mercoledì 29 novembre 2023


 

Non è proprio…vita

 

Vincenzo Calafiore


 “ ….. pensieri rimasti

come certe foto, in un rullino … “

                   vincenzo  calafiore

 

 

Immagino strade piene di parole e tutte convergenti nella stessa direzione, nonostante il peggio, in cui sembra dover convivere con il peggio del peggio, ci sono tuttavia, non so se per fortuna, situazioni di attesa, nel quotidiano divenire.

Durante le quali è come se le singole esistenze rimanessero sospese, in vista di qualcuno, di qualcosa; solitamente di un evento, di un approdo, di una conclusione di una nuova tappa nella corsa terrena a un traguardo incerto.

Non è proprio vita!

Ma una sorta di cosa in cui si è in un certo qual senso obbligati, da chiamare con qualsiasi nome, ma non con quello di: vita !

Una forma di avventura umana intrisa di autobiografie e vicende riflesse.

Sono innegabili e letterariamente inevitabili simbolismi, quelli dei vagoni, delle rotaie, delle stazioni dimenticate e dei polverosi scompartimenti …. Micro mondi, in cui di continuo si compongono e si scompongono nuclei d’improvvisata familiarità, rapportati alle stagioni, ai fatti, agli eventi e alle occasioni perdute del vivere.

E’ inevitabile una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, e non importa se accelerato o ritardato come le immagini che scorrono fuori dal finestrino, mischiandosi e confondendosi alla velocità della vettura.

Tutto è concentrato, anche l’amore, in un – attimo - .  Gli attimi lunghi un’eternità. O le eterne attese in un attimo risolte, nel momento conclusivo di ogni personale “ viaggio “ che a sua volta è partenza verso un’altra lontana, incerta, meta.

In questo odierno non c’è spirito di avventura, non c’è ansia di scoperta, non c’è voglia di conoscere, non c’è desiderio di cultura, di narrativa, in quel nostro pendolarismo dell’anima e del corpo che si identifica in quegli spostamenti abituali, giornalieri ….. eppure  anche lì, in quella situazione è viaggio, se lo stesso può suscitare ricordi o riproporre sensazioni: evocate da quelle piccole-grandi avventure o se vogliamo più spesso disavventure che ne compendiano la funzione e ne connotano il significato.

In tutto questo vivere, però manca una cosa fondamentale: il vero significato.

E’ invece un -vicevissuto – la propria singola esistenza sospesa durante i mille passaggi in treno dell’infanzia e dell’adolescenza talvolta dell’ancora lunga stagione della cosiddetta maturità.

Che come sempre trasforma la memoria in bilancio o inventario, cui attingere nei momenti nodali dei rendiconti alla propria esistenza.

Riemergono dalla memoria, da quelle stazioni sperdute e dimenticate, le grandi occasioni perdute, gli amori mancati, le amicizie scordate o abbandonate in un vecchio deposito bagagli, gli incontri mancati a volte per una minima davvero minima frazione di tempo; perché negli spazi di questa vita non vita tutto sembra scorrere pigro e uguale a se stesso, e tutto può divenire nel contempo importante e fondamentale.

Basta la coincidenza giusta, un posto a sedere, una cuccetta, di un tozzo di pane e un bicchiere di vino scambiati con la medesima simultanea familiarità delle parole, che fanno parte della statica umanità in movimento sui lunghi treni dell’esistenza con il resto del mondo, con quelle comparse affollate dietro lo schermo di un finestrino, rapide nel loro incidere come fotogrammi di un film che altro non è dalla rappresentazione realistica della loro vita.

Meglio allora stare dentro o stare fuori sentirlo come proprio il pacato meditare da scompartimento, o escluderlo come inutile frazione d’esistenza regalata all’inerzia della morte?

Esposti come siamo in prima linea alle contraddizioni, alle inefficienze, alla diffusa insensibilità sociale, pensiamo di vivere, mentre in realtà stiamo soltanto che morendo piano piano senza rumore, senza accorgersene.

Al punto che i giorni, i mesi e gli anni che scorrono lenti e veloci dentro e fuori le rotaie finiscono per corrodere la vita o ancora peggio per scambiarla con una permanente – vicevita -  che è supposizione, supplenza, di ragione e sentimento, e dunque rischiosa ipotesi di rassegnata accettazione del nulla!

 

“ .. succede così alla fine di ogni notte avere addosso il desiderio di incontrarti magari nell’ultima marea colma di emozioni, accade senza vergogna di desiderarti e viverti come un’ultima emozione.

Quasi sempre solo davanti a un’alba amara come un caffè bevuto da solo. Succede così ogni notte di sognarti, anche questa notte senza riuscire ad abbracciarti, a chiederti come stai? “ Forse è questa la vita.

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