lunedì 1 agosto 2022

 

Chi sei?

Da

La tristezza come un vestito

                                                             Vincenzo Calafiore

 

… quelli come noi sono

come un pezzo di pane ammuffito,

non sanno ridere e se ne stanno

sempre in parte, con lo stesso vestito

del grigiore di sempre.

Sono quel bicchiere di vino

a metà abbandonato da qualche parte… “

                          Vincenzo Calafiore

 

 

Non sappiamo ridere noi marionette dismesse in un dietro le quinte.

Ancora con l’ultimo vestito di scena addosso dal nostro angolo guardiamo sempre nella stessa direzione, e se vediamo una luce in fondo al buio si anima la speranza che qualche mano ci levi da quel chiodo per farci tornare a vivere.

 

La luce non l’abbiamo ancora veduta, eppure qui, in questo nostro mondo di ombre e pochi sogni, noi, non ci siamo mai arrese e continuiamo a sperare.

 

Intanto durante il giorno passano tanti attori e attrici profumate e eleganti, alcune si fermano proprio sotto di noi a ripassare il – Copione -, altre si soffermano nelle loro confidenze, ma mai nessuno alza gli occhi per accorgersi della nostra presenza, è come fossimo invisibili marionette tristi.

 

Ah! Se qualcuna di queste ci desse parola, se qualcuna di queste smettesse un solo attimo di vederci e considerarci delle nostalgiche tristi marionette, scoprire quanto amore noi saremmo in grado di donare!

 

Così la sera quando il teatro si svuota e cala il silenzio, dal posto dove siamo guardiamo tutte col fiato sospeso il cielo e aspettiamo che si compi la magia!

Il cielo comincia dai lontani bordi a rischiararsi di tenua luce che via via sempre più diventa luce bianca, forte, intensa, freddamente verginale appare dalla cupola di cristalli la luna, sua maestà Luna!

Arriva fino a noi che improvvisamente ci animiamo, prendiamo vita, ci muoviamo, passeggiamo nelle sale vuote ognuna col suo dramma da rappresentare a una platea di anime che lì si ritrovano a cercare la propria.

 

E’ uno spettacolo unico.

Unico atto.

Unica scena.

Unico violino!

Ci accompagnano le sue note fino agli angeli e chissà se mai ce ne sarà qualcuno per noi!

 

Ma tu non sai, non lo puoi sapere perché non mi hai mai guardato!

Non mi hai visto crescere, non mi hai visto giovane, adulto, adesso col capo canuto;

le “ mie ferite “ non guariranno mai appartengono a un presente passato che ritorna in mente e non fa vivere, non da possibilità di assaporare fino in fondo la momentanea felicità.

E’ un velo sottile di tristezza negli occhi e quelli come me sai riconoscerli subito.

A volte viene  la domanda: chi sei?

E molte volte a questa domanda mai ho saputo rispondere!

 

Ma tu non conosci la mia sensibilità, la mia umiltà.

Ho camminato tanto a testa alta, nulla devo a nessuno… io sono vivo e tu?

 

 

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