martedì 15 febbraio 2022


L’età mia crepuscolare

 

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Febbraio 2022 Udine

Vedi? Adesso in questo tempo mio ci sono situazioni di “ attesa “ nel quotidiano divenire, durante le quali è come se la mia esistenza rimane sospesa, in vista o in attesa di qualcuno, di qualcosa o di qualche evento, di un approdo, di un arrivo a una tappa nella corsa terrena al traguardo incerto.

Non è angoscia, nemmeno tristezza, è soltanto una specie di vita, non è quella che avrei voluto, ma ugualmente è la mia vita e mi appartiene.

Non è proprio vita, ma una sorta di tempo strumentale e vicario, insomma una vice-vita, per quanto assurdo possa essere.

E’ come essere seduto su un treno, una storia di stazioni abbandonate e polverosi scompartimenti – micromondi – in cui tutto di continuo si compone  e si scompone con le separazioni di nuclei d’improvvisata familiarità; rapportati  al sentire dentro, ai pensieri, alle occasioni per vivere.

Tutto nello scenario dello scorrere del tempo, a volte accelerato o ritardato, come le immagini che scorrono fuori dal finestrino, mischiandosi e confondendosi alla velocità del tempo.

Vedi? Sono gli attimi lunghi di un’eternità o le eterne attese in un attimo, risolte o irrisolte nel momento conclusivo di ogni viaggio che a sua volta non è arrivo, ma partenza per altra meta.

Nonostante la mia età c’è ancora lo spirito dell’avventura, non c’è ansia ma desiderio della scoperta, voglia di conoscenza in fondo alla mia anima.

Sai? Ci deve essere un viaggio, ogni giorno, un vice-vissuto nella propria esistenza sospesa durante i mille passaggi  nei treni dell’infanzia, dell’adolescenza e oltre, fino a qui!

Che come sempre trasforma la memoria in bilanci o inventari esistenziali, cui attingere nei momenti nodali del resoconto alla propria coscienza.

Riemergono dalle sabbie mobili della memoria le occasioni mancate e perdute, le amicizie che hanno tradito, i ricordi dei figli che hanno abbandonato ora in questa età di adesso, gli incontri mancati per una minima ma proprio minima frazione di tempo; perché devi sapere che negli spazi di questa vice-vita tutto scorre più pigramente e uguale a se stesso e tutto improvvisamente potrebbe divenire importante, fondamentale … come la mia volontà di esistere: Esistere!

Basterebbe nell’occasione d’una coincidenza in un posto in cuccetta, di una poltroncina, avere un tozzo di pane e un bicchiere di vino, scambiarli con la medesima simultaneità delle parole, gesti che nella staticità umana in movimento su treni ne fanno parte e evidenziano le sostanziali diversità con il resto del mondo….. con quelle comparse affollate dietro gli schermi dei finestrini di tantissimi treni in viaggio…. Nel loro incidere come fotogrammi di un film bello o brutto che sia, altro non è che la rappresentazione realistica della vita!

La vera domanda è: meglio allora stare dentro o stare fuori? Sentirlo proprio il pacato meditare da scompartimento o escluderlo come inutile frazione d’esistenza, relegata all’inerzia dell’attesa.

Questa età mia crepuscolare canta i propri grumi di sapienza nella sobria attesa dell’ovattato esilio. Al punto che i giorni, i mesi e gli anni che scorrono lenti e veloci dentro e fuori le rotaie finiscono per corrodere la vita o ancora peggio scambiarla con una vice-vita che è supplenza di esistenza, d’amore, di sentimento, di desiderio… dunque rischiosa ipotesi di accettazione del nulla!


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