giovedì 23 novembre 2017

seagirl.jpgCome se






Di Vincenzo Calafiore
24 Novembre 2017 Udine

“ Come se “  fosse poesia.






…. Lo Stretto è la maledizione addosso
al mafioso che, senza l’isola amica e solidale
non sarebbe mai esistito e mai potrebbe o sarebbe
potuto esistere…. “


Da piccolo ero uno dei tanti che si imbarcava sulla nave traghetto e andava a Messina a comprare il sale.
Non avevo capito che Messina e Reggio sono in realtà un’unica città divisa da un tratto di mare e da un sacco di problemi che fanno arrabbiare, bestemmiare contro Polifemo, piccolo come gigante, grande come uomo, brutto come il cane cirneco, che è lo spelacchiato quadrupede dell’Etna.
Un mare che è sopravvissuto alle sue stesse misteriose correnti, ai rifiuti, e ai “ Ferribotte” che lo tagliano tutti i giorni.
Parti Calabrese e arrivi Messinese!
E al ritorno, dopo tanti anni, quasi una vita spesa ad attraversare l’Italia intera, la prima cosa del giorno dopo era ed è quella di prendere il “ Ferribotte” e andare a Messina, a vedere il Duomo.
Al ritorno mentre la costa calabrese si avvicinava, un occhio al cielo e uno al mare in cerca di un pesce al paesaggio che cambiava come cangiava il mare.
Su quei traghetti sempre più sgangherati, sempre più pittoreschi, sempre più isola, i turisti o i continentali venivano in Sicilia come in Calabria a cercare prototipi e stereotipi di razze dimenticate o superate con quel fascino selvatico che sempre affascina, con quelle sensazioni forti e profonde, sensuali, come quando si addenta un pezzo di pane di grano duro, caldo con l’olio o si abbraccia un corpo forte e acerbo, nudo di una siciliana o calabrese!
Non sarei mai partito, non avrei mai lasciato le magie dello Stretto assorbite dalla pelle e divenute anima come Morgana la Fata dello Stretto che se appena la guardi ti strega col suo fascino.
Sarei rimasto appiccicato ai suoi occhi come a uno specchio, sarei uno stanziale felice, povero ma felice! Come la tartaruga di Acitrezza o come la cozza di Ganzirri; la magia dello Stretto è dirompente, sorprendente, meravigliosamente bugiarda e ingannevole, strega.
Io smisi di divertirmi quando << uora uora arrivau u ferry boat >> mi dicevano per celia i miei amici vedendomi arrivare in Piazza delle Erbe a Udine.
Imparai a mie spese che un siciliano come un calabrese è sempre su un ferry boat, sempre sullo Stretto della separatezza, della marginalità, sia pure accanto a una bellissima donna con gli occhi ladri.
Nello stretto c’è anche l’idea della donna condannata a stare in casa per diventare a sera una bellissima donna dolce e ammaliante sensuale animale da letto; ma c’è anche l’arcaica idea del maschio che vale meno di un asino e la femmina meno del maschio.
Lo Stretto significa anche onore e disonore, virilità, sensualità, sessualità!
Ma il ferry boat è il “ come se” nulla fosse cambiato, neppure l’ossessione del sesso letterario da Brancati sino all’Orcinus Orca che è l’unico romanzo dello Stretto, raccontato come caos di lingue o dialetti e di culture, di mostri, omosessualità, incesto, sessualità spregiudicata, morte.
Sui ferry boat, gli arancini, le pignolate, le granite al caffè o al limone sono rimedi all’affanno del viaggiatore; una cucina che sul traghetto diventa “ come se “. E anche il mare, stupendo, bellissimo perché chiuso, visto dai traghetti è “ come se “ fosse maestoso, oceano, sul quale secondo Plinio il Vecchio – nel 251 a.C. il console Lucio Cecilio Metello edificò un ponte di zattere galleggianti, rinforzate con botti, per trasportare ed esibire a Roma gli elefanti abbandonati dai nemici durante la prima guerra punica.
Non l’avrei mai abbandonata Morgana adagiata sullo Stretto più che mai sensuale, più che mai donna dai mille desideri, mille risvolti sessuali.
Lo Stretto è il punto che sta fuori dal tempo e dallo spazio, o forse è il punto in cui si incontrano spazio e tempo … ed è tutto magia.
Lo Stretto assieme a Morgana te li porti dentro ovunque tu vada! E già ti senti sul traghetto dopo aver attraversato il caos di venditori ambulanti che una volta spacciavano i miseri lupini raccontati da Verga.
Nella lontananza tutto accade!
Accade che viene Morgana e ci lasci il cuore, perché è ancora “ come se “ fosse la mia donna, la mia amante, la mia poesia, la matita o stilografica; è “ come se “ fosse una preghiera recitata in silenzio Morgana.
Ma è anche vero che portarsi dentro lo Stretto Indispensabile, lo Stretto Necessario, significa lambire per tutta la vita la costa della miseria, della criminalità, dei terremoti, e di tutto quanto ci hanno fatto marginali, gente che si sente maltrattata e offesa,a volte umiliata nella sua stessa intelligenza, cultura ospitalità, generosità. E perciò ci inventiamo l’isola che non c’è! Ma c’è quella delle belle mangiate, dei sapori unici al mondo, delle spiagge più belle del mondo, delle donne più affascinanti  “come se” fossero di miele, di rosa purpurea.
Ma c’è anche la sconfitta dello Stretto, del suo splendido mare, della sua umanità anfibia, parca come terra, eccessiva “ come se “ fosse un mare sconfinato.

C’è la sconfitta quando non ti senti italiano, non ti senti accettato e ti senti invece sfruttato, messo da parte, emarginato, recluso nello spazio di una parola: abbandono o inciviltà di una civiltà nordica a cui ribellarsi, a cui rivolgere sguardo maligno “ come se” fosse …..  

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