venerdì 11 febbraio 2022


 

Io, naufrago che trema di fronte a un mare tranquillo

 

 

Di Vincenzo Calafiore

11 Febbraio 2022 Udine

 

“ …. Poiché sono andate perdute cose

che hanno raccontato un’esistenza, che era

un mondo che mi apparteneva, si chinò

la mia anima su ciò che era rimasto di quella vita.

Così riiniziò a sognarla, ad amarla con la tenacia di un naufrago che trema                            anche di fronte a un mare

tranquillo, il mattino dopo un temporale di notte…. “

                         Vincenzo Calafiore

 

Al risveglio dalla lunga notte da naufrago tra le pieghe di un sogno, poco ricordato ho guardato nell’orizzonte di un altrove  molto lontano.

E ho ricordato d’essere rimasto lì come a voler essere cercato di nuovo e sono rimasto ad occhi aperti di notte, aspettando i passi leggeri di chi vorrebbe ancora avermi. Ma nessuno è tornato, nessuno torna e dopo un tempo breve o lungo che sia stato, sono di nuovo libero, senza un documento di appartenenza a qualcuno, libero, perché si è liberi dopo essere stati per sempre perduti.

Sono andati perduti tutti coloro che mi hanno detto …. “ Per te ci sarò sempre … “

che grande ipocrisia!

All’inizio ci sono rimasto male , mi sono sentito ancor più naufrago,  poi la salvezza che arriva, un albero anche lui naufrago come me, nella notte, che mi fa salire sulle sue forti spalle… Poi passa tutto e mi sono reso conto che, “  io sono… “  anche senza di essi, che esiste la felicità e la vita anche per i naufraghi.

Ho capito di aver sbagliato tutto, che il valore che avevo dato a quella gente era molto di più di quanto queste mi avevano dato.

Non ho alcun rammarico verso costoro, ma nemmeno l’amarezza nel constatare quanto avessi sbagliato; di loro odio la l’ipocrisia, odio la loro perseveranza nel continuare a dirmi che ci sono, per loro ero probabilmente una persona sbagliata, per loro ero sbagliato.

E io vivo,  continuo a vivere nonostante loro, perché la mia vita è bella e mi sorprende sempre, quando mi dice: sii sentiero, fatti percorrere da cima a fondo, ma non farti calpestare!   

E ti lascia sempre così, senza parole il mare.

Il mare che sogno e immagino in quelle nottate estive quando vivevo sulle spiagge ad aspettare l’alba come  fosse un’amica con cui poi rimanere seduti a parlare. Lei , la mia Aurora l’ho sempre immaginata con lunghi capelli, lunghe spighe dorate di grano maturo, legate ai lati da fini trecce incrociate alla nuca, e occhi  verdi, grandi, da poter contenere il mare dentro. Quel mare fatto per chi è capace di sognare e ama le spiagge vuote e i lunghi silenzi, le lontananze; quei sognatori capaci di grandi traversate dell’anima nelle lunghe attese e le nostalgie di un altrove, gli incanti.

C’è che questo mare così immenso profuma di solitudine, tanto rassomiglia a una donna che ancora deve arrivare, perché questo mare ha così tanta libertà che infonde a chi sa rimanere ad ascoltarlo.

Sai non serve conoscere tanta gente, non serve avere tanti amici, per un aperitivo o per una cena, di quegli amici puoi farne anche a meno, ma di quelli che si ricordano di te tutte le mattine e ti danno il loro buongiorno, di quelli non puoi farne a meno, sono i veri amici, quelli che rimangono nell’ombra, ma verranno sempre in tuo soccorso.

Il mare oltre questo mi ha insegnato che le stelle e le galassie non sono lassù in alto, stanno dentro di noi, e che dobbiamo percorrere la nostra vita non da estranei.

Lo so in me c’è una donna che vive  si racconta;

è l’amore da prendere,

è quel chiaro di luna che vola sull’acqua

è quel vento caldo sulle mie labbra,

le parole che accendono di nuova luce gli occhi,

è quel “ ti amo “  che solo a pronunciarlo, a sfiorarlo col pensiero è un mare che mi travolge fino ad annegarmi nel tondo di due occhi che m’incanto a guardare!

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