domenica 1 novembre 2020


 

Tra me e me…

 

Di Vincenzo Calafiore

01 Novembre 2020 Udine

 


A un certo punto tra i chiari scuri dell’alba, apri gli occhi, e la vedi lì, in carne e ossa!

Lì, proprio dinanzi agli occhi tuoi, quasi non ci credi e passi più volte le mani sugli occhi,

quasi non ci credi e incredulo vorresti urlare e non hai voce.

 

Lei, la donna che ami è proprio lì davanti ai tuoi occhi, bella e sorridente, con quel suo sorridere che non sai più le volte che ti ha sconfitto, che ti ha conquistato con le sue magiche allusioni, quasi fossero carezze, delle semplici carezze sul tuo viso!

 

Mio Dio che felicità, che dono… il cuore fa un balzo e accelera la sua corsa, il rumore che fa lo senti perfino in gola, quella gola che non è in grado di dire una sola parola, lo senti battere per quella felicità improvvisa come fosse piombata dal cielo, proprio lì ai piedi del letto, impiedi, con le sue mani di esile giunco, forti nell’abbraccio, delicati nello stringersi al petto.

 

Ti ali d’istinto, rimanendo seduto sul letto, istintivamente allunghi le mani come a volerla prendere, allo stesso modo di quando fai per prendere una stella in cielo.

Vorresti pronunciare il suo nome e non hai voce, afono come sei allora cerchi di farle capire che vorresti stringerla in un abbraccio …. La felicità.

 

Ma la felicità mio caro non si fa prendere, come viene lieve e soave, così se ne va …

La felicità viene quando vuole e il più delle volte non rimane, questa è la condanna di chi ama, la condanna in cui vuoi rimanere, altrimenti lì appena fuori dal tuo mondo ti aspetterebbe la morte.

 

Lei, viene e va, entra ed esce dalla tua vita, lasciandoti il più delle volte con le braccia vuote di vita; ma se sceglie di rimanere, quelle braccia tese si riempirebbero di fiori selvatici, sentiresti in faccia e nel cuore quel calore primaverile. Sale dal basso verso l’alto quella gran voglia di vivere, di amare, come quando la stessa cosa accade nei pozzi di mare.  

 

Quello che sono io, quello che sei tu: Mare.

 

Il mare … ma te la ricordi la prima volta che lo hai visto?

Era di maggio e con quelle scarpe rotte che legasti assieme e messe attorno al collo raggiungesti la riva .. e lì proprio davanti ai tuoi occhi: il mare.

Ti sei sentito dapprima piccolo e smarrito, ti fece paura, arretrasti di qualche metro impaurito … lui invece calmo e sereno respirando piano arrivò fino alle tue ginocchia,

con le tue mani lo prendesti facendogli annusare il tuo profumo di pelle, e vedere la tua faccia ingenua di felicità.

Come un battesimo ti denudasti  e ti buttasti tra le sue braccia,così alla stessa maniera tu con la felicità, con la “ tua” felicità ?

 

La felicità che chiami, che la urli, che la scrivi, che hai recitato nei teatri, che ami… che….che

Ma la felicità mio caro non aspetta.

Non sa aspettare.

Questo avresti dovuto saperlo … per averla devi sapere volare!

 

Ma gli uomini … non sanno volare !!

E tu, tu che la scrivi nei dettagli, nell’anima e racconti di lei … la conosci?

 

Vengo da un mondo dove gli uomini sanno volare, con la felicità negli occhi che gli uomini da laggiù chiamano stelle….

 

Apro gli occhi, nella diaspora delle ore sento assalirmi dalla passione, fluida, calda, invadermi e dilagare ovunque come sangue porta vita, la sento sulla punta delle dita, sulle labbra che sanno il nome, sulla pelle sferzata dai brividi …. Tutto è bianco salino!

Tutto si ferma, tace e ascolta, la passione. La mia emozione primordiale, nana, orfana!

 

 

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