venerdì 27 novembre 2020


 

L’acrobata

 

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Novembre 2020 Italia

 

Adesso il sole scivolando verso il mare, infiamma le nuvole, scalda quei cuori freddi, i destini sbagliati, la vita che continua in quegli occhi incantati! , tanto rassomigliante a una spiaggia; pensa sopraggiunge il mare e cancella tutto ed è come se di lì non fosse mai passato nessuno.

Come fosse un vasto deserto, agli occhi oggi la vita s’appresta alla scena quotidiana vuota d’ogni forma umana.

Menomale che ci sei tu, così vicina, così amabile nella tua serenità, nei tuoi distanti silenzi, nelle tue coatte solitudini, a incantarmi e farmi rimanere sulla tua soglia a guardarti come un miraggio, come un sole all’improvviso negli occhi.

Vedi tra un po’ ti vedrò spuntare da quel pizzico di magia e cambierà tutto, tutto sarà diverso, indescrivibile, tante emozioni, tanto amore, tante parole che si perderanno negli echi tra distanze e malinconie, sospensioni temporali, immaginazioni sfocate.

Siamo noi, io e la mia vita, acrobati su un filo sospesi sul baratro del desiderio di vivere non per rimanere, ma per andare in lotta tra i due mondi, andare via dalle cose inesistenti che imprigionano l’esistenza per consegnarla  nelle mani di certi lontani risvegli; siamo in quella sospensione tra cielo e mare, nel bel mezzo di tante stelle e fredde solitudini, a cercar luce come falene nelle notti, senza mai incontrarci, senza mai fermarci, assieme da sconosciuti e spericolati acrobati!

E ci sono sogni da scrivere,

parole per raccontare

mani per accarezzare certe immaginazioni che come onde a volte mi travolgono e giù fino ai fondali d’una speranza buona, come fosse una bava di vento che a stento a volte gonfia le vele e si può navigare, si può amare, si può desiderare, si può sperare.

La domanda è: ma come hai fatto a fare bello ciò che prima non piaceva, a dare luce e calore là dove mancavano?

Sai cosa c’è?

Noi apparteniamo alla brutta razza dei sogni, siamo della stessa materia dei sogni e non possiamo avere modo di vivere in questa follia, zavorrata di cose inutili.

Sono un acrobata che sogna e non sa quanti anni ha, e che per sentirsi meno solo raccoglie in cielo quei sogni dimenticati.

Mi basta avere gli occhi socchiusi, per vedere il mio mondo lontano, di magie e luci, ove  la vita è vita.. e nulla è più brutale  del “ risveglio da un sogno “ è un duro colpo contro gli occhi pieni ancora di sonno in un ambiente che non mi appartiene, ancora nella testa  colori e musiche del sogno … per un po’ rimango in quelle emozioni vissute, cose senza tempo ne luogo è come svegliarsi in riva al mare, intirizzito e tremante, ma ancora con l’ultimo tramonto nella testa negli occhi.

Siamo io e lei, poeti ! E rimaniamo lì sulla soglia dell’infinito, nei venti freddi di fantasmi che scompigliano le pagine scritte, tutto ruota e va lontano nei vortici incantati della fantasia, perduti nei ritorni del tempo; con le mani raccogliamo le ultime lacrime… conservarle per un divenire che s’appresta ai margini, siamo ladri di coriandoli, spermatozoi sperduti nell’universo.

Sono l’acrobata,  spregiudicato ladro di sogni da un fatiscente palcoscenico a una platea misera e servile, schiava. Questo sono, un poeta che tanto ancora deve a questa vita che se ne va nei sottili filamenti di un altro sogno che si prepara per la prossima notte, per la prossima luna che si specchia negli occhi socchiusi e sognanti a misurar vita !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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