli occhi ti dissi che ti amo e fu come se ci fossimo appartenuti da sempre.
Quel – ti amo – che rinnova ogni giorno il desiderio che ho di te, delle tue labbra.
Sai? Ti voglio!
Ti vorrei al mattino al mio risveglio, sentire il profumo della tua pelle per sedare il mio desiderio di stringerti, di baciare i tuoi occhi!
Vorrei lasciare il mio profumo su di te affinchè tu ricorda che io e te lontani non possiamo stare.
E immagino come saremo più avanti negli anni, o come io sarò e se potrò ancora amarti come adesso, come da sempre ho fatto anche quando ancora ti cercavo e desideravo solo che incontrarti.
Penso alle sere vinto dal desiderio mi metterò a scrivere libri che parlano di te, di come ti amo, di come ti sono lontano.
E immagino noi ancora innamorati e io con la mia paura di sempre di perderti e tu sempre con la tua gelosia.
Chissà …. saremo vecchi e stanchi, reduci di tante battaglie e tu con i tuoi occhi stanchi che cerchi di accendere i miei.
Ti amo con la mia malinconia, con le mie paure e le incertezze, con questo mio bisogno di scriverti sempre che t’amo con quel mio intimo desiderio di appartenerti, con quel vuoto al mattino appena sveglio quando mi rendo conto d’essere solo nella mia stanza.
Solo con i miei disagi, gli affanni, i dubbiosi approdi col desiderio di tornare là dove è l’inizio di ogni cosa; sono i miei viaggi nell’invisibile che scivolano accanto ai misteri della vita che cadono negli spazi bianchi, tra riga e riga, pronti a cogliere gli imprevedibili sussulti di un amore che quotidianamente sempre più diventa grande.
E’ un vivere su quotidiane mappe marginate da desideri e attese, dal mistero di quel sentire dentro sempre un nuovo approdo, o approccio alla vita come affacciarsi da una finestra a un giorno pieno di sole con l’aria mite, pregna di salsedine al di qua del mare, da una nuvola a guardare il mondo vertiginosamente affannato e distante… come un mondo di fantasmi appreso, appresso, senza tregua.
Ma c’è l’esigenza del sentire dentro che c’è una possibilità, che ci sarà la possibilità di mettere le mani dentro capelli morbidi e soffici come fossero nuvola… una pausa impercettibile che c’è e sempre ci sarà dentro … invisibile come i giorni invisibili quando da lei sono distante miglia marine, come fosse destino.



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