domenica 30 gennaio 2022


 

 

 

 

VINCENZO CALAFIORE

 

 

 

Ci si può tuffare e rischiare di annegare in quella luce degli occhi tuoi.

Così lesta l’alba colorata dal pesco, profumata nell’aria di bianco salino, al tuo cospetto inchinata, elargendo folate d’essenze s’accosta al dì.

Immaginare di poterti incontrare e guardandoti dritta negli occhi dirti: t’Amo! E’ solo una immaginazione dettata da questa mia età che poco sa di vento, è di assennata follia che si tratta.

Tu mia cara, non esisti, sei un nome scritto su un rigo e vivi in quegli sbalzi d’autore tra le righe d’una pagina, di un romanzo che pian piano si snoda negli alvei dei pensieri miei.

Con te trascorro le ore più felici, io che a fatica nel tuo mondo orizzontale, cerco un equilibrio per non cadere nel becero e squallido silenzio d’una pagina, e tu  sobria e solenne tra le parole e reconditi pensieri ti muovi senza paure, né timori dei miei occhi che assetati di armonie ovunque ti seguono.

Sono un autore in cerca di quella magica illusione che gli umani chiamano  Amore….. ma l’amore è lì dove tu sei dove tu vivi tra le pagine di quel mio romanzo che non riesco a finire, perché da te stregato vivo felicemente tra le tue righe.

Come chiamarti?

Che nome darti?

Un nome l’avrei, suggerito dal mare, ma mi piacerebbe chiamarti Nausicaa, come lei tu sei lo strano miscuglio di amore e desiderio, beltà e dolcezza … e come lei incanti chi si soffermi a guardarti.

Amarti è davvero difficile, come si può amare una donna con un unico vestito d’inchiostro?

Come la si può desiderare se le braccia stringendosi abbracciano il vuoto?

Come desiderarla che se appena mi avvicino sbalza in un altro rigo, riparando in un altro pensiero?

Succede di notte davanti a un computer nel fiume di parole che poco riescono ad eguagliare  la tua beltà, che se a malapena ti sfiorano s’adornano di tristezza tanto son lontane, tanto afone da non poterti chiamare.

Lente si alzano spire di fumo al cielo, mentre gli occhi seguono ogni tuo movimento, ascoltano le tue parole che vanno dritte al cuore; intanto va lontano il mio pensiero che in qualche modo cerca di materializzarti qui in questo angolo di mondo ove tu regni.

C’è che notte dopo notte mi sono sempre più innamorato di te che entri ed esci dalla mia vita danzando sulle note di un risveglio ancora pregno di te.

Fermati e leggimi, ascoltami e raccontami, dimmi come vorresti essere amata?

Lo so, sarei da considerare un folle, per un amore così forte e così d’anima. Ma è la follia dello scrittore che sa bene come ammalarsi e non sa come guarire, così resto come le alghe strappate dalle onde, prigioniero dello stesso andirivieni  tra mare e sabbia.

Al risveglio la solitudine ammanta di silenzio le cose inanimate, il disordine e le cicche dentro un bicchiere; ritrovo la mia vita uguale a un bicchiere pieno di neve, provo a ricordare le parole mi sussurrasti sorseggiando un caffè, tra un tiro di sigaretta e l’altro.

Provo a immaginare dove tu ti si rifugiata nella notte, e cerco di immaginare su quale rigo sono cadute le tue parole. Amore che te ne stai così lontana, così distante dagli occhi miei, che aspettano una nuova bassa marea sperando di raggiungerti.

E’ strana la sensazione addosso, come la sabbia a terra,sulla scrivania…..

 

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