sabato 28 giugno 2025


 


Il ritmo lento

( 17-08-19L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA )



di Vincenzo Calafiore

29 Giugno 2025 Udine


.... va ben meditata la vita, per apprezzarne l'essenza ! “

Vincenzo Calafiore


In quel dietro le quinte di un decadente avanspettacolo, le marionette cercano nel vento che le sollecita, parole precise che diano loro nel ritmo lento delle ore, la certezza di esistere. Mentre come le maree, le loro vite passano nel lento crescere e decrescere, pregne di solitudine e vane speranze; nel labirinto cieco del sistema sotteso. Appena percettibile, venato di rosso, soffuso, le loro vite sempre in attesa con la speranza di essere rapite da un soffio vitale.


Dietro le quinte di un teatro alla periferia dell'esistenza, si rappresenta in decadente scenografia lo spettacolo d'una regia occulta; le marionette non hanno gli sguardi pieni di parole, sono sospese in un tempo infinito di alternanze, dove i pensieri sono vagabonde maschere coperte da troppe illusioni, che durante il viaggio con un tempo infinito, avviato da una menzogna, si trasformano in lacerazioni psicologiche, distanze, solitudini, vuoti.

E allora le marionette corteggiano l'idea di sopravvivere in un universo fittizio, struggente, avvertono il disagio del mancato approdo, le esitazioni, gli affanni, sperano di tornare là dove è l'inizio di ogni cosa.

Pensare quindi è un viaggio nell'invisibile nel quotidiano divenire, è un andar per margini seguendo quotidiane mappe marginate dal mistero.

Dunque l'esistenza altro non è che una parvenza, è una pellicola che alimenta dubbi, è un ponte verso il niente. E' una semplice sequenza di spezzoni di memoria atti a fare bella nella sua brevità la vita quotidiana.

Serpeggia nell'aria l'identità personale, è respirata dalle marionette, finiscono per assumerla …. identità personale che finisce per essere determinata dall'esterno. E' un vecchio copione, nuovo in questi tempi, in cui ogni soggetto viene considerato per ciò che sembra, non per quello che è in realtà.



venerdì 27 giugno 2025

 


Il Fascino, l'eleganza del vivere

( 17-08-19 L.633/41 PROPRIETA' INTELLETTIVA RISERVATA )



di Vincenzo Calafiore

28 Giugno 2025 Udine


“ …. il fascino e l'eleganza

per apprezzarli bisognerebbe prima

conoscerli.... “ Vincenzo Calafiore


L'uomo, ma anche la donna, hanno smarrito il peso romantico della memoria e, caduta anche l'immaginazione; sono rimasti invischiati in un paradossale destino di monotona circolarità.

Anche il linguaggio è disperatamente mutato e, dopo gli eccessi e i virtuosismi, hanno conquistato una paurosa scheletricità, una piattezza … da far paura.

Hanno smarrito o perso del tutto, il buon gusto, l'eleganza nel relazionarsi, il fascino dell'amore provato e sentito per l'uno o per l'altra, al loro posto una deplorevole eguaglianza che invece di esaltare, appiattisce, riduce tutto ad un solito e solido interesse reciproco, vale a dire: conti separati, piena libertà, indipendenza economica e morale.

In tutto questo manca un qualcosa chiamato: tutt'uno!

L'unione di due persone, più che la storia di un rapporto a due, un lui e una lei, si tratta della succinta, ritagliata storia di un'evocazione … insomma si dibattono inutilmente contro la propria incapacità d'impadronirsi del reale, cioè l'amarsi! , sostituendo a ciò che li circonda un universo di parole per arrivare all'unica verità:

<< L'uomo (la donna), è una creatura che non può uscire

da se stessa! >>.

Questo potrà essere breve incontro ( la coppia scoppia e si separa), forse mai avvenuto nella realtà!

Quindi, un uomo, che è solo .. paesaggio mentale e una donna perennemente sfuggente, intangibile … soltanto desiderata e non amata, non sentita come un'effettiva generosa compagna di viaggio.

L'ontologia esistenziale sostiene una validità universale in un processo evolutivo che non ha coscienza di se stessi. Ecco, allora che in questa deformazione si raggiunge l'accurato dettaglio dell'annullamento.

Il tempo dell'uno cancella il tempo dell'altra …... come dire il tempo cancella il tempo!

La memoria non restituisce che ricordi, e immaginazioni di quello che è stato o che si è stati, porta con se la nostalgia. Azione sbagliata, senza alcun risultato, sono delle improvvisazioni che lacerano, l'esistenza, la monotonia delll'arbitrio.

martedì 24 giugno 2025

 


LA MORTADELLA



Di Vincenzo Calafiore



Sono momenti questi di “ transizione “ verso cosa non si sa, rimane il fatto che ormai dobbiamo affidare e governare la nostra vita alla provvisorietà; simbolicamente, è come se noi guardassimo da una spiaggia qualsiasi l’orizzonte in attesa di vedere un qualcosa che potrebbe salvarci e invece niente.

All’orizzonte non c’è proprio nulla se non le solite pacchianate all’italiana; ma non è così per tutti se pensiamo alla nostra illuminata classe politica potremmo sbizzarrirci risparmiando denaro pure.

In realtà dovremmo non menzionarla né pensarla, e pensare invece a come sbarcare il lunario, tanto siamo almeno consapevoli che questa massa di parolieri le cose per meglio giostrarci, illuderci, prenderci per i fondelli, le sanno fare bene e sanno pure dove andare a trovare il denaro per levarsi qualche sfizio. Mentre noi poveri siamo e poveri rimaniamo ci barcameniamo obbligati a trovare una soluzione quotidiana alla nostra sopravvivenza stessa.

Paradossalmente siamo come un cane che cammina dentro una nuvola di moscerini e con le zecche anche nelle parte più intime, che si scrolla e si gratta agli angoli dei muri senza nulla risolvere.

C’era stata la possibilità di fare una colletta per fare ritornare quello che andò in scena con le sue comparse chiedendoci lacrime e sangue, noi ancora siamo lì mentre loro si sono ben sistemati! , ma questo signore non dobbiamo dimenticarlo è colui che rispedendo i due marò in India si è guadagnato la pensione a vita con tutti gli annessi, questa è o sarebbe una delle tante porcate.

A volte siamo attaccati da una forte bile, bevendo un caffè al bar discutiamo animosamente sui se e sui ma, a volte ci illudiamo di essere in grado o di poter cambiare lo stato di fatto senza renderci conto che pur avendo un bel pezzo di carne non possiamo mangiarlo se non a morsi privi del necessario per tagliarlo….

Sappiamo pure coscientemente che due generazioni di italiani sono andate perdute.

Possiamo permetterci il lusso di fare gli scioperi quando non potremmo permettercelo.

Subiamo l’egemonia politica di una classe di imbecilli e incapaci.

Siamo coscienti di vivere dentro un grosso Centro Commerciale, ove vengono a fare acquisti, l’ultima vendita ben fatta è stata quella del colosso italiano del cemento che d’ora in poi parlerà tedesco.

Dovremmo esserne felici e contenti, fieri, ma siamo un popolo di ingrati e ci lamentiamo noiosamente sempre, non siamo mai contenti; perché poi ? Abbiamo un governo che ci difende, possediamo una delle più efficienti macchine della giustizia che tutela tutti noi, siamo i possessori di una cosa importante: la libertà !

Si, quella di andare affanculo!

lunedì 23 giugno 2025

 

La malattia



D Di Vincenzo Calafiore

   


2    24   Giugno 2025 Udine

   “…. al mio fianco, la solitudine, compagna

di    di tutti i momenti di tregua della tempesta:

il  il dolore del ricordarsi, il vecchio e feroce malessere

di di sentirmi uomo che mi assale come un cane rabbioso

ne nel momento in cui prende vita la coscienza.

E’ E allora che prendo la stilografica e il portolano,

e se scrivo tutto quello che non potrei mai confidare a nessuno. “

Vi        Vincenzo Calafiore



Ecco la pagina aprirsi come un album sfogliato dal desiderio di osservare il pensiero in forma di parole, di trattenerle in un sospeso gioco di riflessi e di leggerle nel didascalico specchio di un contrappunto acceso di rimandi.

Passano spezzoni di ricordi, di vita vissuta, esaltazioni e follie, il dorato e velenoso universo degli artisti, degli scrittori, che non mi è mai appartenuto, ne vi ho fatto parte per mia fortuna.

Ma sono rimaste impresse le scoperte di isole e di sole e di mare, il piacere del cielo stellato e le angosce e tormenti e ombre di una vita passata dietro a una scrivania, dentro un libro, dentro una pagina.

La scrittura fluida fa scivolare le sequenze dei dialoghi in un corso naturale che serve a custodirle, senza alcun attrito, nonostante il denso dibattito dei pensieri.

Ora agonizzo per una malattia mal conosciuta, non so esattamente cosa sia, non la conosco, e che non so curare.

Sto rimettendo assieme i pezzi per sopravvivere alla mia stessa età, e questo è già una fortuna. Ma penso agli altri ai “ prigionieri di questo sistema”, agli morti vivi che si aggirano nelle periferie di megalopoli come Milano, nelle rovine dei quartieri abbandonati.

Quelli che non protestano mai, ne per la fame ne per l’umiliazione di vivere dentro un enclave di violenze e di miserie umane, della prostituzione, dello spaccio di droghe.

Quelli che spariscono per sempre, quelli che si impiccano perché si sono arresi!

Noi, orfani di frontiere e confini, di bandiere e ideologie.

Oggi non sappiamo più chi siamo!

A salvarmi da questo declino, viene in mio soccorso la “ PEGASUS “ Astronave a Remi, mi porta nel regno dell’Oltre!

Sta dentro di noi, è un luogo non luogo, è tempo non tempo, non ci sono limiti, i colori hanno suoni e i suoni colori, le forme si trasformano.

Ho letto troppo: la mia malattia !

Il fatto è che il racconto della vita mi ha preso subito la mano e allora mi è una cosa strana: riesco a capire tutto oltre le parole e le frasi, ogni difficoltà di significato, o di una parola, non è più ormai una difficoltà in quanto tutto mi è ormai chiaro.

C’è la solitudine dei giorni passati e a venire, è un dilungarsi con la speranza che un giorno ci si possa incontrare io e la mia vita, non per il piacere dell’incontro, ma perché non ci si deve dimenticare.

E’ un vivere dentro questa condizione, contro questa condizione, dopo che mi sono avventurato nella rischiosa strada che porta al Regno dell’Oltre, da cui spero non fare più ritorno.

Molte favole le ho raccontate per anni prima di scriverle; le ho scritte dal 76 a oggi, prevale il dolore sulla gioia, l’amore sull’odio.

Ora ho smesso di scrivere favole e comincio a conoscere le forme dell’invisibile.





domenica 22 giugno 2025

 Accarezzami i capelli

 disse lei …

rovesciandogli  sul viso

una cascata di raggi argentei.

Il cielo si restrinse negli occhi

Esplose!


           Vincenzo Calafiore


Acaricia mi cabello, dijo…

bañando su rostro

con una cascada de rayos plateados.

El cielo se estrechó ante sus ojos.

¡Explotó!


Vincenzo Calafiore

venerdì 20 giugno 2025

 

Quiero sentarme contigo hasta que el sol se esconda
y hablar....
hasta que se apague la luna.



Voglio stare con te fino a quando il sole va giù
e parlare ....
fino a quando la luna si spegne.

                                                        Vincenzo Calafiore


mercoledì 18 giugno 2025

 


Quello …. è anima


di Vincenzo Calafiore

18 Giugno 2025 Udine


“ …. il letto era una rete e

un materasso di crine; il comodino

una cassetta per agrumi al cui interno

erano sistemati i libri che leggevo.

Un centrino bianco e un porta candela

che accendevo di sera per leggere.... erano

gli anni '55..... Vincenzo Calafiore


Il letto era una rete e un materasso di crine; il comodino una cassetta per agrumi al cui interno erano sistemati i libri che leggevo.

Un centrino bianco e un porta candela che accendevo di sera per leggere.... erano gli anni '55 c'era davvero tanta miseria, eppure eravamo stranamente felici, godendo appieno un libro che si sottolineava usando i colori, le matite, si facevano le orecchiette alle pagine.

I quaderni avevano tutti a stessa copertina nera e per scrivere si usava la Bic nera o blu.

Per andare a scuola passavo tutte le mattine davanti al palazzo alto e maestoso degli Uffici delle Ferrovie dello Stato; davanti al portone seduto su una di quelle sedie impagliate c'era Pasquale l'usciere, che salutavo e con cui mi fermavo a parlare e con il quale scambiavamo i libri letti.

Pasquale leggeva molto, dato che doveva stare dietro una scrivania all'ingresso e dove teneva tutti i suoi registri. Conosceva la mia povertà e per me aveva sempre due penne e una matita, sulle quali era impresso il marchio “ FS Ferrovie dello Stato” la scritta era dorata.

Io ho sempre usato quelle penne fino al Liceo Classico.

Mi sono formato leggendo, Montale, Calvino, Bevilacqua Sciascia, Svevo, Verga e poi Gabriel Marquez, Sepulveda, Isabel Allende, Neruda...

Una mattina feci dono a Pasquale di una mia poesia, scritta su quella carta paglia gialla.

Il giorno dopo quando sono passato per salutarlo mi disse: tu sarai uno scrittore!

Una mattina al posto di Pasquale trovai un'altra persona. Più avanti nel tempo seppi che Pasquale era improvvisamente deceduto, lì cominciai a capire la vita, più che altro la sua brevità.


Uno scrittore è colui che passa parte della sua vita alla ricerca dell'essere distinto che porta dentro di sé il mondo che lo rende la persona che è.

Devo tutto a mio padre. Mi ha lasciato il dono della conoscenza, la curiosità del sapere, l'amore per i libri; questo è ancora adesso una sorta di silenziosa corrispondenza tra noi.

La scrittura è una sacra segreta donazione; il segreto è questo che fa chiudere una persona in una stanza, la spinge a sedersi a un tavolo, a guardarsi dentro e costruire tra le proprie ombre un mondo nuovo con le parole.

Scrivere è scavare un pozzo con un pennino!

Leggere è un'esperienza che, fatta nel profondo, cambia la vita di chi legge.

Ci sono due modi di leggere.

Il primo è leggere per far trascorrere il tempo, è un divertimento, un passatempo, e una volta terminato di leggere il libro non rimane nulla.

L'altro è la << lettura >> attenta, intensa, che scatena forti emozioni, e reazioni di cambiamento.

Se sono diventato uno scrittore,

lo devo a mio padre, era un uomo a cui piaceva molto leggere e ogni sera mi faceva leggere un libro, la lettura poi continuava a letto nella luce di una candela … allora, ai miei tempi non si tenevano lampade accese a lungo.

Ogni volta che prendo un libro dalla biblioteca è come fare un salto nel tempo, quando mio padre mi porgeva un libro.

E' una biblioteca – mondo nella quale sono presenti i miei autori latino-americani, ma anche Calvino, e poi Dostoevskij, Balzac, Camus e Mann, Proust … che si sono sedimentati dentro di me.

Quando sono nella biblioteca è come entrare in una nuova vita, c'è una voce, c'è una sorta di dialogo con gli autori.

La cosa più bella e affascinante è cominciare a scrivere in testa il romanzo, pensare a un “ centro” il quale continua a suggerire cose ancora non chiare, dal quale però poi mi allontano nelle trame che se ne dipartono, per poi tornare al centro.

Da Calvino ho imparato moltissimo, moltissimo dalla sua leggerezza.

Mi ricordo di aver firmato col mio nome in rosso, forse per far capire cosa significa essere uno scrittore.

Cosa sia oggi io non lo so!

Ma so perfettamente che alla fine sono rimasto intrappolato dalla mia stessa malinconica esistenza illuminata a tratti come fa un faro dalla poesia che illudendomi mi fa vedere cose che esistono solo nella mia fantasia.

A salvarmi per fortuna c'è la mia “ Pegasus “ Astronave a Remi che sempre più mi allontana in un fantastico viaggio in un altrove possibile!

Eso …. Es alma


Por Vincenzo Calafiore

18 de junio de 2025, Udine


“…. la cama era una base y un colchón de crin; la mesita de noche, una caja de cítricos dentro de la cual estaban ordenados los libros que leía.

Un tapete blanco y un candelabro que encendía por la noche para leer... eran los años 50... Vincenzo Calafiore


La cama era una base y un colchón de crin; la mesita de noche, una caja de cítricos dentro de la cual estaban ordenados los libros que leía.

Un tapete blanco y un candelabro que encendía por la noche para leer... eran los años 50. Había muchísima pobreza, y aun así éramos extrañamente felices, disfrutando plenamente de un libro que subrayaba con colores, lápices, y hacíamos orejitas en las páginas.

Todos los cuadernos tenían la misma tapa negra y para escribir usábamos el Bic negro o azul.

Para ir a la escuela, pasaba todas las mañanas frente al alto y majestuoso edificio del Estado Oficinas de Ferrocarriles; frente a la puerta, sentado en una de esas sillas de paja, estaba Pasquale, el acomodador, a quien saludé, con quien me detuve a conversar y con quien intercambiamos libros.

Pasquale leía mucho, ya que tenía que quedarse detrás de un escritorio en la entrada, donde guardaba todos sus registros. Conocía mi pobreza y para mí siempre tenía dos bolígrafos y un lápiz, en los que estaba impresa la marca "FS Ferrovie dello Stato"; la escritura era dorada.

Siempre usé esos bolígrafos hasta el bachillerato.

Me eduqué leyendo: Montale, Calvino, Bevilacqua Sciascia, Svevo, Verga y luego Gabriel Márquez, Sepúlveda, Isabel Allende, Neruda...

Una mañana le di a Pasquale un poema mío, escrito en ese papel amarillo paja.

Al día siguiente, cuando pasé a saludarlo, me dijo: «¡Serás escritor!».

Una mañana, en casa de Pasquale, encontré a otra persona. Más tarde, supe que Pasquale había fallecido repentinamente. Empecé a comprender la vida, sobre todo su brevedad.


Un escritor es alguien que pasa parte de su vida buscando ese ser único que lleva dentro el mundo que lo hace ser quien es.

Se lo debo todo a mi padre. Me dejó el don del conocimiento, la curiosidad por saber, el amor por los libros; esto sigue siendo una especie de correspondencia silenciosa entre nosotros.

Escribir es una donación secreta y sagrada; el secreto es lo que hace que una persona se encierre en una habitación, la impulsa a sentarse a la mesa, a mirar dentro de sí misma y a construir un nuevo mundo con palabras entre sus sombras.

¡Escribir es cavar un pozo con una pluma!

Leer es una experiencia que, vivida profundamente, cambia la vida del lector.

Hay dos formas de leer.

La primera es leer para pasar el rato; es divertido, un pasatiempo, y una vez que se termina de leer el libro, no queda nada.

La otra es la lectura atenta e intensa, que desencadena fuertes emociones y reacciones de cambio.

Si me convertí en escritor, se lo debo a mi padre, él era un hombre. A quien le encantaba leer y cada noche me hacía leer un libro, que luego continuaba en la cama a la luz de una vela... en aquel entonces, en mi época, las lámparas no se mantenían encendidas mucho tiempo.

Cada vez que tomo un libro de la biblioteca es como dar un salto en el tiempo, como cuando mi padre me daba un libro.

Es una biblioteca, un mundo en el que están presentes mis autores latinoamericanos, pero también Calvino, y luego Dostoievski, Balzac, Camus y Mann, Proust... que se han instalado en mi interior.

Cuando estoy en la biblioteca es como entrar en una nueva vida, hay una voz, hay una especie de diálogo con los autores.

Lo más hermoso y fascinante es empezar a escribir la novela en mi cabeza, pensando en un "centro" que sigue sugiriendo cosas aún poco claras, del que, sin embargo, luego me alejo en las tramas que se alejan de él, para luego volver al centro.

Aprendí mucho de Calvino, mucho de su ligereza.

Recuerdo firmar con mi nombre en rojo, quizás para que la gente entendiera lo que significa ser escritor.

¿Qué? ¡No sé si es hoy!

Pero sé perfectamente que al final quedé atrapado en mi propia existencia melancólica, iluminada a veces como un faro por la poesía que me engaña y me hace ver cosas que solo existen en mi imaginación.

Por suerte, mi nave espacial de remos "Pegasus" me salva y me lleva cada vez más lejos en un viaje fantástico hacia un posible otro lugar.

Αυτό…. είναι ψυχή


από τον Vincenzo Calafiore

18 Ιουνίου 2025 Udine


“... το κρεβάτι ήταν μια βάση κρεβατιού και ένα

στρώμα από τρίχες αλόγου· το κομοδίνο

ένα κλουβί από εσπεριδοειδή μέσα στο οποίο

ήταν τοποθετημένα τα βιβλία που διάβαζα.

Ένα λευκό πετσετάκι και μια θήκη κεριού

που άναβα το βράδυ για να διαβάσω.... ήταν

δεκαετία του 1950..... Vincenzo Calafiore


Το κρεβάτι ήταν μια βάση κρεβατιού και ένα στρώμα από τρίχες αλόγου· το κομοδίνο ήταν ένα κλουβί από εσπεριδοειδή μέσα στο οποίο ήταν τοποθετημένα τα βιβλία που διάβαζα.

Ένα λευκό πετσετάκι και μια θήκη κεριού που άναβα το βράδυ για να διαβάσω.... ήταν δεκαετία του 1950 υπήρχε πραγματικά τόση φτώχεια, κι όμως ήμασταν παράξενα ευτυχισμένοι, απολαμβάνοντας πλήρως ένα βιβλίο που ήταν υπογραμμισμένο με χρώματα, μολύβια, φτιάχναμε μικρά αυτιά στις σελίδες.

Τα τετράδια είχαν όλα το ίδιο μαύρο εξώφυλλο και για να γράψουμε χρησιμοποιούσαμε το μαύρο ή μπλε Bic.

Για να πάω σχολείο περνούσα κάθε πρωί μπροστά από το ψηλό και μεγαλοπρεπές κτίριο των Γραφείων των Κρατικών Σιδηροδρόμων· μπροστά από την πόρτα καθισμένος σε ένα από Σε αυτές τις ψάθινες καρέκλες ήταν ο Πασκουάλε, ο ταχυδρόμος, τον οποίο χαιρέτησα και με τον οποίο σταματούσα να μιλήσω και με τον οποίο ανταλλάσσαμε βιβλία που διαβάζαμε.


Ο Πασκουάλε διάβαζε πολύ, αφού έπρεπε να μένει πίσω από ένα γραφείο στην είσοδο και όπου κρατούσε όλα τα αρχεία του. Γνώριζε τη φτώχεια μου και για μένα είχε πάντα δύο στυλό και ένα μολύβι, πάνω στο οποίο ήταν τυπωμένη η μάρκα «FS Ferrovie dello Stato», η γραφή ήταν χρυσή.

Πάντα χρησιμοποιούσα αυτά τα στυλό μέχρι το λύκειο.

Μορφώθηκα διαβάζοντας, Μοντάλε, Καλβίνο, Μπεβιλάκβα Σιάτσια, Σβέβο, Βέργκα και μετά Γκαμπριέλ Μάρκες, Σεπούλβεδα, Ιζαμπέλ Αλιέντε, Νερούδα...

Ένα πρωί έδωσα στον Πασκουάλε ένα ποίημά μου, γραμμένο σε εκείνο το κίτρινο ψάθινο χαρτί.

Την επόμενη μέρα, όταν πέρασα για να τον χαιρετήσω, μου είπε: θα γίνεις συγγραφέας!

Ένα πρωί στη θέση του Πασκουάλε βρήκα έναν άλλο άνθρωπο. Αργότερα με τον καιρό έμαθα ότι ο Πασκουάλε είχε πεθάνει ξαφνικά, εκεί άρχισα να καταλαβαίνω τη ζωή, περισσότερο από οτιδήποτε άλλο τη συντομία της.


Συγγραφέας είναι κάποιος που περνάει ένα μέρος της ζωής του αναζητώντας το ξεχωριστό ον που κουβαλάει μέσα του τον κόσμο που τον κάνει αυτό που είναι.


Οφείλω τα πάντα στον πατέρα μου. Μου άφησε το δώρο της γνώσης, την περιέργεια της γνώσης, την αγάπη για τα βιβλία. Αυτό εξακολουθεί να είναι ένα είδος σιωπηλής αλληλογραφίας μεταξύ μας.


Η γραφή είναι μια ιερή μυστική δωρεά. Το μυστικό είναι αυτό που κάνει έναν άνθρωπο να κλειστεί σε ένα δωμάτιο, τον ωθεί να καθίσει σε ένα τραπέζι, να κοιτάξει μέσα του και να χτίσει έναν νέο κόσμο με λέξεις ανάμεσα στις σκιές του.


Η γραφή είναι να σκάβεις ένα πηγάδι με ένα στυλό!


Η ανάγνωση είναι μια εμπειρία που, όταν γίνεται σε βάθος, αλλάζει τη ζωή του αναγνώστη.


Υπάρχουν δύο τρόποι ανάγνωσης.


Ο πρώτος είναι η ανάγνωση για να περάσει η ώρα, είναι διασκέδαση, ένα χόμπι, και μόλις τελειώσεις την ανάγνωση του βιβλίου δεν μένει τίποτα.


Ο άλλος είναι η προσεκτική, έντονη <<ανάγνωση>>, η οποία πυροδοτεί έντονα συναισθήματα και αντιδράσεις αλλαγής.


Αν έγινα συγγραφέας,

Το οφείλω στον πατέρα μου, ήταν ένας άνθρωπος που αγαπούσε την ανάγνωση και κάθε βράδυ με έβαζε να διαβάσω ένα βιβλίο, η ανάγνωση συνεχιζόταν στο κρεβάτι υπό το φως ενός κεριού... τότε, στο δικό μου μέρα, οι λάμπες δεν έμεναν αναμμένες για πολύ.


Κάθε φορά που παίρνω ένα βιβλίο από τη βιβλιοθήκη, είναι σαν να κάνω ένα άλμα στον χρόνο, όταν ο πατέρας μου μου έδωσε ένα βιβλίο.

Είναι μια βιβλιοθήκη - ένας κόσμος στον οποίο είναι παρόντες οι Λατινοαμερικανοί συγγραφείς μου, αλλά και ο Καλβίνο, και μετά ο Ντοστογιέφσκι, ο Μπαλζάκ, ο Καμύ και ο Μαν, ο Προυστ... που έχουν εγκατασταθεί μέσα μου.

Όταν βρίσκομαι στη βιβλιοθήκη, είναι σαν να μπαίνω σε μια νέα ζωή, υπάρχει μια φωνή, υπάρχει ένα είδος διαλόγου με τους συγγραφείς.


Το πιο όμορφο και συναρπαστικό είναι να αρχίζω να γράφω το μυθιστόρημα στο κεφάλι μου, σκεπτόμενος ένα «κέντρο» που συνεχίζει να υποδηλώνει πράγματα που είναι ακόμα ασαφή, από το οποίο όμως στη συνέχεια απομακρύνομαι στις πλοκές που απομακρύνονται από αυτό, για να επιστρέψω στο κέντρο.

Έμαθα πολλά από τον Καλβίνο, πολλά από την ελαφρότητά του.

Θυμάμαι να υπογράφω με το όνομά μου με κόκκινο, ίσως για να κάνω τους ανθρώπους να καταλάβουν τι σημαίνει να είσαι συγγραφέας.

Τι είναι σήμερα δεν ξέρω!

Αλλά ξέρω πολύ καλά ότι στο τέλος παγιδεύτηκα από τη δική μου μελαγχολική ύπαρξη που φωτίζεται κατά καιρούς σαν φάρος από ποίηση που με παραπλανά και με κάνει να βλέπω πράγματα που υπάρχουν μόνο στη φαντασία μου.

Ευτυχώς, το διαστημόπλοιό μου "Πήγασος" με σώζει και με πηγαίνει όλο και πιο μακριά σε ένα φανταστικό ταξίδι σε ένα πιθανό αλλού!

That …. is soul


by Vincenzo Calafiore

June 18, 2025 Udine


“ …. the bed was a bed base and a

horsehair mattress; the nightstand

a citrus crate inside which

were arranged the books I read.

A white doily and a candle holder

that I lit in the evening to read.... it was

the 1950s..... Vincenzo Calafiore


The bed was a bed base and a horsehair mattress; the nightstand a citrus crate inside which were arranged the books I read.

A white doily and a candle holder that I lit in the evening to read.... it was the 1950s there was really so much poverty, and yet we were strangely happy, fully enjoying a book that was underlined using colors, pencils, we made little ears on the pages.

The notebooks all had the same black cover and to write we used the black or blue Bic.

To go to school I passed every morning in front of the tall and majestic building of the State Railways Offices; in front of the doorway sitting on one of those straw chairs was Pasquale the usher, whom I greeted and with whom I stopped to talk and with whom we exchanged books read.

Pasquale read a lot, since he had to stay behind a desk at the entrance and where he kept all his records. He knew my poverty and for me he always had two pens and a pencil, on which the brand “FS Ferrovie dello Stato” was printed, the writing was gold.

I always used those pens until high school.

I was educated by reading, Montale, Calvino, Bevilacqua Sciascia, Svevo, Verga and then Gabriel Marquez, Sepulveda, Isabel Allende, Neruda...

One morning I gave Pasquale a poem of mine, written on that yellow straw paper.

The next day when I passed by to greet him he told me: you will be a writer!

One morning in Pasquale's place I found another person. Later in time I learned that Pasquale had suddenly passed away, there I began to understand life, more than anything else the its brevity.


A writer is someone who spends part of his life searching for the distinct being who carries within himself the world that makes him the person he is.

I owe everything to my father. He left me the gift of knowledge, the curiosity of knowing, the love of books; this is still a sort of silent correspondence between us.

Writing is a sacred secret donation; the secret is this that makes a person close themselves in a room, pushes them to sit at a table, to look inside themselves and build a new world with words among their shadows.

Writing is digging a well with a pen!

Reading is an experience that, done deeply, changes the life of the reader.

There are two ways of reading.

The first is reading to pass the time, it is fun, a pastime, and once you have finished reading the book nothing remains.

The other is the attentive, intense << reading >>, which triggers strong emotions, and reactions of change.

If I became a writer,

I owe it to my father, he was a man who loved reading and every evening she made me read a book, the reading then continued in bed in the light of a candle ... back then, in my day, lamps were not kept lit for long.

Every time I take a book from the library it is like taking a leap in time, when my father handed me a book.

It is a library - world in which my Latin American authors are present, but also Calvino, and then Dostoevsky, Balzac, Camus and Mann, Proust ... who have settled inside me.

When I am in the library it is like entering a new life, there is a voice, there is a sort of dialogue with the authors.

The most beautiful and fascinating thing is to start writing the novel in my head, thinking of a "center" which continues to suggest things that are still unclear, from which however I then move away in the plots that depart from it, to then return to the center.

I learned a lot from Calvino, a lot from his lightness.

I remember signing with my name in red, perhaps to make people understand what it means to be a writer.

What it is today I don't know!

But I know perfectly well that in the end I was trapped by my own melancholic existence illuminated at times like a lighthouse by poetry that deludes me and makes me see things that exist only in my imagination.

Luckily, my "Pegasus" Rowing Spaceship is saving me and it takes me further and further away on a fantastic journey to a possible elsewhere!


venerdì 13 giugno 2025


 


Dalle pagine di un Portolano

( 17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D'AUTORE)



di Vincenzo Calafiore

14 Giugno 2025 Udine


“ ….... andare a Oriente

incontrare e conoscere altre culture

altre civiltà …. ma in certi casi

è un ritornare …. “

Vincenzo Calafiore


La lunga notte turca dell'Albania finisce a Sarande. L'ombra greca di Corfù è lì a poche miglia marine, col forte Veneziano, e già sembra un ritorno a casa.

Navighiamo con una rotta che abbiamo nella memoria verso l'isola, in una foschia colore dell'Ouzo, il mare si riempie di nuovo.

Di notte, in mare aperto a Sud di Valona, la barca ha un brivido, arriva forte uno strattone al boma e alla barra, le vele piene di maestrale si svuotano, si gonfiano al contrario.

Non è solo un cambio di vento e molto di più.

Le stelle ardono, la temperatura aumenta e il mare diventa

bastardo” la barca come un'ubriaca sbanda, l'aria diventa di montagna, ma rovente, secca come il Foehn. Cambia anche l'odore. Comincia l'aria desertica dell'Oriente.

A bordo, lato terraferma, ormai lontani ,gli ultimi, bunker del Paese delle Aquile, la boscaglia selvaggia ….. Corfù è lì, presidia le colonne di Ercole.

Ma arriva la bonaccia, scende un gran silenzio sul mare. Di tutte le esperienze in mare la più sublime è l'essenza di vento... la barca si ferma e si immagina cosa significava, per i velieri restare per giorni fermi.

Durante le bonacce i comandanti accendevano il sigaro, non per fumarlo, lo facevano perchè non c'era strumento migliore del fumo di un sigaro nell'indicare se c'è una bava di vento.

Il mare respira piano, tace, ci tuffiamo in un mare senza patria, su quella linea tra Grecia e Albania.

Dopo si ha il tempo di cucire le vecchie vele rosse di tannino … una protezione di cuoio sul palmo della mano e avanti col nodo da velaio... si sente a bordo un “ cri cri “ si scopre la presenza di un grillo, cerchiamo di dargli una nazionalità, ma a conti fatti il grillo deve essere montenegrino.

Si alza il vento possiamo riprendere la navigazione!

Corfù!

Sbarchi e cambia tutto. Cicale, fichi, lenzuola al vento, tintinnar di stoviglie, tutto diventa accomodante, la gente è cordiale, sorridente.

I vecchi sono vecchi, i bambini sono bambini, ognuno col suo tempo.

C'è un grande dialogo, forse perchè capiscono che siamo italiani, la stessa faccia, la stessa razza, benedetta Grecia, culla del pensiero occidentale ma fedele al Mediterraneo, dunque la sua grande capacità di capire l'Oriente.

L'Italia invece ha tradito quel Mare di Mezzo, la sua storia, la sua posizione unica. E' diventata atlantica. Come l'Albania.

Si sentono due persone litigare, poi uno di loro dice all'altro:

<< Egyna Tourkos >> mi sono infuriato come un turco. L'altro:

<< Scusa >> mi sono comportato come un Vlaho, un montanaro.

Ecco è Grecia anche questo.

Eraclito disse: << Da ciò che è in lotta nasce la più bella armonia. Tutto si realizza attraverso la discordia >> e noi italiani per questo siamo famosi, in tutto il mondo!



mercoledì 11 giugno 2025

 


Persi nel viaggio

( 17-08-19 L.633/41 Proprietà Del Diritto D'Autore )


Vincenzo Calafiore

12 Giugno 2025 Udine


Ci sono situazioni di attesa, nel quotidiano divenire, durante le quali è come se le singole esistenze rimanessero sospese, in attesa di qualcuno, di qualcosa, di un evento, di un arrivo, di un approdo al luogo della nuova tappa di ogni giorno nella corsa terrena al traguardo incerto.

Non è proprio vita, ma una sorta di attività strumentale e vicaria.

La vita, quella vera è un'altra cosa, fatta di ricordi, di umile quotidianità coi tempi scanditi dal levar del sole fino al tramonto.

Un tempo esistevano le “ Vacanze “ ( da Vacare che significa essere vuoto, libero, o privo ) ed era il periodo in cui la gente partiva, per tornare o per andare.

Ricordo la Piazza Edmondo De Amicis a forma rettangolare delimitata da alti alberi frondosi, con la pavimentazione in pietra lucida; sotto gli alberi tanti tavolini e sedie, panchine, per fermarsi e ristorarsi all'ombra del sole cocente leggendo un libro, o semplicemente parlando con un amico.

E in alto tra le fronde i passeri e tordi, con i loro cinguettii e voli; a volte si posavano sui tavoli e sulle panchine senza paura.

Chissà in quanti ricorderanno Edmondo De Amicis, e il suo bellissimo libro “ Cuore “ o “ La Carrozza di tutti “ è uno degli Autori che ho sempre amato, del suo libro “ Cuore “ conservo gelosamente tre copie di diverse edizioni.

Ormai non viene più letto e non è inserito nei programmi scolastici! E' uno dei tanti Autori Italiani perduti nel viaggio .... !

Si poteva gustare sotto quelle fronde, la squisita granita al caffè, nel brusio della piazza affollata, da tanti visi nuovi.

Si poteva sentire la solita frase fatta dalla forestiera, bella ed emancipata, che veniva da Milano, ospite di parenti o di amici.

<< Come fai a stare ancora qui nel paese ? >> , domandò Sara a Vittorio, nel bel mezzo di un lungo discorso, fatto di convenevoli e di mezze menzogne, di parole precise, studiate come succede a quelle persone con una storia d'amore finita da molto tempo, ma che continuano a mantenere buoni rapporti e, di tanto in tanto vedersi. I legami si sa, non finiscono mai, nei paesi!

Vittorio la guardò attentamente, ma senza alcuna sorpresa, mentre gustava una coppa di gelato.

Prima o poi quella domanda rituale, come i temporali estivi, come le feste del Patrono, come i quando sei venuto?, Come stai?, Quando parti?, sarebbe certamente arrivata.

Senza rispondere, si alzò, posò la coppa di gelato sul tavolino assieme ai soldi e se ne andò a casa.

Si distese sul letto ancora con la camicia bianca indossata.

I raggi del sole entravano con grande intensità in quel lato della casa.

Non fa che domandarmi come faccio a vivere nel paese, pensò Vittorio, non mi parla d'altro, non esiste altro che questo e rompe sul paese, che si dice in paese, ma come vivete in paese, ma perchè avete fatto questo, chi è morto, e il paese si svuota sempre di più …

<< Potevate restare, se non volevate che si svuotasse, e se invece di parlarmi del mondo, del posto dove vive, torna soltanto per parlare del paese ..>> aveva una gran voglia di risponderle.

Quando la porta si aprì e lei Sara apparve nella stanza da letto. Lo guardò, lo attraversò tutto, con i suoi occhi neri e sfuggenti.

Era sempre bella, la donna con cui aveva avuto una storia, lunga, intensa, di grandi battaglie, una storia di cui non ricordava bene come era cominciata e non aveva capito per quale motivo fosse finita.

<< Hai ragione >> gli disse dopo un lungo silenzio.

<< Il paese è cambiato, tutto è cambiato, nulla è come prima... non so cosa dire, forse è perchè siamo cambiati noi, io che me ne sono andata e tu che sei rimasto.

Vittorio la interruppe, lei, Sara faceva parte dei discorsi, del rituale antico, di chi torna, degli incontri estivi che ancora, dopo anni che la loro storia d'amore era finita, senza ragione, o con tante ragioni, non erano capaci di evitarsi, anzi contrariamente si cercavano ancora.

Sara, si avvicinò ai piedi del letto sul quale si era sdraiato Vittorio, lo sollecitò con il suo sguardo, sorrise, si avvicinò ancora verso lui, gli accarezzò i capelli, non aveva dimenticato nulla, si chinò sopra il suo viso gli diede un bacio... fuori il sole sfiorava le cime degli alberi, entrò nelle case come per salutare e tra un po' si sarebbe tuffato nella sua culla di madreperla.... << ti faccio posto... >> sentì vicino quella donna, quel corpo che aveva tanto amato!

 il mare ritirandosi ha ricamato la sabbia, disegni che a guardare sembrano rotte per raggiungere l'infinito. Io lo so che invece sono pensieri lasciati a chi li sa leggere ... raccontano di un amore incondizionato, e di una vita fatta di sogni e di madreperle in cui specchiare la propria anima. Questa notte ridiscendendo il cielo la luna ha lasciato sui miei ovunque una poesia che già conosco. Io lo so, come lo sa il mare, che la mia vita poggia su un cumulo di sabbia e basta che una di queste notti lui avanzi di qualche metro che se la porta via. E' di un altrove che si tratta, di una vita vissuta con distacco e lontananza, ove le distanze si affievoliscono nel tacito amore ... tutto accade in quel breve battito d'ala. La vita è adesso in questo sogno che nasce tra le righe lasciate dal mare! E' qui che amo! ! Vincenzo Calafiore

lunedì 9 giugno 2025


 









Capirai


dopo capirai che le poche

cose rimaste, che il vento

non si è portato via, sono le più leggere,

le più belle:

le carezze, gli abbracci, i baci …

quelli senza un perchè, ma che ci sono stati

e ci saranno ancora,Tu chiamalo amore!

Amare è come sfogliare piano

un libro di poesie, non conta l'autore,

conta l'odore che aveva il libro

conta l'odore di quel vento

che è rimasto addosso!

Vincenzo Calafiore


sabato 7 giugno 2025

 


Noi


Noi che rimaniamo a guardare il mare

e al mare consegniamo la nostra anima

sappiamo che è possibile vivere oltre l'orizzonte!

Ce l'ha detto il mare.

Noi abbiamo la certezza da sognatori che siamo

che dietro ogni angolo ci siano altre emozioni ad attenderci,

abbiamo la certezza che i desideri non smettono mai

di dirci che si possono realizzare

ce lo dice il mare che non smette mai di accarezzarci.

Noi che andiamo a raccontare al mare la nostra tristezza

la nostra solitudine, torniamo a vivere, torniamo ad essere.

Noi che per vivere

ci portiamo dentro il mare, come un desiderio, come un sogno,

come un'ala per volare, per non tornare da un sogno!

E ci rimaniamo dentro per il resto della vita!

Vincenzo Calafiore


Nosotros


Nosotros, que nos quedamos mirando el mar

y al mar le entregamos nuestra alma,

¡sabemos que es posible vivir más allá del horizonte!

El mar nos lo dijo.

Tenemos la certeza, como soñadores que somos,

de que tras cada rincón nos esperan otras emociones,

tenemos la certeza de que los deseos nunca dejan de

decirnos que pueden hacerse realidad,

el mar nos dice que nunca deja de acariciarnos.

Nosotros, que vamos a contarle al mar nuestra tristeza,

nuestra soledad, volvemos a vivir, volvemos a ser.

Nosotros, que para vivir,

llevamos el mar dentro, como un deseo, como un sueño,

como un ala para volar, ¡para no volver de un sueño!

¡Y permanecemos dentro de él el resto de nuestras vidas!

Vincenzo Calafiore

We


We who remain to look at the sea

and to the sea we deliver our soul

we know that it is possible to live beyond the horizon!

The sea told us.

We have the certainty as dreamers that we are

that behind every corner there are other emotions waiting for us,

we have the certainty that desires never stop

telling us that they can come true

the sea tells us that it never stops caressing us.

We who go to tell the sea our sadness

our loneliness, we return to live, we return to being.

We who to live

carry the sea inside us, like a desire, like a dream,

like a wing to fly, so as not to return from a dream!

And we remain inside it for the rest of our lives!

Vincenzo Calafiore

martedì 3 giugno 2025


 

Mordere la vita

Es agradable morder la vida


di Vincenzo Calafiore

4 Giugno 2025 Udine

... in itinere!

Quelle cose per conoscere le quali,

ci mettiamo in cammino attraversiamo il mare,

se sono poste sotto i nostri occhi, non ce ne curiamo.

Ad quae noscenda iter ingredi transmittere mare solemus,

ea sub oculis posita negligemus! “

Vincenzo Calafiore


So bene cosa significhi “ attempata età “ per me una lieve forma di demente senilità ove a volte, e succede spesso, anche inconsciamente se si vuole, di essere perso nelle immaginazioni e ricordi che una fervida memoria lesta viene a proporre.

E' una sorta, anche se improprio, di un “ memorandum “ che ahimè lei la perfida si diletta a proporre nel lento scorrere del quotidiano.

Giammai da questa mi fu proposto una allegra combriccola di pensieri spensierati, vestiti di ottimismo se pur per un minuto; no! , lei la perfida mi propone l'angusto passaggio dai giorni ai mesi e da questi sommandoli a un anno.

Ma è un arco temporale più o meno trascorso nell'inutile attesa di un deciso e ottimale – si - , in vece sua, per mia sorte, dei ma e dei se, dei forse, nella continua incertezza.

So bene che questi anni sono in realtà l'ultima volata verso un

qualunque” una specie di ruggito del coniglio! Alle vane aspettative.

E' un continuo cercare di corrompere la “ Grande Nobile Signora in Nero”,

la quale con un sorriso a me si nega e con la sua eleganza pur dicendomi di amarmi mi tiene nella sua “ sospensione temporale” ove mi concede a brevi sprazzi la sua grande umanità.

Vorrei avere la convinzione o convincermi che questa specie di “esistenza” che vivo sia un grande bluff come la senilità … e che sia invece una scena in cui recitare la mia parte, nel grande teatro di Mangia Fuoco.

Dovrei arrendermi all'idea che le cose non possono cambiare e che nello spettacolo di Mangia Fuoco tutto accade, perché è lui il regista.

Trovo riparo da questa incombente e persistente mediocrità nella scrittura, nell'inventare i miei personaggi un po' strampalati, un po' picari, almeno lì nei miei romanzi non muore nessuno.

Lui, Mangia Fuoco invece, le marionette che non servono più al suo scenario le appende al muro, dietro le quinte, le lascia lì in uno stato di attesa, una sospensione nel tempo.

Le marionette, non pensano, vivono anche appese, si confrontono con le altre, parlano, litigano, amano, si odiano, hanno tutte lo stesso sguardo triste, vuoto.

Non ho mai voluto essere o vivere una vita da marionetta, ho voluto una vita vera che ho vissuto sempre con la dignità che si deve dare a questa esistenza.

Vorrei avere un condono, un lascia passare dal dolore da lei, la mia amata e dolce Signora in Nero.

Per fortuna c'è la “ Pegasus “ che fluttua nell'aria, all'ormeggio ...la passerella è calata, i remi sono tutti dritti in aria e c'è luce all'interno c'è vita!

Tra un po' salirò a bordo e si compirà un altro sogno fino alle prime luci dell'alba quando lei svanirà nella luce... assieme a me, ai miei sogni !

Ora Tu ascoltami!

Non deve esistere nel tuo dizionario la parola “ arresa “!

Devi vivere ed esistere, essere un'onda, devi essere: Onda!

Ti chiedo: hai mai visto un'onda arrendersi?

Le onde non si arrendono mai

ABBI CURA DI TE !




venerdì 30 maggio 2025


 

Di niente, il mare

(17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE )



Di Vincenzo Calafiore

30 Maggio 2025 Udine


“… e ci sarà sempre il mare…

in fondo agli occhi miei, quel mare

visto sin da bambino, quando con una

forchetta legata a un legno credevo

di poter prendere un pesce.

E ci sarà sempre il mare in fondo

all’orizzonte della mia vita, dei miei sogni

dei miei attimi, dei miei pensieri.

All’orizzonte della mia solitudine. “

Vincenzo Calafiore



“ Undecumque, ad quemvis locum, venias sive abieris, semper mare ante te habebis, te per totam vitam comitabitur. Da qualsiasi ovunque, in qualsiasi ovunque, tu venga o andrai avrai sempre davanti a te il mare, ti accompagnerà per tutta la vita. “


Questo pensiero l’ho trovato scritto sul mio vocabolario di latino, quando la Scuola era davvero Scuola, io a quei tempi frequentavo il Liceo Classico “ Tommaso Campanella “ R.C.

Per fare ritorno a casa prendevo il lungo mare il più bel palcoscenico del mondo; avevo sempre il mio mare cangiante nei colori, dai blu accesi ai blu scuri, ai verdi, trasparente, era così bello che camminavo piano per rimanere il più possibile con lui.

Erano i tempi dei libri di scuola legati da un elastico e portati sottobraccio, sempre a piedi e con le scarpe che avevano le suole bucate; avere una cartella era un sogno e se la potevano permettere solo chi stava bene economicamente. La mia prima cartella me la regalò mio padre, nera, in cuoio, bellissima, ma ero già sposato e padre di una bimba … quella cartella è ancora in vita e mi segue ovunque!

Come spiegare il mare?

“ …. Vai a spiegare il mare! Vallo a spiegare che per noi gente di mare, il solo guardarlo è già tutto!” e non basterebbe comunque perché il mare è tutto il nostro “ Tutto” e ogni onda, ogni onda sua ha una luce differente ogni attimo, in ogni attimo, proprio come la bellezza della donna che si ama.

Chi come me è nato dove si vede il mare ha in se un altro luogo, un altro mondo dove il mare colma l’anima di tumultuose emozioni e dove le emozioni agitano come foglie l’anima. Il mare lo ami così tanto da non poterne fare a meno è tutto ciò che amiamo e quando sei in riva al mare infilato in un tramonto è sentirsi tutt’uno con l’orizzonte.

Hai mai visto quanto il mare sa amare una donna? Le cambia il colore della pelle, le cambia gli occhi con i suoi colori, le scompiglia i capelli, la dipinge dei blu, dei sui verdi, la trascina nelle sue profondità dove nasce l’amore ne fa una sirena che a solo guardarti poi t’incanta! Come il mare ama una donna nessuno ne è capace, la fa parlare con gli occhi luminosi, la spoglia di tutto e la riveste di niente. E quando la lascia andare ha la pelle dorata, diventa luce e penombra nel letto avvolta da un lenzuolo ove lascia la sua forma, il suo profumo di mare. Il mare la ama perché non le chiede niente, l’ama e basta.

Il mare non chiede, lo devi saper ascoltare il suo parlare è un monologo,

è imparare ad amare il silenzio

è il silenzio dell’anima

è lo specchio dell’anima

è la vita, una carezza, l’abbraccio, un bacio, l’amore.

E’ il passato, l’oggi e il domani, è un ricordo, una cartolina, un messaggio in bottiglia, è frontiera, è marea, soprattutto marea che ricoprendoti ti accarezza, ti ama!


Il mare conserva nella sua memoria tutti i sogni che non ricordo o che si sono persi fra le onde, sulle spiagge della mia età burlesca, nelle mie solitudini, nei pianti silenziosi dell’anima.

Il mare se li ricorda tutti! Amo il suo respiro salino, la sua voce, specialmente al calar della sera, quando la città comincia a spegnersi.

Ti affascina solo a guardarlo, ci rimarresti delle ore in silenzio a parlare con lui. e lo staresti a guardare per ore in silenzio per capire e imparare l’amore.

Lo vedi come se fossi in un altro mondo, un mondo dove basta il silenzio per capirsi. Un mondo tutto tuo!




lunedì 26 maggio 2025


 

Ascoltami

( 17-08-19 l. 633/41 Protezione Del Diritto D’autore )

 


Di Vincenzo Calafiore

27 Maggio 2025 Udine

“ … sono morto troppe volte

in una stanza a fissare il soffitto,

e ho immaginato di essere solo

in riva al mare. A volte mi è parso

di sentire perfino la risacca,

ma era la vita che bussava

all’uscio… “

                          Vincenzo Calafiore

 

 

 

 

Ho sognato il mare nei miei occhi tristi, ho ascoltato le mie canzoni, quelle che come un treno correvano indietro nel tempo, e mi sono visto in quei scompartimenti mentre ascoltavo Nat King Cole, Frank Sinatra, e tutte parlavano di me, di quanto era bello vivere. Ho visto il cielo, un gran silenzio che parla scrivendo messaggi con le sue stelle cadenti.

Ho amato senza rimpianti, mi amo con tanti rimpianti, oggi , in questa età lattiginosa e desolata, piena di solchi, strade che portano tutte nella stessa destinazione.

Ascoltami!

Se potessi scriverti, lo farei senza paure, ti direi che non ho mai baciato labbra come le tue, che non ho mai conosciuto occhi come i tuoi, con cui ho parlato nelle mie notti tempestose e che mai dimenticherò, occhi così belli!

Ti direi che ti ho incontrata in tutti i luoghi in cui sono stato e abitato per ultimo in un tramonto … vorrei dirti che sei tu il ritorno che vorrei avere.

Ho respirato le tue labbra, i tuoi silenzi, la tua solitudine, i tuoi sorrisi, come se non ci fossimo mai allontanati. Non sono bello, lo so. Non mi noti per strada, non vengo a parlarti per paura di disturbare. Non ho nulla di speciale, spesso rimango in silenzio, guardo tutti con occhi curiosi come se non conoscessi niente del mondo e, infatti, più o meno conosco poco o nulla. Sembro spesso assente. Se mi guardi sembro perso nei miei pensieri, e non sbagli, sono davvero perso. Se mi senti parlare sono un treno, parlo a ruota libera e se mi guardi negli occhi non capirai mai se sono felice o triste, sono un tipo molto strano. Ci sono momenti che voglio disperatamente un abbraccio ed altri che se mi tocchi esplodo. Sono cresciuto con la solitudine nel cuore, per questo mi aggrappo a chiunque mi dia un briciolo d'amore.

Sono  una montagna d'incompletezza e di illusioni, vivo nel mio mondo, ho tantissimi difetti che amo tanto, uno di questi è l’onestà. Ho sempre una specie d'estate nel sorriso e l'inverno negli occhi. Sono sempre anche adesso in questa mia età quel ragazzo che cerca abbracci, baci e mani intrecciate. Quello che appena ne ha l'occasione si rifugia nel suo mondo per starsene un po' da solo. Ho gli occhi verdi, verde come sono io ancora adesso. Questo sono io !

Preferisco stare a leggere un libro o a guardare il mare. Amo la musica, amo mangiare, dormire, viaggiare. Amo gli abbracci, anche se non li ricevo spesso. Non sono come gli altri. So amare. E forse ne do anche troppo di amore, soprattutto a persone sbagliate che non lo meriterebbero.
Sono quell’uomo che nessuno mai immaginerebbe al suo fianco, quello che si muove in punta di piedi per paura di disturbare. Ma tu, tu Amami anche quando meno me lo merito, perché sarà quello il momento che ne ho più bisogno.

Ti scriverò una notte dalla mia “ Pegasus “, per dirti che tu sei la persona con la quale ho riso di più al mondo,quella con la quale non ho mai dovuto fingere di essere qualcosa che non sono,l'unica persona che mi abbia mai capito in tutto il mondo. 

Ti racconterò di come  il mare mi parla. E giungono ricordi di ieri che mi fanno felice. Se il mio cuore potesse parlarti,se il mio cuore sapesse parlare,se sapesse gridare,ti direbbe che saprebbe riconoscerti tra tutta la gente,anche solo dall'odore della pelle. Ti direbbe che mi manchi tanto.