giovedì 4 novembre 2021


 

La forma dell’infinito

 

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Novembre 2021 Udine

 

“ … vai a letto con la speranza

d’essere rapito da un sogno e

svegliarti in un altro mondo diverso

da quello che appena hai lasciato fuori

dalla porta. Al risveglio apri gli occhi

lentamente per non morire subito,

quando hai preso coscienza ti ritrovi

esattamente allo stesso punto di ieri,

oggi è un altro giorno di diverso ha solo la cifra

ma lo scenario è sempre lo stesso di ieri.

Questa è la tua delusione più grande…. “

                                   Vincenzo Calafiore

 

Se dovessero chiedermi com’è la forma dell’infinito, risponderei, gli occhi suoi!

Nell’accerchiante oscurità della stanza intravedo i volti dei miei personaggi oscillare e sfumare nel nulla; le scene si appannano ma non si sgretolano.

In queste mie latitudini tutto è possibile, nebulose richiamate dalla memoria fanno parlare i “corpi” e non le idee, i pensieri … ma lei non c’è !

La scrittura, la narrazione si assottigliano, brancolo in un mondo d’ombre, visitato fino ai confini più lontani dall’immaginazione, e lei era sempre più bella, sempre più irraggiungibile, lì in quel confine irraggiungibile.

Sono come un bambino con una caramella in bocca succhiata lentamente mentre guardo questa mia età che pian piano mi sta allontanando da tutto; e come un bambino cerco un posto in cui rimanere, purché sia lontano da questo mondo che trema come la carena di una barca, trema di paure per la diffusa violenza.

Resto sulla soglia della mia vita in attesa di eventi nuovi!

E quantunque pungolata dal flusso narrativo quotidiano che impone  essenzialità, le vicende come fosse una narrazione si dilatano inglobando excursus,similitudini umorose, improvvisi slanci da ricordi, e come un bambino resto a guardare lo spettacolare di tutto ciò che accade  sotto i miei occhi cercando di individuare una sua impronta, un suo lascito.

Chissà dov’è lei ora che la passione per questa vita mia rassomiglia sempre più al calore di una primavera sul finire, questa età capace di cogliere nel buio di tutti gli angoli morti.

Lei è dunque un miraggio e come questo è immagine sfocata a un orizzonte a cui ormai i miei occhi da tempo non si posano.

E’ in questa visione, in questo identificarsi, in questo pieno aderire non alla volontà, ma alla legge dell’assenza.

Dunque la felicità, la saggezza,l’amore, nascono non dal distacco, dalla lontananza, ma contrariamente dalla compenetrazione in esse totale e profonda che pur essendovi dentro, e proprio per esservi dentro in quella contemplazione si è, nello stesso tempo anche fuori dal mondo.

Senza amore brancoliamo come nelle tenebre è infatti così difficile raggiungerla la felicità che più ci affanniamo a cercarla e più ce ne allontaniamo …. Il tempo poi  rende sempre più distante la nostra meta.

E’ certo che sino a quando vagheremo a caso, non seguendo ciò che il cuore suggerisce di fare, ma ascoltando lo strepito delle voci inutili che spingono in direzioni diverse, la nostra vita, già breve di per sé, si consumerà in questo andare errabondo, e mai in quella dell’amore: la forma dell’infinito!

 

 

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