venerdì 26 agosto 2022


 

La leggerezza delle parole

                                                      

                                                     

Di Vincenzo Calafiore

28 Agosto 2022 Udine

 

“ …. Ecco quel che c’è nel mio cuore,

furono le parole alla fine del racconto

della vita, come usano dire i saggi…

quando concludono una storia.

E’ la leggerezza delle parole…. “ !

                       Vincenzo Calafiore

 


Quando un Autore scrive lo fa in prima persona, ciò non significa che

lui abbia o ne sia parte o ne è parte, semmai la racconta in prima persona

semmai la fa propria ed è quello che dovrebbe fare ogni lettore/lettrice.

Farla propria per pensare o almeno porsi delle domande, perché  questa situazione potrebbe un giorno giungere e non farsi trovare impreparati.

 

Schiva e nervosa, la luce incalzava il tramonto disseminando le prime ombre all’ora in cui arrivai in riva al mare.

La leggerezza delle parole era al centro dei miei pensieri, mentre coi piedi cercavo di lasciare impronte nell’acqua.

Questo mio insistere a voler lasciare le mie impronte in quel punto di spiaggia ove il mare va a morire mi faceva pensare alla vita che sempre non è come è stata sognata,immaginata,disegnata, sui quaderni di scuola, quando seduto su uno scoglio, iniziai a provare - la leggerezza delle parole -, le stesse che avevo quando parlavo con le ragazze.

E’ questa sempre stata: una vita di “ facciamo finta che …. “

In quel facciamo finta che …. C’erano speranze che via via sedimentandosi in fondo all’anima sono diventate, muro, che il tempo ora ha sbriciolato.

Le vedi lì intere, in tutta la loro bellezza nonostante il tempo, ma se poco ti avvicini con un dito come per sfiorarle crollano a terra in un mucchio di macerie.

Come se la vita non fosse mai esistita!

Quando non più tardi di ieri con la leggerezza delle parole raccontavo la

“ magia “ che c’è in lei, una presenza fisica che mi allontanava da qualsiasi altra realtà. Devo essere un irresponsabile, pensai: distratto sognatore!

Incapace a interpretare il ruolo cui sono stato destinato, io che lo avevo imparato così bene quando parlavo col mare?

Una verità indiscutibile si ribellava nella mia mente con il lento ma inesorabile moto della mia lentezza: la mia vita priva di spiegazioni, mentre intorno a me si ergevano altre vite che mi sussurravano all’orecchio:

in te non c’è niente di glorioso o eroico. Come se loro possedessero un qualche privilegio dal quale io non ero escluso.

Eppure è grazie alla leggerezza delle parole, ora alle tre di notte che ripensando a quanto siano state vane le speranze di quel, “ facciamo finta che “ ! Sono cattolico, ma non credo a qualsiasi cosa, ma imparai a leggere a scrivere, a studiare ogni singola parola ho cominciato a distinguere tra il bene e il male cui la vita pone nel suo lento scorrere. Ho conosciuto le condizioni, gli effetti della violenza e della povertà, ho imparato a conoscere il mio corpo.

I discorsi del mare non sono magniloquenti, per questo tanti si sentono esclusi.

Perché tutto quello che c’è da guadagnare in questa vita è dignità pura

e non dei – facciamo finta che - !

Penso a quest’ora di notte al ritmo della vita, alla sua leggerezza che è strettamente legato al vivere e riprodurre vita, amore.

La sopravvivenza non fa mai andare al di là!

 

 

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