Credo nell'Amore
Vincenzo Calafiore
11 Novembre 2025
Annotare su pagine smarginate, con punta di tenera matita, tratti suggeriti dalle emozioni del ricordo di te.
Guardarli con tenerezza, esplorarli con gli occhi del bambino che è in me; sono i frammenti di un giovane mondo che non c'è più. E di un'età lontana, e di un'infanzia odorosa di primavera, di ingenui sorrisi, dell'incanto del primo amore.
La ricordo ancora quella mia vita elementare e primitiva, fissata negli oggetti che ancora conservo, nelle immagini, intatta e sempre pronta ad ispirare con inesauribile fecondità la mia poesia, la tenerezza che c'è in me.
Oggi provo grande tristezza voltandomi a guardare l'età mia, remota e dolce, in quei versi annotati a matita su un quaderno di allora, e ritrovo i familiari tratti d'una felicità povera e schietta!
Accade ogni giorno questa magia, è come una pesca miracolosa in un'altra dimensione.
Sono qui, da un'altra parte, una specie di mondo che non conosco che si oppone e all'esame mio impietoso, nel mentre si rivela la misera e lontana felicità mia.
Sarà che sono un sopravvissuto di un altro pianeta ormai troppo lontano.... così le marine sonanti e le limpide acque di fonte, gli alberi e i prati in fiore, l'odore del fieno e le rondini coi loro voli radenti, la luna sul mare e la tremula stella della sera che invita al canto il rosignolo, dove sono?
Depongo la stilografica, con l'intenzione bensì la speranza di continuare quando la città si addormenta e cessa ogni rumore, ma dietro la mia intenzione e alla speranza, al mio incontenibile desiderio di la storia d'amore si nasconde un perché.
Il tempo è così, mi appare nella forma di un affanno, è un'inquietudine che uccide lentamente.
E' di anima che si tratta, l'anima che non sopporta al suo interno l'intellegibile, finisce per sfumare lentamente nel nulla; era un tempo gaia l'atmosfera della vita.
Il tempo, in un istante impercettibile, richiama la sua natura, farsi discorso di se stesso e dell'identità portatrice di un passato quasi sempre trasfigurato. Ecco perché è così complicato scrivere di ciò che è stato. Il ricordo ha la forma di una narrazione di cui spesso non sappiamo nulla, sentiamo solo un impulso a trattenerla, ma l'unica azione che possiamo davvero fare e di ricominciare, magari.... a sognare.
Una forza misteriosa ci spinge a recidere i confini di qualcosa che forse non esiste. In realtà il ricordo vaga nell'infinito dell'anima, soprattutto prende una sua forma e come una poesia fa ritorno al cuore.
Sembra quasi che il nostro ruolo su questo azzurro sia quello di trascrivere amore e poesie superando i limiti.... ma delimitare tutto verso l'esterno rende tutto infinito verso l'interno, un infinito che ha bisogno di sorrisi e di amore!
Ecco perché credo nell'Amore!
Che ogni volta, da ogni presente si fa portale di altre dimensioni.

Nessun commento:
Posta un commento