martedì 30 novembre 2021

 

 

 

 

Di notte

Di Vincenzo Calafiore

1 Novembre 2021 Udine

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Ecco vedi è già l’alba sul filo d’orizzonte, viene agli occhi nostri, come una venere dal mare, è ora di tornare in quella terra d’attesa della prossima notte in cui tornerò a vivere.

E’ l’emozione d’essere spiaggia e come una spiaggia vivere di attese, l’emozione scritta e poco letta, ma ci sono occhi che cercano quelle parole che poco prima erano racconto che come la vita si inanella episodio su episodi, scarnificando e trasformando le parole in frantumi di un mondo misterioso e circoscritto di pulsioni ossificate e di mete inavvicinabili, di miraggi a portata di mano, passioni incenerite.

La mia vita davanti a una scrivania, tra le mie penne stilografiche che come le bacchette magiche si animano di notte, c’è profumo d’inchiostro nell’aria mentre paradossalmente, prende vigore la pagina, vive le mie medesime derive.

Come fanno le onde che non lasciano tregua alla riva, così nello studio nascono accelerazioni improvvise, impulsi, e si rinvigorisce la trama quando sembrava sul punto di arrestarsi.

Di notte come un lebbroso mi aggiro per strade vuote e vicoli abbandonati, così è la scrittura che non segue le linee rette,ma si lascia dominare dal pensiero che la porta ovunque passando dalla memoria e da quel poderoso affresco dell’anticipazione della fantasia che insegna dentro un disegno a recitare nel buio…

Lei poco distante da me osserva e tace  è come una massaggiatrice slovena, semplice e calma nell’affrontare  le cose; in quell’aria odorosa di carta e inchiostro la sua figura conosciuta nelle più flessibili sfumature, disinvolta,appassionata, maliziosa, esiste solo nella mia testa e nelle scene che il pensiero come un regista crea.

Lei si emoziona, si lusinga, mi sussurra che mi ama, ed è un cambiamento del cuore!

In questo angolo prezioso, amaro per certi versi, si compiono le magie, anche se assediato dalla solitudine, dall’ansia celata nell’allegria, dalle chimere della perdizione nelle pagine scritte.

Intorno il passare lento delle stagioni, il peso degli anni è un perenne variare dei colori, è un camminare lento in un lungo e solitario autunno nella vecchia storia del nascere e morire.

Laggiù in quel lontano orizzonte luccicanti insegne dei caffè e dalle bellissime immagini di tramonti, si spazia sin dalle rive piene di vita e vecchie barche che perdono la vernice, Reggio, languida negli ultimi fuochi di questo autunno dolciastro e appiccicoso, come a voler trattenere ogni tramonto …. Emergono schegge di vita dalla nervosa scrittura, che assottigliandosi sempre più raffigura anche l’insignificanza di un gesto, si amplia fino a far brillare le luci della città immaginata.

L’immaginazione non cede mai la sua euforia narcotica alla mutilazione della vita con quell’età che non perdona.

Mentre il tremolio ricolmo del mio crepuscolo torna a svelare e svegliare tutte le dolci voci della sera, dinanzi a una scrivania.  

 


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